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Non è vero che gli intellettuali hanno taciuto, che sono diventati inutili orpelli. Ovviamente non è vero. Le parole più nitide sulla morte della responsabilità individuale e sul discredito del sistema politico le ha scritte la filosofa Luisa Muraro in un libretto del 2012, Dio è vilent. La più potente descrizione della rabbia – anche sociale – il filosofo Remo Bodei in Ira, La passione furente. Ira che nasce da un’offesa all’amor proprio in chi si sente tradito, insultato, ingannato, manipolato, disprezzato, umiliato, trascurato, privato del rispetto dovuto, trattato in modo ingiusto. Il catalogo è questo, ciascuno scelga il suo caso. Il risentimento, dice Bodei, è l’ira senza sbocco che ristagna e fermenta. L’odio è ira fredda e calcolata, calibrato sulla paura. La rabbia invece non conosce paura. L’episodio che la scatena è quasi sempre irrilevante. Difatti è un sentimento “agglutinante che trae origine non dall’ultima ma da tutte le frustrazioni subite, attese, tradite, speranze malpagate”. E’ un sentimento “ a imbuto che convoglia diversi episodi avvenuti nel tempo”. E’ la somma che fa il totale…
Ragione e passione “ non sono logica e assenza di logica, sono logiche diverse. Quella delle passioni e simbolica da symballein, congiungere: unisce ciò che è separato: Quella delle ragioni è analitica e diabolica da diaballein, dividere. E’ separante”.Nessuna politica è efficace se non sa coniugare ragione e passione, se non sa analizzare e poi simbolicamente riunire. Sia detto per i tanti strateghi della scuola “diabolica” che disprezzano in politica l’appello alle passioni, le quali sole muovono all’azione i popoli. Che poi sia sulla passione senza ragione che attecchisce il populismo questa è un’altra storia. “Il populismo si nutre della rabbia in folle, la rabbia che gira a vuoto”:
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Concita De Gregorio – Io Vi Maledico
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