La Mia Finestra
Sull’Africa nera si
chiama suor Rosa da Reggio Emilia. Suor Rosa confessa: “Il mal d’Africa esiste
eccome, io ci tornerei subito”. L’hanno richiamata d’autorità, per cause
(gravi) di sicurezza. Aveva passato più di dieci anni in Repubblica
Centrafricana, e visto che noi umani (bianchi) neppure immaginiamo: strade
lastricate di cadaveri maciullati dalle fazioni in guerra, banditi-guerriglieri
che hanno minacciato di rapirla, costringendola alla fuga nottetempo nella
foresta tropicale, inseguita dai branchi coi kalashnikov; ripetuti interventi
di truppe francesi che non hanno risolto nulla salvo garantire il controllo
sulle miniere di oro, diamanti, uranio. Più l’ignoranza e la superstizione
mortale delle credenze animaliste locali, per cui se uno si ammala bisogna
trovare un colpevole che gli ha tirato il malocchio, e ucciderlo con pozioni di
erbe velenose. Suo Rosa racconta con tono sobrio, lucido, senza censurare
episodi scabrosi e terrificanti. Appena cinquantenne ha subito tali prove, da
missionaria in Africa, che il lavoro attuale lo vive con leggerezza. Al
convento di Sant’Anna, sopra Camogli, ha accolto 16 donne profughe, a
maggioranza nigeriane. Molte portano segni di abusi atroci, come le paghe
profonde incise nelle gambe dalle catene dei loro schiavisti-aguzzini, ma
almeno sono sopravvissute. Suor Rosa se ne occupa senza un’agenda politica,
come si suol dire. Per obbedienza. Il papa ha detto ai conventi di aprirsi ai
profughi, lei esegue. La prefettura di Genova aveva bisogno di piazzare quelle
16 donne, lei si è offerta. Il chiasso sui profughi non la riguarda, se non
quando sente dire bugie. Allora telefona ai politici o ai giornalisti e dice
venite qui a vedere, non abbiamo nulla da nascondere, siete liberi di avere
opinioni ma per favore giudicate sui fatti. Non è vero che i profughi sono solo
un peso: possono lavorare, la legge lo prevede, infatti suor Rosa mette al
lavoro tutte queste donne, una sta per diventare un’operatrice socio sanitaria
per accudire gli anziani. Non è vero che l’assistenza è un business nel quali
ci si arricchisce, a meno di essere imbroglioni e sfruttatori (ci sono anche
quelli). Nel suo caso, alle donne sfuggite dall’orrore in Nigeria offre corsi
di lingua e di formazione, oltre al vitto e alloggio; inquadratissime,
disciplinate, sono esse stesse un lavoro a tempo pieno. C’è anche l’assistenza
psicologica, Una di queste ragazze ha passato mesi nel mutismo, con lo sguardo
fisso nel vuoto, prigioniera di ricordi orrendi. Molte hanno lasciato fili
dietro di sé, con cui potranno ricongiungersi solo se e quando avranno una
situazione stabile. Suor Rosa sa essere severa per fare regnare la disciplina
fra ke ospiti del suo monastero. È severo lo sguardo che porta sulle potenze
occidentali in Africa. Quella che ha visto in azione da vicino, la Francia,
l’ha disgustata. Ex-colona francese, celebre 40 anni fa per scandali come “i
diamanti dell’imperatore Bokassa” (regalati al presidente Valéry Giscard
d’Estaing), la République Centrafricaine continua a essere trattata come u
protettorato, dove le truppe di Parigi intervengono a ripetizione. La pace, i
francesi non la portano, Né l’istruzione, né un livello decente di cure
mediche. Non hanno mai formato una classe dirigente. Per un paese due volte più
vasto dell’Italia, con soli 4,5 milioni di abitanti e ricchezze minerarie
inaudite, non dovrebbe essere impossibile. A suor Rosa le squadracce di
guerriglieri-banditi “Spolparono” letteralmente un intero orfanotrofio-scuola,
portandosi via anche tubature e sanitari. Ma lei quando guarda il tramonto su
questa riva del Mediterraneo pensa ogni sera all’altra sponda, e sogna di
tornare laggiù.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 26
agosto 2017 -
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