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giovedì 15 ottobre 2015

Lo Sapevate Che: Wolfsburg, 2015. L'anno del suicidio dell'auto di massa



Premesso che –essendo il suo scandalo epocale appena cominciato –davvero non si può prevedere se l’anno prossimo la Volkswagen esisterà ancora, c’è da provare simpatia per lo sventurato pubblicitario che dovrà, spiegare che comprare quel’auto non equivale a rendersi complice di un delitto contro la salute pubblica. Tra le tante enormità del “Dieselgate”, una ha colpito tutti: l’immediata ammissione di colpa, quasi la richiesta di espiazione. Quasi aspettassero di essere scoperti, con le mani nel sacco. E d’altronde, come potevano pensare di farla franca in un mondo che è il concentrato di spionaggio industriale? I concorrenti non potevano non sapere che VW era dopata. E la VW sapeva che tutto il mondo sapeva. Eppure era diventata il primo produttore mondiale e scolpiva nel marmo – in tedesco, non inglese – noi siamo DAS AUTO (ovvere: non avrai altra automobile fuori di me). Appena il crollo è avvenuto, tutti glielo hanno fatto notare. Siete sempre i soliti, d’altronde la “macchina del popolo” la inventò Hitler, per costruirla usavate il lavoro schiavo. Per lanciare il Maggiolino negli Usa (dove quella carrozzeria suscitava brutti ricordi), VW produsse una famosa campagna pubblicitaria, che era un bagno di autoironia, di elogio della piccolezza, di umiltà. Adesso dovrebbero fare un’operazione simile, ma francamente suonerebbe falso. C’è un precedente, a questo disastro (filosofico, prima che economico). Nel 1983, suonando trombe e fanfare, il potentissimo settimanale tedesco Stren (milioni di copie, tendenza di sinistra) annunciò di aver ritrovato i diari di Hitler: 62 volumi dal 1932 al 1945. La Storia, dissero, avrebbe dovuto essere riscritta. Certificati da eminenti storici, i diari furono comprati (a scatola chiusa) dalle più grandi testate del Pianeta. Ma appena si poterono toccare con mano, si capì subito che erano fasulli: il falsario da strapazzo aveva addirittura usato inchiostro e carta fabbricati nel Dopoguerra. Come aveva potuto pensare, Stern di abbindolare il mondo senza essere scoperto? Due ragioni, secondo lo storico Robert Harris, che dedicò alla vicenda una famosa inchiesta: il giornale si era esposto troppo con il falsario (10 milioni di marchi) e nessuno aveva il coraggio di ammettere di essere stato turpinato. La seconda era più sottile: Stern voleva che quei diari fossero veri, per dare alla Germania una seconda chance, una rivincita- C’era, insomma, una motivazione ideale, nella truffa. Lo stesso rifiuto della colpa che fece scrivere al filosofo Martin Heidegger, nel 1945, tra le rovine della sua Germania, che gli ebrei si erano “auto annientati” pur di poter distruggere la superiorità spirituale tedesca. C’è qualcosa di oscuro, alle radici dello scandalo attuale. Il gas invisibile e la purezza dell’aria, gli 11 milioni di centraline contraffatte, la responsabilità collettiva, il torbido simbolo della Vettura del Popolo. Secondo Der Spiegel, che ha prodotto una storica copertina, è stato Der Selbstmord, il Suicidio. E così passerà negli Annali: 2015, l’anno del suicidio della motorizzazione di massa.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 9 ottobre 2015

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