Sotto le grandi palme del magnifico
giardino di fronte alla casa, imbozzolato di notte dentro una coperta che una
volta dovette essere bianca, viveva mitissimo di Waco, nel Texas meridionale
che già avverte l’alito del Golfo del Messico, Sharafat sarebbe morto di
freddo, o per una delle molte malattie che affliggevano i suoi 70 anni, dal
diabete all’insufficienza renale. Agli occhi di chi fosse passato sulla strada
della sona più elegante di Waco, Lakeview, cioè “vista del lago” per via di uno
specchio d’acqua che bagna le centocinquantasette case del quartiere, Sharafat,
con la felpa e la coperta d’incerto colore sarebbe apparso come il classico
clochard da documentario su miseria e
ricchezza. Un derelitto crocefisso nel contrasto abbagliante fra lui e la
splendida villa con fontana, triplo garage, colonnato e pronao stile Casa
Bianca sullo sfondo. Ma le immagini a volte ingannano. Quella mansion, quella magione, era sua.
Sharafat era un “senzatetto” con un tetto lussuoso. Sharafat Kahn era il
legittimo proprietario della casa. O, per per essere più precisi, era
proprietario di metà della casa, insieme con la moglie, Shanhan Kahn, di
professione medico internista, e qui stava il problema. Nel giugno scorso, la
signora si era definitivamente stancata del marito. Lo aveva buttato fuori
casa, aveva cambiato tutte le serrature e aveva appiccicato alla porta un
cartello per i vicini e i passanti: “Siete pregati di non dargli da mangiare,
di non portare cibo deperibile perché marcirebbe e riempirebbe il giardino di
vermi. E se volete portatevelo via con voi a casa vostra, siete i benvenuti. Lo
sceriffo e i servizi sociali del comune di Waco avevano tentato ripetutamente
di convincere l’uomo a trasferirsi in un pensionato per anziani soli e senza
mezzi, ma Sharafat era un adulto, dalle piene capacità mentali e con il diritto
di restare sul terreno che era anche di sua proprietà. In due occasioni era
stato portato d’urgenza in ospedale – un ospedale diverso da quello dove la
dottoressa Shanhan – e volontari lo rifornivano di notte dei medicinali
necessari per sopravvivere e di un minimo di cibo, quasi sempre gallette
secche, acqua, sacchetti di biscotti, per via dei vermi. Scritta così, la
storia del signor Khan di Waco, Texas, sembra una brutta favola di streghe
cattive e di poveri nonnini esiliati, ma la storia, come tutte le storie, ha
un’altra verità dietro l’apparenza. Il fragile vecchietto avvolto nella coperta
lisa era il cattivo della favola, un violento. Per anni aveva puntualmente
picchiato la moglie, come i figli avrebbero poi testimoniato, fino a spingere
la donna a chiedere al tribunale di condannarlo a restare sempre ad almeno 100
piedi (circa 30 metri) di distanza da lei. Ogni sera, quando rientrava dall’ospedale,
la menava, costringendola spesso a tornare da dove era appena uscita per farsi
medicare dai propri colleghi, che sapevano tutto.(..). A metà ottobre, il
giudice ha deciso. Tutti i beni e le proprietà comuni, la casa, le auto, i
risparmi sono stati assegnati alla moglie, lasciando il marito senza un
centesimo. La polizia lo ha portato via immediatamente, rimuovendolo da un
giardino nel quale era diventato un occupante abusivo, e lo ha affidato ai
servizi sociali perché fosse ospitato in una casa di riposo del Comune di
Waco. Una buona notizia per lui, perché
anche il Texas meridionale d’inverno si dimentica di essere meridionale e sa
trasformare il vento tiepido del Golfo in piogge gelide. Non sarebbe sopravvissuto
a una stagione all’addiaccio. La moglie, comunque, ha avuto un ultimo pensiero
per lui. Gli ha fatto avere la coperta. Sporca.
@vittoriozucconi – Donna di Repubblica – 24 ottobre 2015 -
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