Ecco la Vigilia
dell’Epifania!.....stanotte arriva la Befana!
Epifania, Babuschka, Boboteaza, la Befana!
La Befana, la figura di
una vecchina che dispensa doni è una tradizione radicata in molti popoli e in
diverse culture del passato e moderne.
Il personaggio della
Befana, così come la conosciamo oggi, è ciò che resta di una fusione di
tradizioni, costumi, usanze, consuetudini, ma anche di riti e cerimonie che nei
secoli si sono stratificati e che la religione cristiana non ha potuto
oscurare.
La Befana sopravvive con
contorni ben delineati nella fantasia popolare che la arricchisce fino a
materializzarla in una vecchina vestita di cenci che vola su una scopa
distribuendo dolciumi.
Gli antichi Romani
credevano, inoltre, che nelle dodici notti dal 25 dicembre al 6 gennaio, alcune
figure femminili, guidate da divinità come Diana, dea lunare legata alla
vegetazione o Satia, Sazietà, o Abundantia, Abbondanza, volassero sui campi che
erano stati seminati per propiziare i raccolti futuri.
Nell’ultima di queste
notti, il 6 gennaio appunto, Madre Natura si immolava e, anche nel nord
dell’Europa c’erano nelle culture pagane locali Dee Madri generatrici, che
nelle notti del Solstizio d’inverno scendevano sui campi innevati per benedirli
e accertarsi che fossero fertili e pronti per le prossime semine.
In particolare nella tradizione
celtica e in quella delle lande nordiche, con Holla, Signora dell’Inverno,
custode del focolare, protettrice della casa, degli animali domestici e
dell’arte della filatura, Berchta, la benefica protettrice dell’agricoltura,
delle semine e dei raccolti, e Frigg, la Grande Madre divina che aveva generato
tutte le divinità e tutti gli spiriti e le creature naturali, possiamo infatti
ritrovare il vero aspetto della benevola vecchina vestita di laidi stracci.
Queste divinità, nelle
dodici notti del Solstizio d’inverno, si recavano a visitare ogni casa,
entrando dalla cappa del camino, spargendo e dispensando fortuna e prosperità.
Figure affini sono presenti in Svizzera con la Vecchia Posterli e in Tirolo con
la strega Zuscheweil.
Nelle tradizioni popolari
italiane la Befana è ora assimilata al sacrificio della dea Madre Natura, ora
alla vecchina dei Re Magi.
Come si vede i motivi
che hanno generato la Befana hanno molteplici radici, tradizioni pagane con
quelle religiose che si intrecciano e si sovrappongono tra loro.
San Epifanio di Salamina
nel 315 circa-403, nel Panarion adversus omnes haereses, racconta che già nel
IV secolo, ad Alessandria d’Egitto, nella notte del 6 gennaio si celebrava un
rituale che comportava la nascita di Aion, divinità legata ai miti della natura
e alla fertilità, da una vergine Kore.
Il rituale alessandrino,
riferisce l’apologeta cristiano, era celebrato anche nelle città arabe di Petra
e di Elousa. Come si vede nell’antichità precristiana, in tutta l’area del
Mediterraneo, la notte tra il 5 e il 6 gennaio nelle tradizioni agrarie pagane
si celebrava, come già detto, la morte e la rinascita della natura, attraverso
il sacrificio di Madre Natura, rappresentata in modo decrepito e senile.
Questa raffigurazione
sarebbe da mettere in relazione con l’anno trascorso: Madre Natura, stanca per
aver elargito tutte le sue energie, perso l’iniziale e giovanile vigore,
diventa una vecchia pronta a sacrificarsi per lasciare il posto alla sua
giovane e feconda erede, dispensatrice di buoni raccolti.
Per questo in molti
Paesi dell’Europa era diffusa l’usanza di bruciare all’inizio dell’anno
fantocci di cartapesta o di paglia, ricoperti da vestiti cenciosi e logori.
Nell’antico Lazio questa
grande Dea Madre era chiamata Bubona, termine legato ai bovini.
In latino il bovino è
bubúlinus, il bufalo è bubalus, bifolco si dice bufúlcum, corrispondente al
latino classico bubúlcum, “guardiano di buoi”.
Questi ultimi due
termini dimostrano come la “b” intermedia sia soggetta a trasformarsi con l’evoluzione
in “f” bubalus, bufalo, mentre l’evoluzione di bubúlcus-bufúlcum dimostra come
la “u” si trasformi nel tempo in “i”.
Applicando le stesse
variazioni a Bubona si ottiene Bifona, termine probabilmente trasformato poi in
Befana, passando da Bifana.
