È Pessima Educazione fissare lo sguardo sulle parti più
sensibili del corpo di una donna, ma non riuscivo a staccare gli occhi dal seno
di una signora in lenta fila, davanti a me, alla cassa del celebre
supermercato. Con l’avveno della chirurgia plastica tutto è possibile, ma il
petto di quella non giovane signora pareva eccedere anche i confini dell’intervento
più ambizioso. Due palloncini perfettamente rotondi e prepotenti gonfiavano il
tessuto della camicetta imponendole una postura rigida da soldatina di piombo,
come avesse timore di fare rotolare il seno a terra. Cosa che puntualmente
avvenne quando la cassiera si chinò per raccogliere e dalla camicetta rotolò
fuori uno dei due pompelmi che aveva cercato di rubare. Era soltanto uno dei
milioni di clienti che non resistono alla tentazione di arrotondare la spesa
rubacchiando prodotti o merci, per un bottino annuo di 44 miliardi di dollari
ai danni dei commercianti e a spese di chi paga prezzi più alti per ripianare
le perdite. Il tutto nei grandi shopping center trascende largamente il confine
della necessità. Di quei 44 miliardi, una cifra da supermanovra finanziaria per
un governo come quello italiano, neppure 100 milioni sono ascrivibili a persone
che rubano generi alimentari di prima necessità. Sono casi che per la maggior
parte i direttori notano facilmente i perdonano, infliggendo soltanto severe
ramanzine. Il grosso del bottino è opera di professionisti. Squadre organizzate
di topi di drugstore o supermercati battono i camminamenti delle merci con
borse di marchi famosi, ma internamente foderate di alluminio che blocca il segnale
d’allarme all’uscita. Milioni in medicinali da banco, formule e prodotti di
bellezza spariscono dagli scaffali e riaffiorano in rete, nelle offerte online
e nei mercatini, a un prezzo ben inferiore. Ma sono i dipendenti infedeli i
sorci che mangiano più formaggio. La metà di tutti i furti è opera di commessi
e cassieri che conoscono i dispositivi di sicurezza, sanno dove sono le
telecamere, hanno individuato i punti dove l’occhietto elettronico non vede. Il
cassiere complice è spesso il cardine dei quotidiani furtarelli, dicono da
Walmart, la più grande rete di superstore Usa con q,4 milioni di dipendenti
(mal pagati). Il trucco è semplice: al momento di passare la mercanzia
dell’amico o dell’amica sopra il lettore del codice a barre, il cassiere vola
alto e muove il prodotto in modo che lo scanner non possa leggere. L’oggetto
apparirà così registrato agli occhi di un osservatore occasionale, ma non sarò
messo in conto. Di nuovo, non è la necessità che fa il commesso (o il
cameriere, nei ristoranti dove il furto di alimentari è una piaga) ladro. Sono
la noia, l’occasione, a volte la vendetta contro un datore di lavoro
considerato taccagno, come se la merce rubata fosse un’integrazione non
autorizzata dallo stipendio. I più rozzi si fregano un paio di mutande, una
maglietta, un jeans, u frullatore. I più audaci, come un cassiere del Texas
scoperto anni or sono, arrotondano i prezzi di pochi centesimi, aumentando di
pochissimo il costo indicato sulla carta di credito e intascando la differenza,
che raggiunge milioni. Nessuno di noi, ne siamo sinceri, è mai stato immune
dalla tentazione. E non ne sono stato immune io, quando, nella necessità di
comprare un solo chiodino per appendere un ritratto, di fronte alla cesta dei
chiodini da comperare a sacchetti e a peso, me ne cacciai uno in tasca e uscii
senza pagare. Negli anni, quel chiodino è diventato una trave da una tonnellata
e sono pronto a espiare: il ferramenta di Washington, ancora in attività, si
chiama Strohsneider, che è anche un nome severamente germanico, ed io sono
pronto a confessare. Mani in alto, non sparate.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica – 12
Agosto 2017 -
Nessun commento:
Posta un commento