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sabato 17 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: La lezione di Pietro Ingrao: anche l'egemonia culturale è un modo di governare...



La morte di Pietro Ingrao ha scatenato l’inevitabile serie di articoli fra il nostalgico e il depresso sul tema della “sinistra di una volta” già affrontato anni fa nella bellissima Qualcuno era comunista di Giorgio Gaber. Quello che però manca del tutto in queste celebrazioni, stavolta più sincere del solito, è l’aspetto di modernità e attualità di figure come quella di Ingrao. Un’attualità che non riguarda le idee sul comunismo o sulla società, quelle sì probabilmente finite con il Novecento, ma il ruolo del politico come intellettuale. La vecchia sinistra era più avanti di quella di oggi, perché aveva capito che conquistare l’egemonia culturale è molto più importante che guidare un governo. In questo senso il Pci ha governato più degli ultimi e unici tre governi di centrosinistra, pur senza aver mai avuto neppure un ministro, così come l’eurocomunismo di Berlinguer, da una posizione del tutto minoritaria, ha influenzato la politica dell’Unione in misura maggiore rispetto alla Terza Via di Blair e Schroeder, che pure era maggioranza nei Paesi chiave e nel parlamento europeo. La storia dell’Italia del dopoguerra si può dividere, grosso modo, in due grandi stagioni culturali. La prima, dalla liberazione alla fine degli anni Settanta, segnata da una egemonia culturale del fronte progressista, dominante nel giornalismo, nell’istruzione, nella letteratura e nel cinema. Grazie a questa forza d’urto, la sinistra ha imposto politiche progressiste anche dall’opposizione. Abbiamo avuto una Costituzione fra le più avanzate della storia, uno statuto dei lavoratori rivoluzionario, politiche di redistribuzione del reddito d’impronta socialista, un welfare di alto livello che ha sconfitto in pochi decenni il male atavico dell’analfabetismo e innalzato ai massimi mondiali l’aspettativa di vita, le grandi vittorie referendarie del divorzio e dell’aborto in un paese dominato per secoli dall’influenza della chiesa cattolica. Tutto questo in trent’anni di governi democristiani, in Italia dove la vittoria dei comunisti era impensabile. Ma lo stesso si può dire del resto d’Europa, dove pure esisteva un’alternativa socialista. Il peggiore, il più reazionario dei governi conservatori inglesi o gaullisti francesi o democristiani tedeschi ha varato riforme che oggi nessun Corbyn, Tsipras o Iglesias potrebbe proporre senza il rischio di essere bollato come pericoloso estremista. Al contrario, dagli anni Ottanta in poi, quando il pensiero liberista si è impegnato con successo a conquistare l’egemonia culturale, anche i governi più progressisti hanno saputo o potuto soltanto applicare politiche di destra, che hanno aumentato l’ingiustizia sociale e l’abisso fra ricchi e poveri. Questa è la vera lezione dei politici intellettuali alla Ingrao.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 9 ottobre 2015

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