Se un tempo gli adolescenti scrivevano sui muri per protestare, per inveire, per proporre un radicale cambiamento della società, oggi la superficie su cui Narciso-adolescente scrive è la propria pelle. La pelle è infatti la superficie stessa del corpo, ciò che lo avvolge, è un’interfaccia tra esterno e interno, un punto di confine e di passaggio.
Funziona come una barriera, ma anche come un involucro e un contenitore. Attraverso la pelle, ci ricorda lo psicoanalista Dadier Anzieu, il nostro corpo comunica con il mondo, e al tempo stesso difende il corpo interno dalle intrusioni. Confine protettivo, ci separa e insieme ci unisce al mondo.
La pelle lavora per mantenere in uno stato di equilibrio il corpo interno: fornisce le informazioni per regolare la temperatura, secerne fluidi per mantenersi lubrificata, assorbe sostanze esterne come l’acqua, forma una barriera contro aggressioni tossiche. E’ un prezioso meccanismo di feedback.
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Freud ha attirato l’attenzione sul fatto che l’Io è innanzitutto un’entità corporea: “non soltanto un’entità superficiale, ma anche la proiezione di una superficie” (L’Io e l’Es). La psicoanalisi contemporanea ha assegnato al visivo una prevalenza su tutti gli altri sensi. In particolare, per Jacques Lacan l’identità del soggetto si costituisce nella visione. In realtà, il tatto, o meglio, il senso della pelle, perché estesi a tutto il corpo e non limitato solo alle mani, è l’unico senso autoriflessivo: si conosce tramite se stesso.
Le aperture situate sulla superficie del corpo sono oggetto delle nuove pratiche artistiche: le labbra, la vagina, l’ano, la punta del pene. Zone erogene, e dunque zone interdette, aperture orifizi ali su cui gravano divieti morali e linguistici, attirano l’attenzione degli artisti. Dal punto di vista topologico, gli organi sessuali femminile e maschile, come si comprende dalle esibizioni di artisti come Orlan e Stelare, sono vere e proprie tasche, rovesciate o verso l’interno, o verso l’esterno del corpo.
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Marco Belpoliti – Senza Vergogna
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