L’Espresso Ha
Sessant’anni, auguri.
La nostra Carta tra poco ne festeggerà settanta, pre-auguri. Ha una sessantina
d’anni pure il virus che minaccia di
cambiarle i connotati, condoglianze. E infatti la prima proposta d’azzerare la
forma di governo parlamentare, sostituendola con un regime presidenziale, venne
formulata dai monarchici nel 1957. Curioso, dato che re ci si diventa per
diritto ereditario, non per investitura popolare. L’unico monarca elettivo è il
papa, che regna però sull’altro mondo. Ma in ogni caso la medesima proposta fu
rilanciata a più riprese dai fascisti. (..). Ed è stato poi emulato da tutti
gli altri partiti: durante la prima Repubblica (1948-1993) furono in totale 687
le iniziative di riforma depositate in Parlamento. Mentre nei vent’anni e passa
della seconda Repubblica non basterebbe una calcolatrice per sommarle. (..). Insomma, A Rileggere La Storia è come se i nostri padri fondatori avessero generato Cristo
e insieme l’Anticristo, la Costituzione scritta e una contro-Costituzione per
combatterla. E a conti fatti quest’ultima ha preso il sopravvento sulla prima.
Perché la Carta del 1947 fu violata già nel 1948, quando il termine di un anno
per indire le elezioni dei Consigli regionali (stabilito dall’VIII disposizione
transitoria) venne allegramente disatteso, e così un anno dopo l’altro, fino al
1970. Perché dagli anni Ottanta in poi i leader politici italiani hanno scelto
l’Anticristo, ed è su tale scelta che costruirono le proprie fortune (il primo
fu Bettino Craxi; dopo di lui D’Alema, Berlusconi, Renzi. Perché tutto questo
cicaleccio sull’urgenza di correggere la geografia istituzionale ha inoculato
un veleno nel corpo della Costituzione, le ha sottratto autorità e prestigio,
l’ha delegittimata. E perché l’insuccesso dei vari tentativi di cambiare le
regole scritte si è scaricato sulle regole non scritte, allevando una
Costituzione materiale opposta a quella formale. Di conseguenza gli italiani si
sono trovati in tasca due Costituzioni, e perciò nessuna. Da Qui Un Problema di legalità costituzionale, o meglio di legalità tout court. Di fatti se
nessuno prende sul serio la legge più alta, come si può pretendere il rispetto
delle norme urbanistiche, o fiscali? Da qui, in secondo luogo, un metro per
misurare la riforma avviata dall’esecutivo Renzi. Promette di restituirci più
efficienza, più dinamismo nell’azione di governo; ma saprà riconciliarci
inoltre con la legalità? Per un verso sì, perché riallinea le due Costituzioni.
Per un verso no, perché in coppia con l’Italicum introduce il presidenzialismo
senza dichiararlo. Fu il progetto dei missini, poi del Partito socialista nel
suo congresso a Rimini nel 1987, poi del “lodo Maccanico” nel 1996, poi della
Bicamerale guidata da D’Alema nel 1997, poi di Berlusconi nel 2008. Nessuna di
quelle intenzioni si è mai realizzata, forse perché erano troppo esplicite,
dirette. Dopo-tutto siamo pur sempre il Paese che accoglie Santa Romana Chiesa:
in Italia si fa, ma non si dice.
Michele Ainis – Legge e Libertà www.lespresso.it michele.ainis@uniroma3.it - 8 ottobre 2015
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