Fight for your rights!
Un personaggio storico, una di quelle
persone che in vita facevano già parte della leggenda, alla stregua di Mikhail
Gorbaciov o Fidel Castro. Nelson Mandela infatti è stato ed è il simbolo del
Sud Africa, appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta
contro l'apartheid ed alla conquista della libertà per il suo
popolo. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua statura morale e la
convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri.
Figlio di un capo della tribù Thembu (e
quindi, secondo il sistema di caste tribali vigente in Africa, di origini
aristocratiche), Nelson Rolihlahla Mandela nasce il 18 luglio 1918. Dopo aver
seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la
laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica attiva diventando
membro dell'ANC (African National Congress) guidando per anni campagne
pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid", ossia quel regime politico che favorisce,
anche sul piano legale e giuridico, la segregazione dei negri rispetto ai
bianchi.
Del 1960 è l'episodio che segnerà per
sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è
conosciuto come "il massacro di Shaperville", elimina volontariamente
e con una proditoria operazione 69 militanti dell'ANC.
In seguito, mette al bando e fuorilegge
l'intera associazione. Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e riesce
a fuggire. Raccolti gli altri esponenti rimasti in vita, dà vita ad una frangia
militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri diritti con
le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è
condannato all'ergastolo.
La più alta testimonianza dell'impegno
politico e sociale di Mandela la si ritrova proprio nel discorso pronunciato di
fronte ai giudici del tribunale, prima che questi pronunciassero il loro
verdetto: "Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e
disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono
stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro
le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste
considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho
intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle
proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente
della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili
condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo
paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che
i criminali che
dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo".
Passano più di vent'anni e, malgrado il
grande uomo sia costretto alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di
tutti e dalle luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura
crescono sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori
internazionali.
Il regime tiene Mandela in gattabuia ma
è sempre lui il simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel
febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben consapevole che
ormai non si poteva più toccare un tale simbolo, pena la ribellione di vasti
strati dell'opinione internazionale, l'allora presidente sudafricano Botha
offre a Mandela la libertà purché rinneghi la guerriglia. In realtà, l'accusa
di sovversione armata, l'accenno alla guerriglia appunto, è solo un modo per
gettare discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di
base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo Mandela rifiuta l'offerta,
decidendo di restare in carcere.
Nel 1990 su pressioni internazionali e
in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime
segregazionista, Nelson Mandela viene liberato.
Nel 1991 è eletto presidente dell'Anc,
movimento africano per la lotta all'apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per
la pace mentre l'anno dopo, durante le prime elezioni libere del suo paese (le
prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri), viene eletto
Presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del governo. Resterà in carica
fino al 1998.
Nella sua breve vita politica ufficiale
ha dovuto subire anche un'altra logorante battaglia. Trentanove case
farmaceutiche intentarono un processo a Nelson Mandela portandolo in tribunale.
L'accusa era quella di aver promulgato nel 1997 il "Medical Act", una
legge che permetteva al Governo del Sud Africa di importare e produrre
medicinali per la cura dell'Aids a prezzi sostenibili. A causa delle proteste
internazionali che tale causa ha sollevato, le suddette multinazionali hanno
poi deciso di desistere dal proseguire la battaglia legale.
Sul piano della vita privata, il leader
nero ha avuto tre mogli. Della prima consorte, sposata assai giovane, si sa ben
poco. La seconda è la celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie
alla sua strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico,
"madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito
è stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di persona
all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati, con tanto di divorzio
legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è poi risposato con la
cinquantenne Gracia, vedova del presidente del Mozambico, assassinato in un
incidente aereo organizzato dai servizi segreti del regime segregazionista
bianco.
Nel giugno 2004, all'età di 85 anni, ha
annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo
possibile con la sua famiglia. Il 23 luglio dello stesso anno, con una
cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la città di Johannesburg gli ha
conferito la più alta onorificenza cittadina, il "Freedom of the
City", una sorta di consegna delle chiavi della città. Nelson Mandela
muore all'età di 95 anni il giorno 5 dicembre 2013. https://biografieonline.it/biografia-nelson-mandela
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