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venerdì 23 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: Gli scontrini volano il marcio resta...



La Piazza E Il Palazzo. Gli amori dell’una e dell’altro, una volta tanto convergenti, hanno travolto il sindaco più sbeffeggiato d’Italia. Ignazio Marino si è dovuto dimettere perché si è rotto il rapporto con Roma, ha sentenziato Matteo Renzi. Non per un inciampo giudiziario, visto che (almeno finora) Marino non ha ricevuto neppure un avviso di garanzia. L’ignaro Ignazio cade scivolando sugli scontrini sotto casa. Maledetti scontrini, testimoni silenti delle debolezze di una politica arruffona che non risparmia né l’inquilino di Palazzo Chigi nella versione old style fiorentina. Chi di ricevuta colpisce…. Cacciato dal Campidoglio perché non ha saputo tenerselo. La sentenza del premier-segretario scrive un’altra pagina nell’ambiguo e difficile rapporto tra politica e giustizia. Marino cade perché Renzi non poteva più reggere il peso della sua leggerezza. Spazzato via da un vento giustizialista alimentato dal senso comune, che non sempre è buon senso. Indifendibile in quanto debole. Indebolito dunque pericolosamente difendibile. Una forma di giustizialismo ad personam. Il plurindagato Verdini infatti va bene, perché utile a un progetto. Altri no. Se ne era avuto un anticipo mesi fa, a marzo, quando scoppiò un altro imbarazzante caso che portò alle dimissioni del ministro Maurizio Lupi. Il costoso orologio ricevuto in regalo dal figlio costrinse il potente esponente dell’NCD a mollare il ministero delle infrastrutture.(..). La Fine Imbarazzante di questa esperienza rischia di mandare in archivio le responsabilità di chi ha preceduto Marino in Campidoglio. Gianni  Alemanno aprì le porte a un sodalizio nero di famelica voracità; sono gli anni dei fascio mafiosi e degli affari con i “rossi”, il mix svelato dall’inchiesta Mafia Capitale. Se il Marziano Ignazio avesse avuto la lucidità di dimettersi prima dell’estate, quand’era ancora in tempo per salvarsi dal ridicolo, avrebbe potuto dare un valore politico al suo gesto. (..). Gli sviluppi giudiziari squassavano il Pd mentre il sindaco resisteva a testa alta. La proposta appariva come uno choc: dimissioni di Marina. Motivate con la necessità di non lasciare la città allo sbando e nel degrado per mesi e mesi, come poi purtroppo è accaduto. Avrebbe potuto, a quelle condizioni, ripresentarsi come il protagonista di un processo di risanamento e bonifica della macchina burocratica capitolina. Far ripartire Roma. Invece Marino è rimasto prigioniero del suo smodato Narciso. Fino alla fine. Nell’Attesa Di Individuare i possibili candidati in pista nelle prossime elezioni di primavera, resta insopportabile la corruzione nella vita pubblica. La Lombardia, con il vicegovernatore agli arresti, insegna che nessuno ha l’esclusiva del malaffare. Ma in certi uffici di Roma Capitale (così si chiama, voluta da Alemanno, l’amministrazione civica), nelle strane cooperative, negli appalti delle grandi opere la commistione tra affari, clientele e organizzazioni mafiose è stata tutt’altro che scardinata. “L’abbuffata continua”, è il titolo di copertina di questa settimana, con la Lupa sezionata alla stregua di un bue pronto da macellare. (..) Gli scontrini volano, il marcio resta.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it @vicinanzal

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