“Il
libro "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi, si può leggere in
tanti modi. Intanto, è un libro pedagogico che segue la moda dei tempi, che
voleva per i bambini "favole morali"; però vi spira un'aria strana un
po' anarchica, un po' arrabbiata, che non consente anche il ribaltamento.
Secondo me è un capolavoro.” Luigi Comencini
L'arte di formare il pubblico
Il grande regista italiano Luigi
Comencini nasce a Salò in provincia di Brescia, il giorno 8 giugno 1916. Oltre
per la sua vasta e qualitativa produzione cinematografica Comencini viene
ricordato per essere uno dei promotori, insieme ad Alberto Lattuada e Mario
Ferrari, della Cineteca Italiana, primo archivio cinematografico del nostro
paese.
Messa da parte la laurea in
architettura, nel dopoguerra Luigi Comencini si dedica al mondo giornalistico e
diviene critico cinematografico; lavora per "L'Avanti!", poi passa al
settimanale "Il Tempo".
All'età di trent'anni, nel 1946, debutta
alla regia con il documentario "Bambini in città"; due anni dopo
firma, con "Probito rubare", il suo primo lungometraggio. L'inizio
della carrierea di Comencini è caratterizzato dalla volontà di realizzare film
che parlano di ragazzi: proprio da "Proibito rubare" (1948, con
Adolfo Celi), sulla difficile vita dei giovani napoletani, fino a "La
finestra sul Luna Park" (1956) in cui si racconta il tentativo di un padre
emigrante di recuperare il rapporto con il figlio, rimasto lontano per molto
tempo.
Dopo "L'imperatore di Capri"
(1949, con Totò), il
grande successo arriva con il dittico di "Pane, amore e fantasia"
(1953) e "Pane, amore e gelosia" (1954), entrambi con Vittorio De
Sica e Gina
Lollobrigida; sono gli anni in cui il cinema si dedica a quel
neorealismo rosa che destinerà notevole fortuna in Italia. E Comencini entra
con questi lavori tra gli esempi più significativi e apprezzati della corrente.
Nei primi anni '60 Comencini è tra i
protagonisti nella genesi della commedia all'italiana: il suo lavoro più
importante del periodo è forse "Tutti a casa" (1960, con Alberto Sordi e Eduardo De
Filippo), pungente rievocazione del comportamento degli italiani
subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Altri lavori sono "A
cavallo della tigre" (1961, con Nino Manfredi e
Gian Maria Volontè), film carcerario dal forte impatto narrativo, "Il
commissario" (1962, con Alberto Sordi),
un noir con elementi rosa precursore rispetto
ai tempi e "La ragazza di Bube" (1963, con Claudia
Cardinale). Firma anche un capitolo, il quinto, della saga di Don
Camillo: "Il Compagno Don Camillo" (1965, con Gino Cervi e
Fernandel).
In seguito torna sul tema dei ragazzi;
rappresentare l'universo dei bambini sembra essere il suo obiettivo più caro:
realizza così "Incompreso: vita col figlio" (1964), riduzione
dell'omonimo romanzo di Florence Montgomery; nel 1971 gira per la televisione
italiana "Le avventure di Pinocchio", con un grande Nino Manfredi nel
ruolo di Geppetto, Franco Franchi e Ciccio
Ingrassia, che interpretano il gatto e la volpe, e Gina
Lollobrigida nei panni della Fata turchina. Poi nel 1984,
sempre per la televisione, realizza "Cuore" (con Johnny Dorelli, Giuliana De Sio ed Eduardo De
Filippo). Queste ultime opere, tratte rispettivamente dai romanzi
di Carlo Collodi e Edmondo De
Amicis, saranno destinate a rimanere nella memoria di generazioni di
spettatori. Nello splendido "Voltati, Eugenio" (1980), il regista
indaga nei rapporti fra diverse generazioni, mantenendo sì un certo dovuto
rigore, ma senza mancare della serena ironia di cui è capace.
Degli anni '70 sono inoltre da ricordare
lavori quali "Lo scopone scientifico" (1972, con Bette Davis, Silvana
Mangano e Alberto Sordi),
"La donna della domenica" (1975, con Jacqueline
Bisset e Marcello
Mastroianni), un giallo satirico, "Il gatto" (1977),
"L'ingorgo, una storia impossibile" (1978), "Cercasi Gesù"
(1981).
Le pellicole successive - "La
Storia" (1986, tratto dal romanzo di Elsa Morante), "La Boheme" (1987),
"Un ragazzo di Calabria (1987), "Buon Natale, buon anno (1989,
con Virna Lisi), "Marcellino pane e
vino" (1991, con Ida Di Benedetto) - sono forse non troppo
convincenti; con il passare del tempo e a causa di problemi di salute, Luigi
Comencini abbandona l'attività.
Poi le figlie, Francesca e Cristina, intraprendono
la professione di regista, e in qualche modo la continuità artistica del padre
viene garantita. Francesca Comencini ha avuto modo di dichiarare: "È
come se io e mia sorella Cristina ci fossimo divise la sua eredità in termini
di temi e linguaggi. Lui amava molto i personaggi fragili, i personaggi
schiacciati dalla società, quelli più deboli come i bambini, del resto. E li
seguiva e li accompagnava con grande commozione e partecipazione perché era
sempre dalla parte degli antieroi.".
Sempre nelle parole di Francesca è
possibile ritrovare una buona sintesi del significato sociale del lavoro del
padre: "Quello che mi ha fatto sempre ammirare il lavoro di mio padre è
stata la sua chiarezza e attenzione per il pubblico. Il suo impegno alla
divulgazione e all'educazione. Per questo non ha mai snobbato i temi popolari e
tantomeno la televisione, come invece hanno fatto molti autori. E per questo
credo che abbia avuto il grande merito, insieme ad altri, di aver formato non
solo degli spettatori ma anche dei cittadini".
Luigi Comencini si è spento a Roma il 6
aprile 2007 all'età di 90 anni. https://biografieonline.it/biografia-luigi-comencini
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