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martedì 1 agosto 2017

Lo Sapevate Che: Un poeta per il solstizio di una generazione...



Il 21 giugno non è stato solo il giorno caldissimo del solstizio astronomico, l’arcano e sempre sospirato passaggio dalla primavera all’estate. Per migliaia di adolescenti il 21 giugno è stato il giorno d’inizio dell’esame di maturità, altrettanto arcano e sospirato assaggio dall’adolescenza all’età adulta. Alle prese con l’esame di Stato sono stati i ragazzi del 1998 del 1999, gli ultimi nati nel 1900, che ho incontrato nel mio viaggio per le scuole italiane. In questi giorni di paura e emozione sono loro ad avermi scritto. Giovanissimi uomini e donne che i sociologi non sanno se collegare tra i Millennial, Generazione Y, o i post Millennial, ovvero Generazione Z. Mi sono spesso chiesta se sanno di trovarsi al solstizio di due generazioni, con quella bizzarra nomenclatura “da equazione” per etichettare la gioventù che stanno coraggiosamente vivendo. Il 21 giugno è poi accaduto che, per la prima prova di italiano, il testo scelto dal Ministero sia stata una poesia del Livornese Giorgio Caproni. E tutto questo ha scatenato un'altra speciale congiunzione astrale tra me, i miei pensieri e i miei giovani lettori. Perché Livorno è stata l’ultima città in cui ho scelto di vivere in Itala prima di trasferirmi in Bosnia, e spesso mi manca. E perché proprio una poesia di Cipriani apre il mio libro: è sua la voce che ho scelto per presentarmi ai lettori, il mio esame di maturità da scrittrice. Sono stati in tanti a dirmi semplicemente “grazie” oppure “ti ho sentita vicina”. Anche molti insegnanti mi hanno scritto. So bene che la poesia attraverso a quale hanno conosciuto Caproni, in vista di un buon voto, non è stata loro utile – parola orribile, che dal latino rimanda al troppo contemporaneo utente, come se i ragazzi fossero in coda alle poste per ritirare un diploma. La purezza dei messaggi WhatsApp che ho ricevuto non ha nulla a che fare con il profitto, ma è la purezza delle cose fragili e preziose che inducono a riflettere. In quelle stesse ore, infatti, sul web impazzava la polemica su Caproni – con tanto di storpiatura del nome tra il “capra” di Sgarbi e il Caprotti fondatore dell’Esselunga - in quanto autore sconosciuto e quindi ingiustificato alla maturità, perché “non è nel programma”, lasciando intendere che la prova prevista non riguardi la capacità di comprendere da e qualunque testo , da una poesia a un tweet a un articolo su D, ma che si tratti solo di riportare fedelmente quanto scritto sull’antologia di letteratura. Ciò che più mi ha colpita dei post, degli articoli e dei meme è stata la totale unilateralità: erano, infatti, tutti scritti da adulti e destinati a far ridere altri adulti, sudati in ufficio e non sui banchi di scuola, alla ricerca della battuta giusta per la pausa pranzo. Nessuno dei commenti su Caproni era indirizzato ai ragazzi, come se gli adulti, magari genitori degli stessi adolescenti alle prese con la maturità, vivessero su galassie distanti anni luce, su pianei fuori sincrono in cui il solstizio di cui scrivo non è mai accaduto, Il 2\ giugno, in mezzo a tutto quel baccano dei presunti grandi e maturi, ho pensato a quanto precisi siano i versi di caproni per questi tempi di vitale apologia dell’ignoranza, tempi carnevaleschi di “uomini pieni di maschere”. E ho dedicato a ciascuno dei ragazzi del 1998, ancora una volta quel verso che apre il mio primo libro: siete proprio voi, sei proprio tu che “senza maschere/ nascondi l’arte di esistere”. Servono poesia e sincerità per affrontare il tempo di mezzo tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno, quando questi giovani uomini e donne dovranno decidere chi vogliono essere e cosa vogliono fare per vivere, non solo un lavoro o una facoltà. Quando saranno chiamati alla maturità di scegliersi.
Andrea Marcolongo – Opinioni – Donna di La Repubblica – 22 luglio 2017 -

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