Si intitolava “Onda libera”
il programma televisivo con il quale Roberto Benigni debuttò nel 1976. Si
trattava di una trasmissione satirica innovativa trasmessa da Rai Due e ideata
dallo stesso mattatore toscano, insieme con il regista Beppe Recchia. Il punto
di partenza di una carriera da Oscar.
Noto e popolare monologhista teatrale,
dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio pubblico tra i più
conosciuti e apprezzati in Italia e nel mondo. Le sue interpretazioni cinematografiche e le sue apparizioni
televisive mettono in scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva, in
quest'ultime, sulla sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Fra i
numerosi riconoscimenti vale ricordare l'Oscar
al miglior attore, conseguito nel 1999 per l'interpretazione nel film (da lui stesso diretto) La vita è bella; a cui
segue un Oscar al miglior film straniero per la stessa pellicola. È stato l'unico interprete maschile
italiano a ricevere l'Oscar come miglior attore protagonista recitando nel
ruolo principale in un film in lingua straniera, dopo quello vinto da Anna Magnani nel 1956 e da Sophia Loren nel 1962.
Benigni si è impegnato come lettore,
interprete a memoria e commentatore della Divina Commedia di Dante Alighieri, per la cui diffusione è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura 2007. Nelle vesti di divulgatore ha, inoltre, recitato il Canto degli Italiani,
i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana e i dieci
comandamenti biblici ricevendo consensi di pubblico
e critica.
I primi successi e la televisione
Dopo una comparsata
nello sceneggiato Sorelle Materassi nel 1972 (sua prima esperienza di
attore in assoluto), dopo il successo di Onda Libera, prende parte
alla miniserie televisiva Ma che cos'è questo amore? (1979) per la regia di Ugo Gregoretti.
Ma è soprattutto
a teatro che
appassiona il pubblico, specie con il one-man show Tutto Benigni nel
quale è protagonista assoluto delle sue varie macchiette; il successo porta
Benigni a riproporre lo spettacolo nel 1983 e poi nuovamente nel 1989. Nel 1977 è di nuovo sul piccolo
schermo col programma Del resto, fu un'estate meravigliosa.
Mentre prosegue l'attività cinematografica in ruoli di secondo piano, tranne
nel ruolo da protagonista di un bizzarro maestro elementare nel film Chiedo asilo di Marco Ferreri,
nel 1978 partecipa
al programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica,
nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. Questa
nuova forma di comicità attirò l'interesse della critica, che negli anni a
venire verrà spaccata in due tra cui la giudicherà come una forma d'ironia
rivoluzionaria e divertente e chi invece la considera scandalosa e
inappropriata.(..).
«Chi siete? [...] Cosa portate? [...] Sì, ma
quanti siete? [...] Un fiorino!»(Non ci resta che piangere)
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Nel 1983 ha inizio la sua carriera
di regista cinematografico con Tu mi turbi,
film in quattro episodi dove ha ancora modo di mostrare la sua incontenibile
verve nella famosa scena della guardia al Milite Ignoto.
Il film viene apprezzato da pubblico e critica, quest'ultima però accoglie
tiepidamente la sua prova dietro la macchina da presa.
Grandissimo successo al botteghino e di
cassetta lo ottiene poi, nel 1984, Non ci resta che piangere, scritto, diretto e interpretato con Massimo Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune e divenuti
immortali.[6][7] I due comici, grandi amici, simili per l'uso personale della
parola e della mimica e per il ricorso al dialetto, ma anche profondamente diversi per l'appartenenza a due universi
culturali tra loro assai distanti, appaiono come complementari in questo che
restò il loro unico film recitato in coppia.
L'idea iniziale era quella di due uomini che
si innamorano della stessa donna, ma questa risultò enormemente banale sia ai
protagonisti sia a Giuseppe
Bertolucci, anch'egli sceneggiatore della pellicola, e
decisero quindi di cambiare rotta. Furono impiegate nove settimane di
lavorazione, e alla sua uscita il film raccolse ben cinque miliardi di lire
solo al primo weekend di programmazione, sorpassando di gran lunga i fenomeni
del momento Indiana Jones e il tempio maledetto e Rombo di tuono. I critici lodarono il lavoro svolto dai due protagonisti, definendoli
i nuovi Totò e Peppino
De Filippo. Complessivamente il film incassò 15
miliardi di lire, piazzandosi nella top ten dei migliori incassi della
stagione, superando altre commedie di successo come I due carabinieri di Carlo Verdone e Lui
è peggio di me. Non ci resta che piangere rimarrà
la loro unica collaborazione.(..).