Allora, se questa
peripezia linguistica fosse corretta, l’antica divinità vivrebbe ancora nella
figura della “nuova” Befana. Potrebbe non essere una coincidenza se in
Basilicata la Befana è chiamata in dialetto Bufania, in Calabria Bifania, in
Campania Bofania, in Abruzzo Bbufanije.
Così, trasformando
l’origine sacra della ricorrenza in fenomeno di costume, si dà vita a diverse
usanze, in primis il tradizionale dono della “Calza della Befana”.In molte
regioni italiane esiste ancora oggi accendere falò la notte dell’Epifania, per
scacciare il male e propiziare la fecondità della terra e degli animali.
In Friuli dischi
infuocati benauguranti e propiziatori si fanno ruzzolare sui fianchi delle
colline e delle montagne, famoso è il “Lancio das Cidulas” che si svolge nella
notte tra il 5 e il 6 gennaio a Comeglians, sulle montagne della Carnia, oppure
si accendono covoni di rovi, chiamati pignarûl, con in cima un pupazzo che
rappresenta la Befana, famoso è “Pignarûl Grant” della città di Tarcento.
Secondo la tradizione,
interpretando il fuoco ed osservando la direzione del fumo, è possibile fare
previsioni su come sarà l'anno nuovo.
In molti paesi del
Veneto questi falò li chiamano panevin, e si crede che se le fiamme sono alte e
vivaci, l’annata sarà buona e ci sarà “pane e vino” per tutti, se invece la
legna stenta a bruciare e le fiamme sono deboli non rimane che sperare
nell’infinita misericordi divina.
In alcune zone della
Toscana e dell’Emilia Romagna, la Befana è ancora portata in giro per le vie del
centro a bordo di un carro prima di essere bruciata nella piazza principale.
A Gradoli, in provincia
di Viterbo, nelle notti del 3, 4 e 5 gennaio, gruppi di bambini, ma anche
grandi, sfilano per le vie del paese, facendo un fracasso assordante: sono le “Tentavecchie”
che, secondo una diffusa usanza popolare, cercano di svegliare la vecchia
Befana e ricordarle di portare i doni ai bambini.
La Befana non ha solo la “funzione”
propiziatoria legata alla campagna e agli animali, ma nelle tradizioni popolari
il giorno dell’Epifania porterebbe fortuna anche nel campo amoroso. In alcuni
paesi toscani la dodicesima notte dopo Natale è anche quella dei “Befani”.
In Toscana, questi sarebbero dei fidanzati in
prova scelti a sorte la sera del 6 gennaio: la coppia vive un “fidanzamento in
prova” e se i due ragazzi s’intendono, si procede alla richiesta ufficiale con
la partecipazione dei rispettivi genitori, ovviamente la prova non nuoce
affatto alla reputazione della ragazza.
Nel Molise, invece, è usanza credere che le
ragazze nubili, la notte dell’Epifania, se sognano un ragazzo quello potrebbe
divenire il loro fidanzato.
Per questo, prima di
andare a dormire, le nubili fanno una preghiera di buon auspicio.
Se penso alla Befana non
posso non associarla alla calza, oltre alla tradizionale “Calza della Befana”,
è usanza in molte regioni italiane, specialmente in Sardegna, Abruzzo, Puglia,
Basilicata, Calabria e Sicilia, fare le “befanate”, ossia una processione con
canti che gruppi di giovani intonano davanti le case per ricevere doni.
Sempre legata alla
funzione di “portatrice di doni”, in Sicilia famose sono la Vecchia di Alimena,
la Vecchia Strina di Cefalù, di Vicari, di Rocca Palumba, la Vecchia di Natale
di Ciminna, la Vecchia di Capodanno di Resuttano, la Carcavecchia di Corleone,
tutte benefiche e mitiche befane che portano leccornie e giocattoli ai bambini.
In Emilia Romagna, ad esempio, si dice che
nella notte dell'Epifania le mura diventino ricotta. Nelle Marche e in Abruzzo
si dice che nel giorno della Befana gli animali si mettono a parlare, ma guai a
riferire il contenuto delle loro rivelazioni!
A Palermo si narra che i
Re Magi attraversarono l'isola e fecero fiorire per incanto gli aranceti
bruciati da una nevicata. In Calabria le ragazze, la notte della vigilia, prima
di addormentarsi, recitano una canzoncina augurale, se sogneranno una chiesa in
festa o un giardino fiorito sarà per loro un anno fortunato.
In Toscana i contadini
infilano la testa sotto la cappa del camino cercando di vedere le stelle e solo
se ci riescono possono stappare il vino nuovo e l'annata sarà buona.
