Le tredici mosse dell’arte di educare
Si, avete letto benissimo: la seconda mossa strategica dell’arte di educare è “tifare”.
Tifare per il figlio.
Ogni bambino nasce ricco.
Arriva sulla Terra con quei preziosi trecento grammi di cervello che gli danno possibilità pressoché infinite.
Sì, se utilizzassimo a pieno il nostro cervello, salterebbero tutte le scale per misurare l’intelligenza, tutti i test mentali.
Il cervello ha la capacità di immagazzinare dieci fatti nuovi al minuto secondo, può accogliere una quantità di informazioni pari a centomila miliardi!
Questo per il solo cervello.
E che dire della capacità di fantasticare, di immaginare, di creare, che risiede nella mente di un bambino? Più ancora, che dire della ricchezza del cuore che saprà amare? E della bocca che arriverà a parlare, a pregare?
Ecco il bambino: un orizzonte di possibilità incalcolabili!
Abbiamo, dunque, tutte le ragioni per essere tifosi del nostro figlio.
Chi tifa per una squadra, desidera che vinca, ma non può entrare in campo: deve lasciare ai giocatori il compito di condurre la partita.
Così nell’educazione: deve essere lui, il figlio, a costruirsi la vita; non possiamo sostituirlo, non possiamo prendergli il posto.
Però possiamo stimolarlo, possiamo incoraggiarlo. Possiamo tifare!
* Tifiamo perché il tifo passa entusiasmo. E chi ha entusiasmo ha grinta da vendere.
* Tifiamo perché la correzione può fare molto, ma l’incoraggiamento fa di più.
* Tifiamo perché il tifo gli rivela energie nascoste. E questo è un dono straordinario. Lo sosteneva giustamente il filosofo francese Louis Lavelle (1883-1951): “Il maggior bene che possiamo fare agli altri non è comunicare loro la nostra ricchezza, bensì rivelargli la loro”.
A proposito di ciò che stiamo dicendo, i cinesi hanno uno stupendo proverbio:
“Credendo nei fiori, si fanno sbocciare”.
Gli psicologi, invece, parlano di ‘effetto Pigmalione’.
Secondo la leggenda, Pigmalione era un mitico re di Cipro che aveva il dono della scultura.
Un giorno scolpì, in bianchissimo avorio, una figura di donna talmente bella che desiderò diventasse sua moglie.
Pregò allora gli dèì di trasformarla in donna. Gli dèi lo esaudirono e Pigmalione sposò la statua trasformata in bellissima carne.
Ecco: il desiderio, l’occhio buono, l’aspettativa, riescono a dar vita anche all’avorio, anche alle pietre.
E’ provato che gli insegnanti che credono nei loro ragazzi, che attendono tanto da essi, hanno, come risposta, prestazioni superiori a quelle date ad insegnanti pessimisti, freddi, poco fiduciosi.
E’ la triste prova del fatto che chi stima corto l’ingegno di una persona glielo accorcia ancor di più; ma è anche l’attesa conferma del proverbio cinese:
“Credendo nei fiori, si fanno sbocciare”
Pino Pellegrino – Bollettino Salesiano- marzo 13
(segue nei due articoli ‘L’Autostima’ che seguiranno)
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