La storia di Enzo Tortora
L'ha
raccontata un libro qualche anno fa, e vale la pena recuperarla, che si voglia
guardare la fiction televisiva o no
Applausi e
sputi è la bella e drammatica biografia di Enzo Tortora scritta da
Vittorio Pezzuto e pubblicata nel 2008 da Sperling & Kupfer. Ha
naturalmente al centro la fase della vita di Tortora diventata più
vergognosamente famosa nella storia d’Italia: quella del suo arresto per le
false accuse di alcuni cosiddetti “pentiti”, della sua tormentata e dolorosa
storia giudiziaria e di quei cinque anni che si conclusero con la sua morte per
tumore a un polmone meno di un anno dopo la sua assoluzione. Questo è il
racconto dell’avvio di quei cinque anni, che segue i capitoli dedicati alla
vita di Tortora fino ad allora e ai suoi successi giornalistici e televisivi,
fino a quello tuttora ricordato della trasmissione Portobello.
Si avvicina intanto la fine del
sesto ciclo di rintocchi del Big Ben televisivo e Tortora si interroga
sull’eventualità di prorogare ulteriormente la vita di Portobello. Nonostante il
grande numero di variazioni apportate negli anni, non si può infatti pensare di
proporre la sua formula all’infinito. D’altra parte l’idea continua a
funzionare e dopo questa trasmissione (la prima a fare a meno dei gettoni d’oro
e degli ospiti d’onore, la prima a dire no alle lotterie della memoria) perfino
molti quiz si sono «portobellizzati». Nessuno può negare che il programma abbia
segnato una svolta autentica nel gusto, nello stile, nel modo stesso di fare
televisione. Annota lo stesso Tortora:
Non posso che esserne felice e
non posso che sentire il peso, la responsabilità di dare un erede a questo
pappagallo. E poi parliamoci chiaro: chi butterebbe via, coi tempi che corrono
e con un pubblico sempre più distratto, una trasmissione che quando va male
registra ancora venti milioni di spettatori? Io ricevo ogni mattina lettere a
migliaia. Sono di persone molto care che mi dicono: «Continui! Il venerdì lei
ci tiene compagnia». Queste, credetemi, sono le soddisfazioni più vere. D’altro
lato ci sono (e guai se non ci fossero) gli snob, i critici superciliosi,
quelli che definiscono «paccottiglia provinciale e strappalacrime» il mio
programma. Liberissimi di farlo. Ma obbligati a dimostrare (loro che sono tanto
in gamba, tanto bravi, tanto intelligenti), una volta varato un loro programma,
di portarlo a indici di ascolto decenti. Io non ho mai avuto protettori o santi
in paradiso. I miei santi stanno tutti in poltrona, ogni venerdì sera. Tutto
questo per dirvi, amici, che la parola «fine» s’avvicina.
La pronuncia infatti la sera
del 3 giugno, al termine dell’ultima puntata di Portobello, guardando il suo
orologio da polso: «Big Ben ha detto stop. Da domani, carissimi telespettatori,
mi mancherà un venerdì». Poco dopo, riunito a tavola con tutti i suoi amici e
collaboratori, si dimostra una volta tanto piuttosto soddisfatto per la
riuscita della trasmissione. Fa e riceve complimenti e ascolta i progetti di
ciascuno sulle imminenti vacanze. Un po’ li invidia. Non perché sogni come loro
mete esotiche e mondane tipo Maldive o Mauritius (preferirebbe di gran lunga
trascorrere qualche settimana di riposo in campagna) ma perché sa che ad
attenderlo vi è ancora molto lavoro.
Dopo qualche giorno, formando
un’inedita coppia con Pippo Baudo, inizia infatti a registrare al teatro Eliseo
di Roma le nove serate di Italia
parla: la risposta di Retequattro (che si avvale per l’occasione
della consulenza di Steve Curling, un esperto americano di talk-show)
all’imbalsamata Tribuna
Politica condotta in Rai da Jader Jacobelli. La formula ideata
dal direttore dei programmi Carlo Gregoretti è per l’epoca decisamente
innovativa: davanti al pubblico in platea, i due presentatori – coadiuvati da
due gemelle triestine, capostipiti delle attuali «microfonine» – interrogano
direttamente un leader politico seduto su una poltrona stile Luigi XV e mediano
le domande postegli da un campione rappresentativo di venti elettori
selezionato dalla redazione. «Il nostro compito», spiega Tortora ai
giornalisti, «è quello di schierarci dalla parte del cittadino per aiutarlo nel
difficile impatto con i professionisti della politica, per convogliare il
dialogo su ritmi agili e temi di interesse generale.»
Le prime puntate registrate hanno
come protagonisti Ciriaco De Mita (farà notizia il suo rifiuto di sedersi sulla
poltrona per andarsi ad accucciare sui gradini del palcoscenico), Enrico
Berlinguer, Pietro Longo, Pietro Ingrao e Marco Pannella. Il 16 giugno 1983
Tortora trascorre l’intera giornata a lavorare con lo staff della trasmissione,
al quale ha comunicato nel frattempo la decisione di prolungare per un altro
anno ancora la vita di Portobello:
l’indomani, accompagnato da sua sorella e da Angelo Citterio, che lo stanno
raggiungendo in aereo da Milano, si recherà infatti nella sede della Rai per
firmare il contratto per la settima edizione del programma.
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