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lunedì 5 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: Non ci si può più affidare nemmeno ai sindaci....



L’Estate non ha portato gioie ai sindaci d’Italia. Che dopo le vacanze, hanno trovato più guai che soddisfazioni. Il catalogo è ricco. Rientrato a Roma, Ignazio Marino è stato accolto in piazza da una bordata di fischi, causa funerali Casamonica, e in ufficio dal commissario voluto dal governo per la gestione di un evento clou come il Giubileo, cioè il prefetto Franco Gabrielli, lo stesso che pochi giorni prima lo aveva svillaneggiato a dovere: Se l’ho sentito? Sì, tra un’immersione e l’altra….”. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, di commissari ne ha addirittura due, uno per il Porto e l’altro per Bagnoli, l’ex area industriale eternamente in sofferenza. Che è come avergli scippato le due realtà strategicamente più importanti della città.  Un commissario in casa, e assai pesante, ce l’ha pure Giuliano Pisapia, ed è Giuseppe Sala, ad dell’Expo, scommessa italico-meneghina per eccellenza, che molti vedrebbero volentieri proprio sulla poltrona di sindaco di Milano. (..) Dobbiamo continuare? Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, deve fare i conti con l’ombra di Beppe Grillo, con il Pd, l’irrisolta crisi dei rifiuti e la pressione degli immigrati. Virginio Merola, primo cittadino di Bologna, accusato dalla Procura di abuso d’ufficio per non aver tagliato l’acqua a chi occupa case abusivamente, è sull’orlo di una crisi di sfiducia innescata dal partito che lo ha candidato, il Pd. Marco Doria, alle prese con l’ennesima alluvione, forse si chiede di nuovo, come già una volta, chi gliel’ha fatto fare di correre per il sindaco di Genova. Un declino generalizzato. Certificato pure dalla periodica hit parade del “Sole 24Ore” che salva i sindaci dei piccoli centri e piazza in zona retrocessione quasi tutti coloro che nelle ultime tornate elettorali, candidandosi e vincendo nelle grandi città a dispetto delle candidature di apparato, avevano fatto sperare in una palingenesi della politica. (..). Ma C’E Dell’Altro. Massimo Cacciari pensa a come sia andata svanendo ogni illusione federalista. Anzi come si sia messo in moto un processo diametralmente opposto, perfino favorito da quanto era successo: “E’ mancata la consapevolezza dei pericoli impliciti fin dall’inizio di quella “stagione dei sindaci”. L’irresistibile pulsione demagogico-plebiscitaria della politica italiana successiva nasce anche da lì”. E in effetti la personalizzazione della politica (Grillo. Renzi, perfino Salvini che si lascia alle spalle le valli della Padania per i talk Show), il commissariamento delle periferie, l’abolizione delle provincie, il ridimensionamento delle Regioni punite dall’astensione degli elettori e trasformate nell’ultima ridotta dei nuovi vicerè (Emiliano, De Luca, Pittella), sembrano dare ragione a Cacciari. Cambiano gli equilibri, a tutto svantaggio dei poteri locali. Con un’arma nuova per combatterli, che non è quella di contrastarli politicamente o di arginare la valanga degli impresentabili. Ma di metterli sotto tutela e di levare loro trasferimenti, risorse, tasse. Prendendoli per fame.
Bruno Manfellotto – www.lespresso.it – @bmanfellotto – L’Espresso – 1 ottobre 2015

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