L’Ulisse l’opera
più nota e discussa di James Joyce
L’Ulisse è senz’altro
l’opera più nota e discussa di James Joyce, da molti considerata
tra le più importanti del ventesimo secolo. Come tutti i lavori dello scrittore
irlandese la sua stesura e pubblicazione richiese tempo e fatica: Joyce iniziò
a scriverlo nel 1914 per concluderlo nel 1921 e vederlo finalmente pubblicato
nel 1922, a Parigi. Il romanzo racconta di una giornata per le strade di
Dublino vissuta da Leopold Bloom, uno dei tre protagonisti insieme alla moglie
Molly Bloom e Stephen Dedalus. È diviso in diciotto episodi che seguono, a un
livello mitico, l’Odissea omerica e gli stessi protagonisti rappresentano
Ulisse (Leopold Bloom), Telemaco (Stephen Dedalus) e Penelope (Molly Bloom).
Il motivo per cui l’Ulisse è ancora oggi tra i romanzi
più celebri e discussi del ‘900 sono le innovazioni stilistiche, come il fatto
di cambiare stile in ogni episodio, l’utilizzo di un vastissimo vocabolario e
l’uso estensivo del monologo interiore e del flusso di coscienza (cioè
lo stream of consciousness), visibile soprattutto nel diciottesimo e
ultimo episodio, noto come il “monologo di Molly Bloom”, un flusso ininterrotto
di oltre quaranta pagine che conta due soli segni di punteggiatura ed è
costituito di otto enormi frasi nelle quali Molly inizia a riflettere, prima di
addormentarsi, su di una richiesta che il marito le ha fatto nel capitolo
precedente, per passare poi a considerazioni sui propri amanti, su di sé, sugli
altri personaggi che abbiamo incontrato durante il romanzo in un flusso
incessante di idee, memorie, sensazioni, percezioni che scorrono liberamente e
senza pause o cesure, proprio come fanno i pensieri nella mente umana.
Flusso di coscienza:
significato Definizione
Tecnica stilistica (che traduce
l’espressione inglese stream of consciousness), tipica del romanzo modernista
novecentesco e vicina al monologo interiore, per cui i pensieri di un personaggio
sono presentati così come si affacciano nella sua mente, secondo una rete di
libere associazioni mentali di idee, pensieri, immagini, ricordi.
Spiegazione ed esempi
In tal senso, Sul piano stilistico lo
stream of consciousness si caratterizza per la sintassi non regolare e ricca di
anacoluti, inversioni e costruzioni a senso, per l’abolizione della
punteggiatura, per il rilievo conferito alla dimensione dell’inconscio
soggettivo.
La tecnica del flusso di coscienza è
caratteristica di un numero ristretto di opere (come Mrs. Dalloway di Virginia
Woolf, nelle opere di Arthur Schnitzler o il celebre Ulysses di James Joyce,
che porta il meccanismo ai vertici della sua sperimentazione) ed è sicuramente
influenzato dalla psicoanalisi freudiana, che spalanca le porte dello studio
della mente e del suo funzionamento profondo. Dal punto di vista storico,
comunque, il primo esempio di “flusso di coscienza” si trova nel romanzo Les
lauriers sont coupés (1888) del letterato simbolista e dandy Édouard Dujardin (1861-1949).
Il flusso di coscienza, lavorando per
associazioni analogiche, è dunque al confine tra un procedimento letterario
storicamente definito e il tentativo di riprodurre un meccanismo psicologico,
che porta alle estreme conseguenze (a volte, oltre il confine della
comprensibilità) la tecnica del monologo interiore. Un esempio classico di
stream of consciousness è allora il cosiddetto “monologo di Molly
Bloom” che chiude l’Ulisse di James Joyce: qui il flusso dei pensieri
della donna è riprodotto come una serie casuale ed ininterrotta di ricordi,
sensazioni, percezioni e desideri cui nessuno (né il personaggio né tantomeno
l’autore) pone ordine. Joyce costruisce poi il suo ultimo romanzo, Finnegans
Wake (1939), come la successione delle immagini che appaiono in sogno al
protagonista; la dimensione onirica abolisce del tutto la punteggiatura e la
sintassi, creando una lingua misteriosa, allusiva e completamente inedita.
DAL MONOLOGO DI MOLLY
BLOOM
Lui quel giorno che eravamo stesi tra i
rododendri sul promontorio di Howth con quel suo vestito di tweed grigio e la
paglietta il giorno che feci fare la dichiarazione sim prima gli passai in
bocca quel pezzetto di biscotto all’anice ed era un anno bisestile come ora si
16 anni fa Dio mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato si disse che
ero un fior di montagna si siamo tutti fiori allora un corpo di donna si è
stata una delle poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende
per te oggi si perciò mi piacque si perché vidi che capiva o almeno sentiva
cos’è una donna e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti
quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto finchè non mi chiese di dir
di si e io dapprincipio non volevo rispondere guardavo solo in giro il cielo e
il mare e pensavo a tante cose che lui non sapeva di Mulvey e mr Stanthope e
Hester e papà e il vecchio capitano Groves e i marinai che giocavano al
piattello e alla cavallina come dicevan loro sul molo e la sentinella davanti
alla casa del governatore con quella cosa attorno all’elmetto bianco povero
diavolo mezzo arrostito e le ragazze spagnole che ridevano nei loro scialli e
quei pettini alti e le aste la mattina i Greci e gli Ebrei e gli Arabi e il
diavolo chi sa altro da tutte le parti d’europa e Duke street e il mercato del
pollame un gran pigolio davanti a Larby Sharon e i poveri ciuchini che
inciampavano mezzi addormentati e gli uomini avvolti nei loro mantelli
addormentati all’ombra sugli scalini e le grandi ruote dei carri dei tori e il
vecchio castello e vecchio di mill’anni si e quei bei mori tutti in bianco e
turbanti come re che chiedevano di metterti a sedere in quei buchi di botteghe
e Ronda con le vecchie finestre delle posadas fulgidi occh celava l’inferriata
perché il suo amante baciasse le sbarre e le gargotte mezzo aperte la notte che
perdemmo il battello ad Algesiras il sereno che faceva il suo giro con la
lampada e Oh quel pauroso torrente laggiù in fondo Oh e il mare il mare qualche
volta cremisi come il fuoco e gli splendidi tramonti e i fichi nei giardini
dell’Alameda sì e tutte quelle stradine curiose e le case rosa e azzurre e
gialle e i roseti e i gelsomini e i geranii e i cactus e Gibilterra da ragazza
dov’ero un Fior di montagna sì quando mi misi la rosa nei capelli /come
facevano le ragazze andaluse o ne porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il
muro moresco /e io pensavo be’ lui ne vale un altro e poi gli chiesi con gli
occhi di chiedere ancora sì allora mi chiese se io volevo sì dire di sì mio
fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai
addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo
cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio sì.
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