L’impressionismo è un movimento pittorico
francese che nasce intorno al 1860 a Parigi. È un movimento che deriva
direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla
rappresentazione della realtà quotidiana. Ma, rispetto al realismo, non ne
condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo
dei lati gradevoli della società del tempo.
La vicenda dell’impressionismo è quasi una
cometa che attraversa la storia dell’arte, rivoluzionandone completamente
soprattutto la tecnica. Dura poco meno di venti anni: al 1880 l’impressionismo
può già considerarsi una esperienza chiusa. Esso, tuttavia, lascia una eredità
con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive.
La grande rivoluzione
dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, anche se molta della sua fortuna
presso il grande pubblico deriva dalla sua poetica. La tecnica impressionista
nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Evita
qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo
dei fenomeni ottici della visione, con la maggior fedeltà possibile.
Dal punto di vista della
poetica l’impressionismo sembra indifferente ai soggetti. In realtà, proprio
perché può rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti, l’impressionismo
divenne lo stile della dolce vita parigina di quegli anni. Non c’è,
nell’impressionismo, alcuna romantica evasione verso mondi idilliaci, sia rurali
sia mitici; c’è invece una volontà dichiarata di calarsi interamente nella
realtà urbana di quegli anni per evidenziarne tutti i lati positivi e
piacevoli.
I protagonisti
dell’impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra essi, il più impressionista
di tutti, fu Claude Monet. Altri grandi protagonisti
furono Auguste Renoir e Alfred Sisley.
L’impressionismo non
nacque dal nulla. Esperienze fondamentali, per la sua nascita, sono da
rintracciarsi nelle esperienze pittoriche della prima metà del secolo:
soprattutto nella pittura di Delacroix e dei pittori inglesi Constable e Turner. Punti fondamentali per seguire le specificità dell’impressionismo sono:
il problema della luce e del colore
la pittura en plain air
l'esaltazione dell’attimo fuggente
i soggetti urbani.
Le rivoluzioni tecniche sul colore e sulla
luce
La grande specificità del
linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso del colore e della
luce. Il colore e la luce sono gli elementi principali della visione: l’occhio
umano percepisce inizialmente la luce e i colori, dopo di che, attraverso la
sua capacità di elaborazione cerebrale distingue le forme e lo spazio in cui
sono collocate. La maggior parte della esperienza pittorica occidentale, tranne
alcune eccezioni, si è sempre basata sulla rappresentazione delle forme e dello
spazio.
Il rinnovamento della
tecnica pittorica, iniziata da Manet, parte proprio dalla scelta di
rappresentare solo la realtà sensibile. Su questa scelta non poca influenza
ebbero le scoperte scientifiche di quegli anni. Il meccanismo della visione
umana divenne sempre più chiaro e si capì meglio il procedimento ottico di
percezione dei colori e della luce. L’occhio umano ha recettori sensibili
soprattutto a tre colori: il rosso, il verde e il blu. La diversa stimolazione
di questi tre recettori producono nell’occhio la visione dei diversi colori.
Una stimolazione simultanea di tutti e tre i recettori, mediante tre luci pure
(rossa, verde e blu), dà la luce bianca. Questo meccanismo è quello che viene
definito sintesi additiva.
Il colore che percepiamo
dagli oggetti è luce riflessa dagli oggetti stessi. In questo caso, l’oggetto
di colore verde non riflette le onde di colore rosso e blu, ma solo quelle
corrispondenti al verde. In pratica, l’oggetto, tra tutte le onde che
costituiscono lo spettro visibile della luce, ne seleziona solo alcune. I
colori che l’artista pone su una tela bianca seguono lo stesso meccanismo:
selezionano solo alcune onde da riflettere. In pratica, i colori sono dei
filtri che non consentono la riflessione degli altri colori. In questo caso,
sovrapponendo più colori, si ottiene, successivamente, la progressiva
filtratura, e quindi soppressione, di varie colorazioni, fino a giungere al
nero. In questo caso si ottiene quella che viene definita sintesi
sottrattiva.
I colori posti su una tela
agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si mischiano e
si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti
è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro
tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della
realtà.
