1994 Quando si mette di mezzo il destino,
tira fili così imprevedibili che viene il sospetto che un qualche disegno
superiore davvero ci sia: una specie di passatempo degli dei, un gioco di
società dei burattini dell’Olimpo con i loro omini, cioè noi. Gioco talvolta
crudele. Fernando Alonso, principesco pilota delle Asturie, vince l’ultimo gran
premio a Barcellona, maggio 2013, alla guida di una Ferrari. Passato alla McLaren,
il 22 febbraio scorso si ritrova proprio a Barcellona per una sessione di test
in vista del Mondale 2015. Ma stavolta la ruota, anzi le ruote, girano al
contrario: invece di frantumare un record, Alonso va a sbattere contro un
muretto del circuito, mai capito bene il perché, guasto tecnico o mentale,
Comunque, al risveglio in ospedale, è come se il prode Fernando fosse stato
sbalzato indietro nel tempo. Non ha più 34 anni, due titoli mondiali di F1 e
un0aura da campionissimo ormai indelebile. Dice ai medici che di anni ne ha 13,
corre in Kart e al momento sta in vacanza su una spiaggia vicino alla sua
Oviedo con mamma Ana Maria, papà Josè e la sorella più grande Lorena. Tredici
anni uguale 1004. La pallina della memoria del grande Alonso toranto piccolo si
ferma, chissà quanto a caso, su un anno speciale e cruciale per il mondo dei
motori, e non solo per quello. Nasce una stella e un’altra, spegnendosi, fa
piangere chiunque abbia un cuore. La stella filante è Michael Schumacher, che
vince ad Adelaide il primo dei suoi sette titoli mondiali, l’inizio di una
marcia trionfale che una sorte infame gli farà scontare riducendolo a uno
spettro smarrito di 45 chili, non per un sorpasso da sincope ma per una
cretinissima caduta da fermo sugli sci quando si era gi à ritirato dalle corse.
La stella che vola via è una dolce meraviglia d’uomo, Ayrton Senna,
brasiliano melanconico e campione non
dimenticabile. Domenica primo maggio accende in pista a Imola già con un’ombra
dentro: il giorno prima, durante le prove, Roland Ratzenberger aveva lasciato
la sua vita alla curva Villeneuve. A lui, il magico Senna, toccherà un’altra
curva, la Tamburello, settimo giro, cedimento del piantone dello sterzo, uno
strazio in diretta tv che come un’onda travolgerà prima gli spettatori del Gran
Premio e poi ogni terra della Terra. Gli dedicheranno un monumento in bronzo
alto due metri, forgiato con ardore e dolore dallo scultore Stefano Pierotti,
che è ancora lì, alla Tamburello, a ricordare che gli eroi sono per sempre
giovani e belli. E a suo modo ancor giovane e bello anche il Frank Sinatra che
a Tokyo, davanti a 100 mila persone, tiene a 79 anni il suo ultimo concerto dal
vivo. E giovanissimo e bellissimo sembra Nelson Mandela quando a maggio viene
eletto presidente del suo Sudafrica, finalmente libero dalla schiavitù del
bianco e del nero: Mandiba ha ormai 79 anni, di cui 28 consumati in prigione,
ma in quel gioco storico, il 27 aprile, il suo sorriso è quello di un bambino
felice. Ride, e parecchio, anche Silvio Berlusconi che, un mese prima
dell’ascesa di Mandela, corona la sua discesa in campo.(..). Il Berlusconi I
durerà poco ma ne seguiranno altri tre, l’ultimo chiuso malamente nel novembre
2011. Fine di un sogno, il suo perlomeno. Anche Alonso, il giorno dopo l’incidente,
(..), si affretterà a cancellare il bel sogno di lui che torna ragazzino a
Playa de Rodiles. Peccato, caro Fernando, era anche un bell’anno per tornarci,
il 1994. Si poteva godersela con Il re
Leone o giocare con i nuovi gameboy. (..). Non che la vita fosse tanto più
bella di adesso, ma almeno andava veloce, molto veloce. Fast and furious, tipo Formula Uno o gli autoscontri dei lunapark.
Carlo Verdelli – Sembra Ieri- Donna di Repubblica - 17 ottobre 2015
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