«Come
compagni d'avventura ho scelto Benigni e Villaggio. Due geniali buffoni, due
aristocratici attori, unici, inimitabili, che qualunque cinematografia può
invidiarci tanto sono estrosi. Penso che possano essere gli amici ideali per
inoltrarsi in un territorio che non ha mappe, né segnaletica.» (Federico
Fellini)
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comincia una proficua
collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo
Cerami in quattro pellicole
da lui anche prodotte per la sua Melampo Cinematografica, fondata insieme a Nicoletta
Braschi nel 1991, che ottengono uno straordinario successo di pubblico:
nella prima, Il piccolo diavolo, recita al fianco di Walter Matthau nei panni di un diavoletto inviato sulla terra
per scoprire il mondo; nella seconda, Johnny
Stecchino, si sdoppia in due
personaggi e nella terza, Il mostro, allude certamente al famigerato mostro di
Firenze per i delitti del
quale in quegli anni si celebrava il processo a Firenze. In questi film mette a tacere la sua vena più
aggressiva e popolana per concentrarsi, sempre con lo strumento comico
dell'equivoco, su tematiche scottanti e attuali come appunto il mostro di
Firenze e il fenomeno del pentitismo mafioso.
La vita è bella
«Buongiorno
principessa!»
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Nel 1997 raggiunge la notorietà internazionale con
l'acclamato film La vita è bella, che racconta la tragedia dell'olocausto in una declinazione differente da quella sino ad
allora comunemente utilizzata (per esempio nel lungometraggio di Spielberg Schindler's List
- La lista di Schindler). La pellicola suscita critiche per i
tratti a volte più ironici, in contrasto con l'argomento trattato. Benigni,
figlio di un ex-deportato (Luigi Benigni fu deportato durante la guerra in un
campo di lavoro nazista, e il film si basa in parte sulle sue esperienze), ha
difeso la scelta di trattare tale tema con approccio diverso, la sceneggiatura con tratti di dramma e di commedia, infatti, mira
ad accentuare la drammaticità e la commozione di alcune scene, proprio grazie a
questo contrasto. Il film esorcizza la tragedia ponendo l'accento sull'effetto
che essa può avere su un bambino. Nella pellicola è proprio il padre,
impersonato dall'attore toscano, a salvare il destino e l'animo del figlio.(..).
Un controverso Pinocchio
Nel 2001 incominciò la lavorazione
di Pinocchio, annunciata nell'autunno 2000 e uscito nelle sale
italiane l'11 ottobre 2002,
di cui firmò la regia, la sceneggiatura (con Vincenzo Cerami) e
la produzione. Si trattò del film più costoso della storia del cinema italiano (45
milioni di euro).[21] Benigni
scelse di essere quanto più fedele al romanzo di Carlo Collodi, e
infatti sono davvero poche le differenze riscontrabili tra il romanzo e il
film.
In Italia il
film vinse due David di Donatello e un Nastro d'argento per
la migliore colonna sonora, ma la critica non fu totalmente concorde nel
considerarlo un'opera riuscita, denunciandone in particolare la mancanza di
sentimento nell'interpretazione dei personaggi....Al botteghino il
film ottenne risultati ottimi in Italia (circa 26,2 milioni di euro) ,
mentre nel resto del mondo (e in particolare negli USA) fu un flop, arrivando a
malapena a coprire i costi di produzione. (..).
Ritorno a teatro con Tutto Dante
Un rapporto particolare lega poi l'attore toscano con
la Divina Commedia e Dante: tiene letture sull'argomento in diverse università ed è molto apprezzato per le sue recitazioni a memoria di interi
canti del poema: resterà memorabile quella dell'ultimo canto del Paradiso
avvenuta il 23 dicembre 2002 nel
teatro di posa degli Umbria Studios a Terni, alla presenza di un folto pubblico televisivo,
ispirate dalla tecnica della poesia estemporanea, una forma d'arte popolare in Toscana.(..).
I vari Sanremo e il tour mondiale di Tutto
Dante
«Siate felici, e se
qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non scordatevi della
felicità»
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Dopo sette anni,
Roberto Benigni torna al Festival di
Sanremo alla prima serata nell'edizione 2009, anche se questo aveva acceso varie
polemiche riguardo agli esorbitanti compensi elargiti all'attore toscano.
