Essendo puramente dimostrativa, la pila originale di Fermi non produceva
energia utilizzabile; tuttavia un moderno reattore elettronucleare a neutroni
lenti non ne è fondamentalmente diverso. Oggi le pastiglie di uranio sono
contenute in un involucro metallico ad altissima resistenza, capsule di
acciaio o lega di zirconio; l'elemento moderatore può ancora essere la
grafite ma è più spesso, nei modelli più diffusi, la stessa acqua di
raffreddamento; il combustibile non è più l'uranio naturale ma un uranio
arricchito mediante un procedimento che porta l'uranio 235 dallo 0.7 fino al
4 %. Un piccolo reattore dimostrativo a cielo aperto, con le bacchette di
uranio immerse in una piscina di parecchi metri di profondità e in cui
l'acqua è illuminata di un bel colore blu dal bombardamento radioattivo, fa
pensare a un meraviglioso fenomeno scientifico, non al mostro che potrebbe
divorare il mondo.
Anche la pila di Fermi era apparentemente innocua, eppure conteneva tutte le indicazioni sia per la produzione di energia sia per l'esplosione nucleare, entrambe basate sullo stesso elemento chiave della reazione a catena, il processo di fissione. La pila di Fermi era dunque una creatura tecnologica straordinaria. A partire da quel modello abbiamo costruito macchine sempre più grandi, più complesse, più potenti. Dai due-trecento megawatt elettrici dei primi esemplari siamo ormai ad una taglia media di mille e si progettano reattori da tremila megawatt: più radioattività,più calore, rischio di meltdown con conseguenze disastrose.Negli ultimi anni per porre freno a questa tendenza al gigantismo nucleare si è iniziata la progettazione di reattori di piccola taglia, dell'ordine di cento megawatt, alcuni dei quali già in funzione. Tuttavia, oltre ad essere proporzionalmente più costosi, i minireattori non risolvono interamente il problema della sicurezza:se ciascuno di essi contiene una minore radioattività, l'insieme rappresenta un pericolo più diffuso. L'atomo di pace diventa atomo di guerra per la presenza dell'uranio 238 che fa del reattore, lo si voglia o no, una macchina per produrre il plutonio, l'ingrediente più comune delle bombe A. Il plutonio si forma spontaneamente durante il processo di fissione, insieme agli altri isotopi più o meno instabili, le famose scorie radioattive generate dalla trasformazione dell'uranio. Ogni sei mesi, un anno, il combustibile deve essere sostituito.Lo si fa inserendo nuove barre di uranio al posto di quelle consumate che tuttavia non sono inerti ma cariche di tutti i prodotti della fissione in forma solida, liquida o gassosa, che continuano a emettere raggi alfa, beta e gamma. A questo stadio la radioattività è ancora così intensa da produrre calore e imporre quindi un energico raffreddamento del materiale. Le barre vanno prima trasferite in vasche di raffreddamento annesse alla centrale, dove ha luogo una parziale decontaminazione naturale con il decadimento dei radioisotopi a vita più breve; quindi sottoposte, in appositi impianti, a un trattamento chimico per la separazione dei vari elementi, con il recupero dell'uranio non trasformato dalla fissione e l'accantonamento del plutonio e delle altre scorie. Si apre a questo punto il grave problema dell'eliminazione dei rifiuti radioattivi.Con vari metodi sono inceneriti,triturati,macinati,pressati,vetrificati e inglobati in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura. Queste "vergogne" dell'energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine.Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanze radioattive che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo.Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie saranno attive per millenni. La sicurezza assoluta non esiste neppure in quest'ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche, lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dai fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di cesio e di plutonio e altri radioisotopi nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari. Neppure il deposito sotterraneo, a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto secondo me, completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi, dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico che trasformi una zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque e andare lontano a contaminare l'uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente. "Il reperimento e lo sfruttamento delle fonti energetiche, costituisce oggi uno dei problemi più gravi ed urgenti che la nostra società si trova a dover affrontare. L'energia nucleare, che sembrava in un primo momento poter essere la soluzione più valida, perché energia pulita, si è rilevata ora piena di pericoli e di minacce per l'uomo; d'altra parte anche le tradizionali fonti di energia e le cosiddette "fonti alternative" non sembrano adeguate a risolvere il problema. |
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lunedì 2 dicembre 2019
Lo sapevate Che: Fermi il 2 dicembre 1942 innesca la prima reazione nucleare a catena
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