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domenica 18 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: Il pilota automatico non ha sesso.Ma fa un saccodi guai...



In una bella giornata di sole, nel tardo autunno del 2005, Jean Boockout, al volante con l’amica Barbara Schwarz accanto, viaggiava ben al di sotto del limite di velocità sull’autostrada numero 40, verso Oklahoma City. L’automobile era nuova, il tempo perfetto, la patente di Jean immacolata, dopo diciotto anni senza multe o incidenti. Erano le quattro del pomeriggio, quando l’auto imboccò la rampa di uscita, fermandosi all’incrocio con il semaforo della strada locale. Ma qualche cosa accadde: al momento di rallentare, la macchina scattò invece in avanti, accelerando e rifiutandosi di frenare. Jean e l’amica attraversarono contro un muro. Lei si salvò la vita. L’amica la perse. Due anni dopo la gigantesca casa giapponese che aveva fabbricato la macchina, accettò di pagare tre milioni di dollari. I perii che esaminarono la centralina elettronica del motore definirono le migliaia e migliaia di righe di comandi nel programma, “una zuppiera di spaghetti”. Dunque non era stata la guidatrice umana, ma era stato il computer di bordo, il cervello artificiale che controlla ormai  le nostre automobili, ad andare in confusione e a dare i comandi sbagliati. (..). Nei modelli più costosi e sofisticati, ma via via anche in quelli più economici, quel cervello arriva a contenere 100 milioni di righe di programma, più di quante ne contengano quei computer tascabili che ancora qualcuno chiama telefonini, calcola il professor Schwetak Patel che studia l’informatica applicata alle automobili all’Università di Washington. E ogni riga di quelle 100 milioni, essendo compilata da programmatori umani, dunque fallibili, può contenere l’errore che spedisce la signora Bookout contro un muro. O magari, come è avvenuto in California, spegnere il motore nella corsia di mezzo dell’autostrada dopo avere capito, nella sua testolina, che il guidatore è in ritardo con il pagamento delle rate o ha troppe contravvenzioni in sospeso, perché attraverso Internet comunica con la banca creditrice o con il Comune. L’automobile senza pilota è già una realtà. I modelli sperimentali circolano sulle strade americane provocando incidenti perché la “scatola nera” rispetta rigorosamente le norme del codice, inchioda i freni quando vede scattare il giallo, rispetta tutti gli stop fino all’arresto completo, rallenta in osservanza dei limiti di velocità e finisce per essere impietosamente tamponata dai guidatori umani. Ha, sugli umani, il vantaggio che non si mette il rossetto mentre viaggia a cento all’ora, non si abbevera a secchi di caffè o di bibite, non si accende sigarette, non ascolta radiocronache di partite, non tenta di mandare o leggere sms mentre sorpassa un Tir sotto la pioggia e non dimentica mai dove ha messo le chiavi. Da noi umani, ha preso il vizietto di barare al gioco, come ha dimostrato il caso dei motori diesel che mentivano per ordine del cervellino informatico, ma in compenso non pretende che si faccia conversazione e non rimprovererà mai a nessuno di non dargli ascolto. Ed è neutro, non femmina, non trans, anche se ricerche indicano che in futuro, come già accade con i navigatori Gps, i clienti maschi preferiranno un robot con la voce di donna. In caso di incidente, potranno sempre dire: ve l’avevo detto io, che delle donne al volante non ci si può fidare.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 10 ottobre 2015 -

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