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sabato 12 agosto 2017

Lo Sapevate Che: In Francia ci vedono come la porta del Sud...



Per Arrivare A Ventimiglia prendo un treno locale da Genova, di quelli che fanno tutte le fermate. Mentre sto leggendo, all’improvviso scoppia un parapiglia. Nel corridoio del treno vedo sfrecciare di corsa un ragazzo nero. A pochi metri di distanza lo insegue una donna controllore che urla: “Devi scendere! Scendi subito! Guarda che non mi sfuggi!”. Dopo un po' la funzionaria di Trenitalia rinuncia, arrivata in fondo al vagone si ferma. Si gira, torna indietro ansimando. Per rincuorarla le faccio i complimenti per lo scatto, la butto sul ridere. Non è una ragazzina, ci vuole fiato per correre così. Ci vuole anche coraggio. Ogni tanto leggo notizie di aggressioni violente, capitreno e controllori malmenati o accoltellati. Non sempre, ma spesso da immigrati che viaggiano senza biglietto. Che sia un andazzo frequente posso testimoniarlo, pur abitando un treno locale, come oggi, mi capita di assistere a scene simili, L’abitudine di viaggiare senza biglietto è diffusa tra gli immigrati. Ci sono pure italiani che fanno lo stesso, però tra gli stranieri sembra un’abitudine di massa. I poveri controllori sono costretti a trasformarsi in poliziotti, pur disarmati. Combattono una piccola guerra quotidiana, forse inutile, per istillare un senso di legalità, di rispetto delle regole. Li ammiro perché non ci guadagnano proprio nulla, non ne ricavano un tornaconto personale, corrono dei rischi per fare il proprio dovere. La donna controllore sul treno per Ventimiglia ha il senso dell’ironia e ha voglia di sdrammatizzare: “Finché le gambe mi reggono continuo. Ma ormai mancano solo due mesi alla pensione, e allora chi s’è visto s’è visto…” La scena del treno fa da preludio alla mia visita ai profughi di Ventimiglia. Questa è l’ultima città della Liguria prima del confine con la Francia. Un tempo, prima dell’emergenza profughi, quando l’Europa rispettava gli accordi di Schengen, il confine di Ventimiglia era diventato virtuale, lo si passava senza controlli. Poi la Francia lo ha chiuso per bloccare l’afflusso indesiderato. Adesso i profughi che fanno il viaggio della speranza, vengono dall’Africa e raggiungono la costa libica, poi attraversano il Mediterraneo e sbarcano in Italia (se sopravvivono), raramente vogliono rimanere nel nostro Paese. Le mète più ambite sono a Nord: Germania, Scandinavia, Inghilterra. Alcuni vogliono andare in Francia perché vengono dall’Africa francofona e pensano che un futuro migliore li aspetti lì; magari hanno parenti o amici dai quali farsi aiutare. Oppure la Francia stessa è terra di transito, per raggiungere Calais e tentare il passaggio in Gran Bretagna. Adesso vanno a cozzare contro la barriera di Ventimiglia, la polizia francese li respinge. E’ una nuova linea rossa: vietato oltrepassarla. È una frontiera invisibile dal significato inquietante per molti italiani. È come se i veri confini dell’Africa si fossero spostati qui. L’Italia risucchiata nel suo “destino mediterraneo”. La Francia che non ci tratta più come Europa, ma come Sud dal quale arrivano gli indesiderati, il pericolo. Quest’immagine del confine africano che si è trasferito a Ventimiglia, la ritrovo lungo il fiumiciattolo Roja. È uno di quei corsi d’acqua tipici della Liguria, che dalle montagne scoscese piombano verso il mare: rigagnoli semiasciutti d’estate, torrenti impetuosi gonfiati dai primi nubifragi autunnali. Sul greto del Roja, tra banchi di sabbia e cespugli di sterpi, vedo centinaia di neri. Sono i profughi dall’Africa che campeggiano all’aperto, nell’attesa di tentare la traversata del confine nelle zone meno custodite, affidandosi ai “passeur” a pagamento. Di nuovo quell’immagine di una invisibile linea rossa: è come se la Francia avesse deciso che la vera frontiera dell’Africa è risalita fin qui, e in questo punto deve fermarsi, guai a lasciarla avanzare ancora.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 5 agosto 2017 -

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