L’immagine di energia e dinamismo che
John Fitzgerald Kennedy proiettò in pubblico per tutto il corso del suo breve
mandato presidenziale nascondeva un calvario privato di sofferenze e
vulnerabilità: a ricostruirlo – e a sostenere l’ipotesi di un piccolo ruolo
della schiena malandata di Jjk perfino nella sua morte – è uno studio
pubblicato da due neurochirurghi sul Journal
of Neurosurgery: Spine. Glenn Pait e Justin Dowdy, dell’University of
Arkansas for Medical Scoences, hanno ricostruito la storia medica del
presidente americano consultando documenti sia pubblici che riservati, come le
sue cartelle cliniche. Hanno così trovato le vere cause dei forti dolori alla
schiena, ormai piuttosto noti, di Jfk e sfatato qualche mito. “Non è vero che
Kennedy nacque con un’anomalia alla spina dorsale – un giunto lombosacrale
instabile, come gli diagnosticò erroneamente lo specialista Gilbert Haggart nel
1940 – né che soffrì fi una frattura vertebrale da compressione, come sostiene
Robert Dallek nella sua biografia bestseller” dice Dowdy. “I suoi problemi alla
schiena iniziarono nel 1937, quando, studente a Harward, si infortunò giovando
a football americano. Un piccolo danno strutturale alla colonna, che però non
venne curato e si aggravò nel 1943, quando i giapponesi vicino alle isole
Salomone affondarono la nave su cui Kennedy prestava servizio militare, e lui
fece uno sforzo estenuante trascinando a nuoto per cinque ore un commilitone
ferito”. Così, nel 1944, Kennedy subì la prima operazione al disco tra la
quarta e la quinta vertebra lombare. “Nel decennio successivo si dedicò senza
sosta alla carriera politica, ma già allora, spenti riflettori e e finiti i
comizi ì, si trasformava in un uomo sofferente, che usava le stampelle e un
busto” commenta Dowdy. “Il tormento divenne insopportabile nel ’54 e Kennedy,
ormai senatore, decise di farsi operare per impiantare un supporto di metallo
che stabilizzasse le vertebre lombari” spiega Dowdy. “Ma fu una decisione
infausta: l’incisione causò un’infezione batterica prolungata, che lo obbligò
nel ’55, a rimuovere il supporto”. Solo nel 1961, diventato presidente degli
Stati Uniti, Kennedy ebbe qualche sollievo. “Il fisiatra Hans Kraus gli
prescrisse un regime di esercizi per rafforzare la schiena: nuoto quotidiano,
pesi tre volte alla settimana e massaggi. Il miglioramento, in pochi mesi, fu
impressionante”. Secondo Kraus, per impedire che la schiena si indebolisse di
nuovo, Jfk avrebbe dovuto rinunciare al busto. “Ma Kennedy continuò ad
indossarlo per sostenersi quando era in pubblico” sottolinea Dowdy. “Anche alla
partita di Dallas del 22 novembre 1963”. Che ruolo ebbe il busto nella sua
morte? “È possibile che gli abbia impedito di accasciarsi in avanti dopo il
primo colpo, quello alla gola. Nei filmati si vede il governatore del Texas,
John Connally, anch’esso colpito da Lee Harvey Oswald, piegarsi in avanti.
Invece Kennedy ha come un rimbalzo all’indietro, e rimane dritto. Ancora nella
linea di fuoco di Oswald per ricevere il secondo, fatale, colpo alla testa”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 11
agosto 2017 -
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