Dal 1978 è il Gatto che ha rivoluzionato
l’Universo delle strisce a fumetti. Istrionico, cinico, carnefice crudele nei
confronti del suo nemico/amico –il cagnolino Odie; il tutto dentro la casa di
Jon, il loro padrone.
Ma quanto sappiamo di questo felino curvy
dal pelo color carota e dall’umorismo tagliente? Scopriamolo assieme in dieci
sinuosi e leggiadri passi da gatto, oppure passi pesanti e cicciosi alla
Garfield.
- Il Gatto da 2.500 testate (e anche di più)
Le strisce a fumetti riguardanti
Garfield vengono pubblicate dal 1978, anno in cui Jim Davis ha creato il
personaggio e il suo Universo. Da allora ne è passato di inchiostro sotto i
ponti e Garfield ha fatto innamorare sempre più persone della sua ironia. Dal
2001 il gattone rosso detiene il record di Comics Strip (striscia a fumetti)
più pubblicata al mondo: oltre 2500 testate, distribuite nei 4 angoli del
globo, ancor oggi la pubblicazione.
- Dagli insetti ai gatti
Jim Davis non esordisce con le strisce
di Garfield, bensì con “Gnorm Gnat”, dove i protagonisti erano… insetti. Il
tutto pubblicato su un settimanale dell’Indiana. Nonostante lui ci credesse
tantissimo, non erano in molti ad amare i ragazzi con sei zampe, ali,
antennine, pungiglioni e via elencando. Così Jim si mise alla ricerca di un nuovo
character. E dalla sua matita nacque il gattone Garfield. Il resto è storia,
anzi storie.
- Garfield a casa di Snoopy
Sono state diverse le strisce di fumetti
che hanno avuto la possibilità di ospitare, in qualità di guest star, Garfield.
Una su tutte ha come protagonista un gruppo di bambini, un bracchetto dalle
molte personalità e il suo padroncino, il fortunatissimo Charlie Brown. Esatto,
signori, i Peanuts hanno ospitato il nostro gattone, in un mash-up tanto bello
quanto divertente. Non dimentichiamoci anche “Grimmy” e “Dilbert”, magari meno
conosciuti in Italia ma bomber di razza in patria.
- Quanti Sy…ndacates prima del “Sì”!
Dopo aver lavorato per un anno e mezzo
sulla caratterizzazione dei personaggi, il nostro buon Jim contattò diversi
Syndacates (ossia, le agenzie editoriali che amministravano la pubblicazione
delle strisce sui quotidiani nazionali), tra cui la King Features (l’agenzia di
Betty Boop e Popeye) e il Chicago Tribune (primo quotidiano della Windy City).
Tutti rifiutarono (a loro piacevano le storie con i cani…) tranne l’illuminata
United Feature Syndacate (la stessa agenzia dei Peanuts di Charles Schultz). Da
lì in poi, Garfield spiccò il balzo; strano a dirsi, per un non atletico come
lui.
- Garfield è mio Nonno
Letto così, potreste aver voglia di
chiamare la Neuro e farmi internare. Lasciate che vi spieghi: il nonno di Jim
Davis si chiamava Davis James A. Garfield. Ecco fatto: ho trovato il nome
perfetto, è il cognome di mio nonno. Grande, Jim!
- Quando Schultz insegnò a Garfield a camminare
Che tra Charles Schultz, il “papà” di
Snoopy e Jim Davis ci fosse una forte amicizia e reciproca stima è risaputo. Fu
proprio Schultz, oltre ad ospitare Garfield all’interno di diverse Strips dei
Peanuts, a suggerire a Davis di rendere il gatto bipede. Da allora, le
interazioni con gli umani furono decisamente più realistiche e spassose. E
tutti noi ringraziamo il buon Schultz, sempre geniale.
- Stampiamo le strips in un Libro? Sì, ma in
orizzontale: parola di Davis
Dopo diversi anni dall’esordio, Garfield
era diventato un fenomeno mondiale, così forte che la United propose a Davis di
raccogliere le strips in un volume, destinato alle librerie. Davis si puntò
affinché il volume venisse stampato in orizzontale (così come erano concepite
le strisce) piuttosto che nell’inusuale formato verticale. Tanto disse e tanto
fece che la United cedette. Qui sorge un nuovo problema: il volume, così
stampato, non riusciva a trovare una collocazione ideale sugli scaffali. A
suggerire la soluzione fu il mercato stesso: il volume venne venduto accanto
alle casse delle attività. Risultato? Sold out e vendita alle stelle.
- Dalle strisce ad Hollywood, passando per il
piccolo schermo
Il successo di Garfield è stato così
intenso che, ben presto, si è deciso di trasporre le sue avventure sul piccolo
e grande schermo. Dalle serie televisive al fiorente mercato degli Home Video
(conservo religiosamente ancora una VHS originale, guro), sino ad arrivare ai
videogames (Atari, Nes, Game Boy, Ps2 etc etc) e ai film, dove il nostro
gattone è ricostruito, pelo dopo pelo, in 3D. A dargli la voce è Bill Murray.
Umorismo graffiante, cinico, spietato, con un cure d’oro nascosto dal sarcasmo.
Praticamente Garfield con una tuta da Ghostbuster indosso.
- il sesso di Garfield, ovverosia le domande
(praticamente) inutili
nel 2017 Wikipedia è stata costretta a
sospendere la pagina legata a Garfield. Il motivo? Una querelle accesissima sul
reale sesso biologico del nostro gatto immaginario. Come se il sapere che
Garfield è un maschietto o una femminuccia possa cambiare qualcosa. In ogni
caso, tutto nasce dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Jim Davis nel
2005: “Garfield è universale, in realtà non è né maschio né femmina, né giovane
né vecchio e non appartiene ad alcuna razza, non ha nazionalità, non è né
giovane né vecchio”. Più chiaro di così. Ma Apriti Cielo! Qualcuno ha preso
l’affermazione un po’ troppo sul serio e via al delirio totale. Ricordatevi: è
un gatto immaginario, ci fa ridere con la sua caustica simpatia e ci piace
così. Il resto non conta, davvero.
- Garfield grasso? Lo dice (seriamente) il
veterinario
Per concludere in bellezza la nostra
carrellata su follie preferenziali, nel 1979 – in una striscia- Garfield viene
definito “grasso” dal suo veterinario. Che non sia proprio un peso forma lo
sappiamo. È nato morbido e ci pace così. Ma –sempre su Wikipedia, il ring
perfetto per certi dialoghi sopra i massimi sistemi- qualcuno ha regalato
emozioni, accusano il veterinario di aver utilizzato un linguaggio non consono
all’attuale politica. Ricordo: episodio del 1979, polemica del 2017. In ogni
caso, ora lo definiscono “Curvy”.
A prescindere che sia alto o basso,
magro o grasso, che tifi l’una o l’altro squadra o che voti un partito politico
differente rispetto al tuo, Garfield è l’emblema della simpatia un po’ crudele,
della battuta caustica e dell’indolenza tipica di un gatto, se uno dei nostri
amici potesse parlare la nostra lingua, non credete forse che farebbe anche
peggio del gattone rosso?
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