Nel Fiume Di informazioni
e bilanci che accompagna il prossimo sbarco in Borsa delle Poste si nasconde un
conflitto di interessi. Un dettaglio, se cogliamo, che però rischia di creare
qualche imbarazzo al vertice del grande gruppo di Stato che si avvia verso una
parziale privatizzazione. Questione di poltrone. Luisa Todini, la presidente di
Poste nominata l’anno scorso dal governo Renzi, siede anche al vertice del
gruppo Rothschid. Per la precisione, fa parte del consiglio di sorveglianza
della società francese Rothschid& co, la holding della famiglia di
banchieri. Proprio qui nasce il potenziale conflitto d’interessi. Rothschild,
infatti, è il consulente scelto da Poste per la quotazione sul listino
azionario. Si scopre così che la presidente di un’azienda da privatizzare
ricopre incarichi di vertice anche nel gruppo bancario nominato advisor dalla
stessa azienda. “Nessun conflitto”, replica Todini, “ non ho incarichi
operativi in Rothschild che, comunque è stata scelta con una gara prima del mio
arrivo alle Poste”. Difficile negare, però che la situazione appare quantomeno
insolita. Di norma infatti, proprio per evitare conflitti d’interessi, i
consulenti devono apparire formalmente ( e sostanzialmente) indipendenti nei
confronti dei loro clienti. A maggior ragione in un caso come questo, con un
manager pubblico ai vertici di una banca privata internazionale. (..). A maggio
2014 si insedia Luisa Todini. Il nuovo tandem di vertice mette a punto
l’operazione Borsa che era già stata avviata da Sarmi e Rothschild resta come
consulente. Negli ultimi tempi, la banca d’affari ha fatto il pieno di
incarichi a Roma. Alla sua porta hanno bussato tutti i gruppi di Stato che di
recente hanno scelto la strada della quotazione in Borsa. E’ il caso di Fincantieri,
sbarcata sul listino a luglio 2014. L’azionista venditore, cioè Fintecna
controllata da Cassa depositi e prestiti, è stata affiancata dai banchieri di Rothschild.
Gli stessi che assistono anche Enav, società pubblica per la gestione del
traffico aereo, che il governo vorrebbe privatizzare entro l’anno prossimo. Per
Poste, invece, potrebbe essere questione di settimane, forse di giorni. (..)
Per Rothschild sarebbe l’ennesimo successo da mettere in bacheca. D’altronde la
banca d’affari francese ha coltivato con cura i contatti con il mondo
dell’industria pubblica e della politica nostrana. Nel 2013 i rapporti tra
Alessandro Daffina, direttore della finale italiana di Rothschild, sono finiti
addirittura agli atti di un’indagine della magistratura, quella sulla
cosiddetta P4. Più di recente, ai piani alti della banca d’affari è approdato
l’ex presidente dell’Eni, Paolo Scaroni. Nel luglio 2014, poche settimane dopo
aver perso la poltrona pubblica, Scaroni è stato nominato vicepresidente di
Rothschild Group. In quegli stessi giorni sbarca a Parigi anche Luisa Todini da
poco nominata al vertice di Poste. Per Lei infatti era pronto un posto nel
consiglio di sorveglianza di Paris Orléans, la holding che proprio pochi giorni
fa ha cambiato nome in Rothschild & co. La presidente di Poste, già
eurodeputata per Forza Italia e poi, fino all’anno scorso, consigliera Rai in
quota berlusconiana. Ci sarebbe da festeggiare, se non fosse per quel dettaglio
del conflitto d’interessi.
Vittorio Malagutti – Pubblico & privato – L’ Espresso –
15 ottobre – 2015 -
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