Di Una Conferenza che dovevo fare a Camogli “la
Repubblica” ha pubblicato un estratto (dicendo che non si trattava del teso
completo); ma il mondo è pieno di gente che legge le prime righe di un testo e
ne fa un’analisi critica senza tener conto del resto. Quando doveva uscire il
mio “Pendolo di Focault”, “l’Espresso” ne aveva pubblicato l’inizio, dove un io
narrante esprime il suo turbamento (ai limiti della follia) di fronte al
pendolo che dà nome al romanzo. Subito un critico ha scritto sulle mie follie
mistico-occultistiche, senza sapere che nel resto del romanzo si sarebbe fatta
giustizia di quelle fantasticherie, che lo stesso io narrante poi ripudia. Nel
caso della conferenza di Camogli il titolo era “Lei, tu, la memoria e
l’insulto”. Nel brano di “Repubblica” non si arrivava all’insulto, ma (avendo
visto la parola nel titolo) c’è chi si è subito irritato perché io avrei
considerato il”tu” come un insulto. Sarebbe bastato cercare on line il testo
completo, ma per un giornale si deve scrivere in fretta, come Jack Lemmon in
“Prima Pagina”. Che cosa dicevo sull’insulto? Siccome sia l’uso del tu e altri
fenomeni di linguaggio mi sembravano dipendere dal fatto che le giovani
generazioni hanno una insufficiente memoria del passato, mi chiedevo come
avrebbero potuto reagire alla tendenza degli adulti, di usare parolacce che una
volta non avrebbero mai pronunciato. Qualche anno fa in parlamento, quando
Furio Colombo stava denunciando alcuni episodi di razzismo, il deputato
leghista Brigandì, come motivata contro-argomentazione, ha urlato “Faccia da
culo!”, bossi parlava di Berluskaz, Grillo ha detto dei suoi avversari “padri
puttanieri che chiagnono e fottono”. il senatore Nino Strano ha urlato contro
il collega Salvatore Cusumano: “Sei una merda, sei un cesso corroso, sei un
frocio mafioso, sei una checca squallida”, Francesco Storace ha gridato a Mauro
Paissan “Quella checca mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso, io
non l’ho toccato. Vi sfido a trovare le mie impronte sul suo culo…”, Massimo De
Rosa, parlamentare cinque stelle, ha urlato a un gruppo di deputate Pd “Siete
qui solo perché brave a fare i pompini”. Berlusconi avrebbe definito Angela
Merkel “una culona inchiavabile”. (..). Avevo Quindi Ripreso una vecchia “Bustina”, consigliando
ai giovani parole desuete ma efficaci come pistola dell’ostrega, papaciugo,
imbolsito, crapa pelata, piffero, marocchino, morlacco, bardalucco, piciu,
cacasotto, mal mostoso, lavativo, magna sapone, tonto, allocco, magna vongole,
Zanzibar, bidone, ciocco, barlume, mona, tapiro, belinone, tamarro, burino,
lucco, lingera, bernardo, lasagnone, vincenzo, babbiasso, sale tabacchi,
fregnone, lenza, scricchianespuli, cagone, giocondo, asinone, impiastro,
ciarlatano, cecè, salame, impiastro, testadirapa, farfallone, tanghero,
cazzone, scassa palle, mangiapaneatradimento, gonzo, bestione, buzzicone,
cacammisa, sfrappolato, puzzone, coatto, gandùla, brighella, pituano, pisquano,
carampana, farlocco, flanellone, flippato, fricchettone, gabolista, gaglioffo,
bietolone, e tanti altri termini bellissimi che lo spazio mi obbliga a
tagliare. Speriamo bene, per la riscoperta dell’idioma gentile.
Umberto Eco – La bustina di Minerva www.lespresso.it – L’Espresso 8 ottobre 2015
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