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lunedì 22 giugno 2020

Lo Sapevate Che: Giuseppe Mazzini, è stato un patriota, politico e filosofo. Fondatore della Giovane Italia nel 1831


 Spirito indomito
Il padre del Risorgimento italiano nasce a Genova il 22 giugno 1805, terzogenito di tre bambini. Era stato preceduto dalle due sorelle, Rosa e Antonietta.
Ragazzino sveglio e vivace, già adolescente sente vivo e forte l'interesse per le tematiche politiche, soprattutto quelle concernenti l'Italia, vero e proprio destino annunciato.
Nel 1820 è ammesso all'Università; avviato in un primo tempo agli studi di medicina, passa a quelli di legge. Nel 1826 scrive il suo primo saggio letterario, "Dell'amor patrio di Dante", pubblicato l'anno successivo. Poco dopo la laurea, entra a far parte della cosiddetta Carboneria, ossia una società segreta con finalità rivoluzionarie.
Per dare un valore sempre più propulsivo alle sue idee, inizia una collaborazione con "L'indicatore genovese", giornale che si professava letterario a mò di copertura, presto soppresso dal governo Piemontese il 20 dicembre. Detto fatto, si sposta e comincia a collaborare invece all'"Indicatore livornese". Intanto, parallelamente all'attività pubblicistica, svolge una ben più concreta attività di persuasione fra la gente, viaggiando in Toscana e cercando aderenti alla Carboneria. Una violenta delusione è però pronta ad attenderlo. Il 21 ottobre, a Genova, è tradito e denunciato alla polizia quale carbonaro. Il 13 novembre è arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona.
Non essendo emerse prove a suo carico gli fu offerto o di vivere al "confino" in qualche sperduto borgo del regno sotto la sorveglianza della polizia o di andare in esilio a Marsiglia: decide per la seconda soluzione: esce dal Regno Sardo il 10 febbraio 1831. L'animo è provato ma non certo abbattuto. L'attività di lotta prosegue. Si reca così a Ginevra, dove incontra alcuni esuli; passa a Lione e vi trova alcuni proscritti italiani; con essi parte per la Corsica, sperando di portare aiuto agli insorti dell'Italia centrale. Rientrato in Francia fonda a Marsiglia la Giovine Italia che si propone di costituire la Nazione "Una, Indipendente, Libera, Repubblicana". Fa stampare una lettera aperta a Carlo Alberto, appena salito al trono per esortarlo a prendere l'iniziativa della riscossa italiana.
Grazie allo spirito profondamente religioso e alla dedizione verso lo studio degli avvenimenti storici, egli aveva compreso come solo una stato di tipo repubblicano avrebbe potuto permettere il raggiungimento degli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità propri della Rivoluzione Francese. Per questo formulò il programma più radicale fra tutti quelli dibattuti nel corso del Risorgimento italiano e, fedele alle sue idee democratiche, avversò la formazione di uno stato monarchico.
Nel 1832, a Marsiglia, inizia la pubblicazione della rivista "La Giovine Italia", che ha come sottotitolo "Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti alla sua rigenerazione". L'iniziativa ha buon successo e ben presto L'associazione Giovine Italia si estende anche nell'ambito militare. Nel Regno Sardo sono condannati a morte vari affiliati. Per la sua attività rivoluzionaria, Mazzini è condannato a morte in contumacia il 26 ottobre dal Consiglio Divisionale di Guerra di Alessandria.
Il 2 febbraio 1834 fallisce il tentativo di invasione della Savoia. Mazzini ripara nella Svizzera. si accorda con patrioti esuli di tutte le nazionalità oppresse; Favorisce la costituzione delle società, più o meno segrete, Giovine Polonia, Giovine Germania, che, collegate con la Giovine Italia formano la Giovine Europa, tendente a costituire le libere nazioni europee affratellate. Il Gran Consiglio di Berna espelle Mazzini che aveva anche promosso la Costituzione della Giovine Svizzera. Nell'ottobre, con i fratelli Ruffini, è a Grenchen. Seguono numerosi spostamenti.
1836 Il 28 maggio è arrestato a Soletta; poco dopo la Dieta Svizzera lo esilia in perpetuo dallo Stato. Si reca a Parigi, dove il 5 luglio è arrestato; è rilasciato a patto che parta per l'Inghilterra. Nel 1837 gennaio giunge a Londra. E' in miseria: riceverà più tardi modesti compensi per la collaborazione a giornali e riviste inglesi.