Un po’ in tutta Italia
ci sono dei dolci tradizionali ad hoc, in Piemonte la Fugassa d’la Befana, ha
forma di una margherita e al suo interno vengono messe una fava bianca e una nera;
chi trova quella bianca paga la focaccia e chi trova la nera il vino. In Veneto
troviamo la Pinsa, una specie di focaccia fatta con farina di mais e frutta
secca.
In Lombardia, in
provincia di Varese, troviamo i cammelli di pasta sfoglia che vengono ricoperti
di zucchero prima di essere infornati. In Toscana i cavallucci di Siena, in
Abruzzo la Pinza della Befana e in Campania gli Struffoli.
A Faenza, in provincia di Ravenna, il 5
gennaio è la "Nott de Bisò", un'occasione per gustare specialità
gastronomiche e vin brulé a profusione, preparato da ogni rione che partecipa
al celeberrimo Palio del Niballo. Il termine dialettale Bisò è proprio un
invito a bere: "Bevi, su".
La stessa sera, non
molto lontano, a Ferrara ci sono i questuanti accompagnati da diversi
personaggi mascherati: una vecchia grinzosa, un vecchione e altri due o tre di
straccioni, di cui uno tutto tinto di nero a simboleggiare uno dei Re Magi.
Tutti insieme intonano
canti popolari per invitare i cittadini ad essere generosi.
Ecco adesso una carrellata dei festeggiamenti
e delle tradizioni più caratteristiche legati alla notte dell’Epifania,
conosciuta anche come la Dodicesima Notte nel mondo.
Così come ci ricorda la
Shakespeare infatti, sono trascorse già dodici notti da Natale. In Spagna ad
esempio, il 6 gennaio tutti i bambini si svegliano presto per vedere i regali
che i Re Magi hanno lasciato.
Mentre il giorno
precedente mettono davanti alla porta un bicchiere d’acqua per i cammelli
assetati e anche qualcosa da mangiare.
In Francia nel giorno
della befana si fa un dolce speciale, all’interno del quale si nasconde una
fava. Chi la trova diventa il re o la regina della festa.
Nel nord della Francia,
dal XIV secolo, si mangia per quest’occasione la “Galette des Rois”: è consuetudine
tagliarla in tante fette quanti sono gli invitati, più uno.
Quest’ultima parte viene
chiamata “la parte del Buon Dio” o “la parte del povero”, ed era la parte
tradizionalmente destinata al primo povero che si presentava alla porta.
Nel sud della Francia,
al posto della galette, si usa preparare una brioche a forma di corona,
decorata con frutta candita e zucchero.
In Russia si festeggia
il 6 Gennaio, qui la chiesa ortodossa, però, in questo giorno celebra il
Natale. Secondo la leggenda, in Russia, i regali vengono portati da Padre Gelo
accompagnato da Babuschka , una simpatica vecchietta.
In Ungheria nel giorno
della Befana i bambini si vestono da Re Magi e poi vanno di casa in casa
portandosi dietro un presepe e in cambio ricevono qualche soldo.
In Germania il 6 gennaio
è il giorno della venuta dei Re Magi. In questo, i preti vanno nelle case per
chiedere delle donazioni e recitano solitamente anche qualche Verso o intonano
una canzone sacra. Le persone di religione cattolica si recano in Chiesa. Ma in
Germania il 6 gennaio non è un vero e proprio giorno festivo, si lavora come
solito e i bambini vanno a scuola.
In Islanda il 6 gennaio
viene chiamato il tredicesimo, perché da Natale fino a questa data trascorrono
13 giorni.
Questo è l'ultimo giorno
del periodo festivo nel quale si dice addio al Natale. Si inizia con una
fiaccolata, alla quale partecipano anche il re e la regina degli elfi.
A metà strada arriva
anche l'ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo, il primo Babbo Natale arriva
l’11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25
dicembre in poi ne va via uno al giorno.
La fiaccolata finisce
con un falò e con dei fuochi d’artificio. In Romania, invece, la festa dell'
Epifania rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo.
Nel giorno dell’Epifania
in Romania si celebra il Boboteaza, il battesimo di Gesù nel Giordano.
Durante le celebrazioni
si benedicono le acque gelide dei fiumi e dei laghi: il prete getta un
crocifisso e gli uomini nuotano per recuperarlo.
La credenza vuole che
chi lo recupera non avrà malattie per tutto l’anno. Il 7 gennaio si festeggia
San Giovanni, ultimo giorno di festa.
Ancora oggi in alcuni
paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se
possono entrare per raccontare delle storie.
Di solito come compenso
ricevono qualche spicciolo.
Anche i preti vanno di
casa in casa per benedire. le case. In conclusione l’Epifania, tutte le feste
le porta via….(http://www.24orenews.it/)
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