Tuttavia la partecipazione di Benigni al festival sorprende tutti, per
l'ennesima volta: durante il suo monologo il comico dà
sfogo a tutta la sua satira,
prendendo di mira, tra gli altri, ancora una volta Silvio Berlusconi e
la cantante in
gara Iva Zanicchi,
la quale si risentirà molto dell'intervento di Benigni, reputandolo la causa
della sua eliminazione dal concorso canoro.[30] Alla
fine della sua esibizione Benigni in merito alle polemiche sulla canzone
di Povia in gara nello stesso Festival, inerente allo
scottante tema dell'omosessualità,
il comico toscano recita a memoria una lettera scritta da Oscar Wilde al
suo giovane compagno, durante la prigionia in Inghilterra per i suoi sentimenti
omosessuali.
Il 7 marzo 2009, Benigni ha inaugurato a Parigi il tour che
ha portato la Divina Commedia in
giro per il mondo. Lo spettacolo è stato un grande debutto: Benigni esordisce
annunciando che «è la prima volta che sono in scena all'estero, così dal vivo».
Il Grand Rex rende omaggio all'attore toscano con una prolungata ovazione alla
fine dello spettacolo che ha entusiasmato i circa 3.000 presenti.(..)
Tutto Dante 2012 e La
più bella del mondo
Il 15 giugno 2012 ha
ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Firenze Matteo Renzi[42][43] ed è stato presente alla camera ardente del
regista Giuseppe Bertolucci, suo grande amico e collega. È tornato dopo 6 anni in piazza Santa Croce con Tutto Dante riportando la lettura della Divina
Commedia. (..).
Tutto Dante 2013 e I
dieci comandamenti
Ritornò in piazza Santa
Croce di nuovo con Tutto Dante per
12 serate riportando la lettura della Divina Commedia dove
ha terminato gli ultimi 12 canti dell'Inferno.
Il 13 ottobre 2014 in una conferenza stampa è
stato annunciato il ritorno di Benigni su Rai 1 con
uno spettacolo incentrato sui dieci
comandamenti. In realtà voci di un ritorno di Benigni in RAI si
avevano già dall'autunno 2013, ma si vanificarono a causa di
altri impegni del comico toscano.[51] Il
direttore di rete Giancarlo Leone ha
confermato che lo spettacolo si terrà entro dicembre.(..).
Il ritorno al cinema
Il 13 maggio 2018 Benigni è tornato al Festival di
Cannes dopo vent'anni dall'ultima partecipazione: il
comico nell'occasione ha aperto il red carpet di Lazzaro felice diretto
da Alba
Rohrwacher, per poi consegnare il Prix d'interprétation masculine a Marcello Fonte per
il film Dogman.[58]
Il 26 ottobre 2018, dopo sei anni di assenza, viene annunciato il ritorno di Roberto
Benigni sul grande schermo:[59] ricoprirà il ruolo di Geppetto nel nuovo adattamento di Pinocchio diretto da Matteo Garrone.(..). A proposito dell'ingresso nel cast di Benigni, Matteo Garrone ha rivelato:
«Girare finalmente
Pinocchio e dirigere Roberto Benigni sono due sogni che si avverano in un
solo film. Con il burattino di Collodi ci inseguiamo da quando, bambino,
disegnavo i miei primi storyboard. Poi, negli anni, ho sempre sentito in
quella storia qualcosa di familiare. Come se il mondo di Pinocchio fosse
penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei
film tracce delle sue Avventure. Anche con Benigni è stato un inseguimento
iniziato molto tempo fa: l'ho conosciuto da bambino, grazie a mio padre.
Avere finalmente l'opportunità di lavorare insieme è per me un'occasione
straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta la famiglia, grandi e
piccoli, e nessuno come Roberto - che ha divertito e commosso milioni di
spettatori in tutto il mondo - riesce a emozionare il pubblico di ogni età.
Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato accettando di condividere
con me questa nuova, spericolata avventura»(Matteo Garrone). (..).
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Nel film con Lino Banfi, Vieni
avanti cretino (1982) mentre il protagonista lavora al
bar, porta il caffè al cliente (sosia di Benigni, l'attore toscano Mireno
Scali) e gli chiede «scusi lei è toscano?» «non è
quello che parlava male del Papa?» chiaramente riferito a Benigni (Il pap'occhio, 1980), al che lui risponde «Ci mancherebbe altro».
Il 16 dicembre 2014, prima della diretta
della seconda parte dell'esegesi dei dieci
comandamenti biblici, papa Francesco telefona privatamente a Roberto Benigni. È stato definito dal papa
un grande artista.
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