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sabato 17 ottobre 2015

Lo Sspevate Che: Magre come ballerine: cioè non troppo...



Sappiamo quanto il culto della magrezza, con le sue derive fanatiche, sia un tema discusso sulla stampa dedicata alle donne (e non solo). Certo è curioso segnalare i rischi cui può condurre l’aspirazione a un corpo iper-asciutto quando nelle pagine della stessa pubblicazione compaiono foto di modelle sottili come grissini. E’ il meccanismo della persuasione “all’universo” : come dimostrò Allen Carr, autore del best-seller E’ facile smettere di fumare, che ha insegnato a milioni di persone la libertà dalle sigarette, i teschi mortiferi e le altre spaventose minacce esposte sui pacchetti non solo non dissuadono dalla dipendenza i consumatori di nicotina, ma li stimolano subdolamente al vizio che più di ogni altro ha condizionato il nostro immaginario (tramite il cinema, la letteratura e la pubblicità). Un po’ allo stesso modo, gli avvisi e i dibattiti sui pericoli delle diete possono suscitare un senso di sfida eccitante in un pubblico femminile sospinto di continuo, con ossessività subliminale, verso un paradiso di miti scheletrici. Saràper i tormentoni del pensieri femminista, che qualche muro sono arrivati a sbrecciarlo; sarà per l’estetica della differenza che dilaga grazie alla crisi delle barriere sancite fra i generi, il cui numero si è moltiplicato a dismisura nelle mutazioni sessuali odierne; sarà perchè, a dispetto dei canoni dominanti, nell’intimità non mancheranno mai gli uomini inclini alla bellezza di Boule de suif, la rubiconda e irresistibile femme galante del racconto di Maupassant; fatto sta che l’idea di una fisicità morbida e irregolare nelle proporzioni, ma non per questo sgradevole o ridicola, anzi attraente e orgogliosa di sé, si è rimessa a circolare con notevole baldanza. (..). Portabandiera dell’appetibilità di corpi tondeggianti dev’essere senz’altro Shonda Rhimes, artefice delle attuali serie televisive americane di massimo successo, nelle quali si muovono di frequente eroine tutt’altro che emaciate. Un esempio forte della sua implicita guerra alla magrezza, o comunque alla condizione che una signora con qualche chilo in più non sia mai seduttiva, è il personaggio della dottoressa Bailey nella popolarissima serie Grey’s Anatomy, interpretata dall’afroamericana Chandra Wilson. Brillante chirurgo, Miranda Bailey è decisionista, acuta, coraggiosa, piena di senso dell’umorismo e anche molto affettiva, benché dura nell’addestrare gli specializzandi. Col suo aspetto massiccio, la statura bassotta e i fianchi decisamente vasti, Miranda sembra lieta di condurre, nonostante le proprie intense giornate di lavoro, una vita sentimentale e sessuale dinamica e gratificante. Fa  perdere la testa all’infermiere Eli, che le scrive messaggi erotici sulle cartelle ospedaliere, e acchiappa il cuore e il fisico prestante del dottor Warren, talmente innamorato di lei da persuaderla a sposarlo. Oggi persino nell’arte della danza dove la magrezza è un diktat perentorio, trionfa una dea come la sudafricana Dada Masilo, pronta a esibire una fiera consapevolezza della propria densità corporea. Dada accende lo spazio del palcoscenico di ritmo e splendore sventolando un didietro importante e un disegno di forme fertili, da idolo di una civiltà primigenia. D’altronde tutto il teatro danza, e molta coreografia contemporanea, hanno rilanciato seno e sederi, opportunamente solidi e potenti. Non corpi alla Botero, ma certezze sensuali. E ora, sulla West Coast statunitense, si affermano le rappresentazioni di emFATic Dance, dove le performer sfoggiano una leggiadria incredibile per ballerine “fuori norma”. Forse la bellezza sta acquistando un peso.
Leonetta Bentivoglio – Donna di Repubblica – 10 ottobre 2015 -

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