Sappiamo quanto il culto della
magrezza, con le sue derive fanatiche, sia un tema discusso sulla stampa
dedicata alle donne (e non solo). Certo è curioso segnalare i rischi cui può
condurre l’aspirazione a un corpo iper-asciutto quando nelle pagine della
stessa pubblicazione compaiono foto di modelle sottili come grissini. E’ il
meccanismo della persuasione “all’universo” : come dimostrò Allen Carr, autore
del best-seller E’ facile smettere di fumare, che ha insegnato a milioni di
persone la libertà dalle sigarette, i teschi mortiferi e le altre spaventose
minacce esposte sui pacchetti non solo non dissuadono dalla dipendenza i
consumatori di nicotina, ma li stimolano subdolamente al vizio che più di ogni
altro ha condizionato il nostro immaginario (tramite il cinema, la letteratura
e la pubblicità). Un po’ allo stesso modo, gli avvisi e i dibattiti sui
pericoli delle diete possono suscitare un senso di sfida eccitante in un
pubblico femminile sospinto di continuo, con ossessività subliminale, verso un
paradiso di miti scheletrici. Saràper i tormentoni del pensieri femminista, che
qualche muro sono arrivati a sbrecciarlo; sarà per l’estetica della differenza
che dilaga grazie alla crisi delle barriere sancite fra i generi, il cui numero
si è moltiplicato a dismisura nelle mutazioni sessuali odierne; sarà perchè, a
dispetto dei canoni dominanti, nell’intimità non mancheranno mai gli uomini
inclini alla bellezza di Boule de suif,
la rubiconda e irresistibile femme
galante del racconto di Maupassant; fatto sta che l’idea di una fisicità
morbida e irregolare nelle proporzioni, ma non per questo sgradevole o
ridicola, anzi attraente e orgogliosa di sé, si è rimessa a circolare con
notevole baldanza. (..). Portabandiera dell’appetibilità di corpi tondeggianti
dev’essere senz’altro Shonda Rhimes, artefice delle attuali serie televisive
americane di massimo successo, nelle quali si muovono di frequente eroine
tutt’altro che emaciate. Un esempio forte della sua implicita guerra alla magrezza,
o comunque alla condizione che una signora con qualche chilo in più non sia mai
seduttiva, è il personaggio della dottoressa Bailey nella popolarissima serie
Grey’s Anatomy, interpretata dall’afroamericana Chandra Wilson. Brillante
chirurgo, Miranda Bailey è decisionista, acuta, coraggiosa, piena di senso
dell’umorismo e anche molto affettiva, benché dura nell’addestrare gli
specializzandi. Col suo aspetto massiccio, la statura bassotta e i fianchi
decisamente vasti, Miranda sembra lieta di condurre, nonostante le proprie
intense giornate di lavoro, una vita sentimentale e sessuale dinamica e
gratificante. Fa perdere la testa
all’infermiere Eli, che le scrive messaggi erotici sulle cartelle ospedaliere,
e acchiappa il cuore e il fisico prestante del dottor Warren, talmente
innamorato di lei da persuaderla a sposarlo. Oggi persino nell’arte della danza
dove la magrezza è un diktat perentorio, trionfa una dea come la sudafricana
Dada Masilo, pronta a esibire una fiera consapevolezza della propria densità
corporea. Dada accende lo spazio del palcoscenico di ritmo e splendore
sventolando un didietro importante e un disegno di forme fertili, da idolo di
una civiltà primigenia. D’altronde tutto il teatro danza, e molta coreografia
contemporanea, hanno rilanciato seno e sederi, opportunamente solidi e potenti.
Non corpi alla Botero, ma certezze sensuali. E ora, sulla West Coast
statunitense, si affermano le rappresentazioni di emFATic Dance, dove le
performer sfoggiano una leggiadria incredibile per ballerine “fuori norma”.
Forse la bellezza sta acquistando un peso.
Leonetta Bentivoglio – Donna di Repubblica – 10 ottobre 2015
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