La pratica dell’en plain air
La pittura, così come
concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi, pertanto, riducono, e in
alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Questa scelta
esecutiva si accostava all’altra caratteristica di questo movimento: le
realizzazioni dei quadri non negli atelier ma direttamente sul posto. È ciò
che, con termine usuale, viene definito en
plain air.
L’en plain air non è una
invenzione degli impressionisti. Già i paesaggisti della Scuola di Barbizonutilizzavano questa tecnica. Tuttavia, ciò che questi pittori realizzavano
all’aria aperta era in genere una stesura iniziale, da cui ottenere il motivo
sul quale lavorare poi in studio rifinendolo fino alla stadio definitivo. Gli
impressionisti, e soprattutto Monet, portarono al limite estremo questa pratica
dell’en plain air realizzando e finendo i loro quadri direttamente sul
posto.
Questa scelta era dettata
dalla volontà di cogliere con freschezza e immediatezza tutti gli effetti
luministici che la visione diretta fornisce. Una successiva prosecuzione del
quadro nello studio avrebbe messo in gioco la memoria che poteva alterare la
sensazione immediata di una visione.
La poetica dell’attimo fuggente
La scelta dei pittori
impressionisti, di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni
istantanee portò questo stile ad esaltare su tutto la sensazione dell’attimo
fuggente.
Secondo i pittori impressionisti
la realtà muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, le cose
si muovono spostandosi nello spazio: tutto scorre, la visione di un momento è
già diversa nel momento successivo.
L’attimo fuggente della
pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura
neoclassica e romantica. Il momento pregnante sintetizza la storia nel suo
momento più significativo; l’attimo fuggente non ha nulla a che fare con le
storie: esso coglie le sensazioni e le emozioni. E quelle raccolte nella
pittura impressionista sono sempre sensazioni e impressioni felici, positive,
gradevoli.
L’attimo fuggente della
pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la
fotografia, infatti, coglie una immagine della realtà in una frazione di
secondo. E dalla fotografia gli impressionisti non solo prendono la velocità
della sensazione, ma anche i particolari tagli di inquadratura che danno alle
loro immagini particolare sapore di modernità.
I soggetti urbani
Sul piano dei soggetti
l’impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di
rappresentare principalmente gli spazi urbani. E lo fa con una evidente
esaltazione della gradevolezza della vita in città. Questo atteggiamento è una
novità decisa. Fino a questo momento la città era stata vista come qualcosa di
malefico e di infernale. Soprattutto dopo lo sviluppo della Rivoluzione
Industriale, i fenomeni di urbanesimo avevano deteriorato gli ambienti
cittadini. La nascita delle industrie avevano congestionato le città. Erano
sorti i primi effetti dell’inquinamento. I centri storici si erano affollati di
immigrati dalle campagne, le periferie sorgevano come baraccopoli senza alcuna
qualità estetica ed igienica. Le città erano dunque viste come entità
malsane.
L’impressionismo è il
primo movimento pittorico che ha un atteggiamento positivo nei confronti della
città. E di una città in particolare: Parigi. La capitale francese, sul finire
dell’Ottocento è, sempre più, la città più importante e gaudente d’Europa. I
luoghi raffigurati nei quadri impressionisti diventano tutti seducenti: le
strade, i viali, le piazze, i bar, gli stabilimenti balneari lungo la Senna, i
teatri, persino le stazioni.
Musée d'Orsay di Parigi
Il museo è famoso in
tutto il mondo per la sua formidabile parata di capolavori dell'impressionismo
e post-impressionismo. In realtà è un museo dedicato all'evoluzione delle arti
figurative e decorative in Europa, e soprattutto in Francia, tra la fine del
romanticismo ed il primo '900.
Inaugurato nel 1986, il
Musée d'Orsay è collocato nell'edificio della antica Gare d'Orsay. Sotto la
gigantesca volta della ex-stazione, sono stati ricavati due lunghi corpi
longitudinali, mentre ulteriori spazi hanno occupato l'annesso hôtel d'Orsay.
In essi le opere sono organizzate in ordine cronologico e per correnti su tre
piani, partendo dal piano terra.
http://www.specialissimo.it/curiosi/impressionismo.asp
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