Siamo ormai nel 1840. Il 30 aprile ha ricostituito la Giovine Italia. Il 10 novembre inizia a Londra la pubblicazione del periodico "Apostolato popolare", che reca nel sottotitolo "Libertà, Eguaglianza, Umanità, Indipendenza, Unità - Dio e il popolo - Lavoro e frutto proporzionato".
1841 Fonda una scuola gratuita per i fanciulli poveri in Londra.
L'8 settembre 1847, da Londra, sottoscrive una lunga lettera a Pio IX indicandogli ciò che dovrebbe e potrebbe fare poi si reca a Parigi dove detta lo statuto dell'Associazione Nazionale Italiana. Il 7 aprile giunge a Milano liberata dagli austriaci. Fonda il quotidiano "L'Italia del popolo", nel quale chiarisce le proprie idee sul modo di condurre la guerra. Nell'agosto lascia Milano per l'arrivo degli austriaci, raggiunge Garibaldi a Bergamo e lo segue in qualità di alfiere. L'8 agosto ripara in Svizzera, dove rimarrà fino al 5 gennaio 1849.
Il 9 febbraio 1849 è proclamata la Repubblica Romana. Goffredo Mameli telegrafa a Mazzini: "Roma Repubblica, venite!". Il 5 marzo entra in Roma "trepidante e quasi adorando". Il 29 marzo è nominato triumviro. Il 30 giugno, di fronte all'impossibilità di resistere oltre in Roma, respinta la sua proposta di uscire con l'esercito e trasferire altrove la guerra, si dimette con gli altri triumviri perché dichiara di essere stato eletto a difendere, non ha sotterrare la Repubblica. Entrati i nemici, parte il 12 luglio per Marsiglia. Si reca quindi a Ginevra e successivamente a Losanna, dove è costretto a vivere nascostamente.
Nel 1851 torna nel gennaio a Londra, dove si fermerà fino al 1868, salvo numerose visite di settimane o di pochi mesi nel continente. Fonda nella capitale inglese la società "Amici d'Italia" per estendere simpatie alla causa nazionale. Focolai di protesta e rivoluzione, intanto, si spandono dappertutto. E' il 6 febbraio 1853 quando, ad esempio, a Milano è represso nel sangue un tentativo insurrezionale contro gli austriaci.
Dopo alcuni anni ancora fuori dall?Italia, nel '57 torna a Genova per preparare con Carlo Pisacane l'insurrezione che dovrebbe poi scoppiare nel capoluogo ligure. La polizia non riesce ad arrestare Mazzini che, per la seconda volta, sarà condannato a morte in contumacia (28 marzo 1858).
Londra, ancora una volta accoglie l'esule in pericolo. Da lì scrive a Cavour per protestare contro alcune dichiarazioni pronunciate dallo statista e si oppone, sostenuto da numerosi altri repubblicani, alla guerra all'Austria in alleanza con Napoleone III. Escluso dall'amnistia concessa all'inizio della guerra, si reca clandestinamente a Firenze. La speranza è quella di poter raggiungere Garibaldi per l'impresa dei Mille cosa che si avvera solo nel 1861, grazie ad un'adunanza di mazziniani e garibaldini in soccorso a Garibaldi in difficoltà in Sicilia e Napoli.
L'11 agosto parte per la Sicilia sperando in un movimento insurrezionale. A Palermo prima di scendere dalla nave, è dichiarato in arresto; il 14 agosto è portato al carcere del forte di Gaeta. Il 14 ottobre è liberato, in virtù dell'amnistia concessa ai condannati politici per la presa di Roma. Dopo brevi soste a Roma, Livorno, Genova, riprese la via dell'esilio. E' a Lugano alla fine di ottobre; ritorna a Londra alla metà di dicembre.
1871 Il 9 febbraio esce a Roma il numero - programma del settimanale "La Roma del popolo". Il 10 febbraio lascia Londra per Lugano. Nel novembre promuove il Patto di Fratellanza tra le società italiane operaie.
1872 Giunge in incognito a Pisa il 6 febbraio, ospite dei Nathan-Rosselli, dove muore il 10 marzo. Il 17 successivo si svolgono a Genova i funerali solenni, vi partecipano, secondo i calcoli della polizia, circa centomila persone.
Una perculiarità di Mazzini è quella di non aver mai aderito alla visione marxista della storia e di aver rigettato sia la teoria della divisine per classi che l'impostazione rivoluzionaria violenta propria del comunismo, pur essendo legato ad una concezione solidaristica dei rapporti sociali. La sua rivolta era una rivolta di libertà, non un tentativo di cambiare la società per instaurarne una "più giusta".
Le sue ultime battaglie politiche si erano dirette, per l'appunto, contro il progressivo affermarsi dell'egemonia marxista all'interno del movimento operaio italiano, contro la quale aveva promosso, nel 1864, un Patto di fratellanza fra le società operaie aderenti a un programma moderato e interclassista.

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