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giovedì 31 agosto 2017

Speciale: Menù del Giovedì...



Crema con Lattuga e Spinaci
Per 4 persone

300 gr di lattuga, 300 gr di spinaci, 1 lt di brodo, 2 dl di panna o latte, 1 tuorlo d’uovo, 1 scalogno, parmigiano grattugiato, 2 fette di pane casereccio, burro, sale e pepe.

Pulire, lavare e ridurre a listerelle spinaci e lattuga. Tritare finemente lo scalogno e farlo rosolare adagio in un tegame, con 30 gr di burro. Aggiungere le listerelle delle 2 verdure, rosolare per qualche minuto e versarvi il brodo bollente, continuando la cottura per ¼ d’ora. Passare il composto al passaverdura e rimetterlo nuovamente nel tegame. Ridurre a dadini il pane, spolverarlo di parmigiano grattugiato e farlo grigliare per pochi secondi sotto il grill. Riportare a bollore il passato. In una ciotola sbattere il tuorlo d’uovo, con la panna (o il latte), una grattugiata abbondante di parmigiano e un pizzico di sale, versare nel composto di verdura, togliendolo prima dal fuoco. Mescolare per qualche secondo, aggiustando di sale e pepe. Servire la crema accompagnandola con i crostini di pane.

Oppure:

Pancake con Riso accompagnato da salsa di Pomodoro
Per 4 persone

200 gr di riso integrale, gr 450 di pomodori pelati (anche in scatola), 1 spicchio d’aglio tritato finemente, 1 cipolla tritata finemente, 6 foglie spezzettate di basilico, 2 cucchiai di prezzemolo tritato 80 gr di farina bianca, 1 uovo battuto leggermente, 1 dl di latte, 60 gr di gherigli di noce tritati, la scorza grattugiata di un’arancia naturale, olio evo, sale e pepe nero
                                                                                                                     
In una pentola lessare il riso al dente in abbondante acqua bollente salata per circa 40 minuti, finchè risulti morbido. Scolarlo e tenerlo da parte.
Nel mentre mettere i pomodori in un tegame medio con 3 cucchiai di olio, l’aglio e il basilico. Regolare di sale e pepe. Far cuocere per 15 minuti a fuoco medio.
In una terrina mescolare la farina con l’uovo, regolare di sale e pepe, incorporare gradualmente il latte, sino ad ottenere una pastella densa. Incorporare anche il riso, la cipolla, le noci, la scorza d’arancia e il prezzemolo.
Scaldare in una padella dell’olio e versarvi delle cucchiaiate del composto, formando dei dischi leggermente appiattiti (aiutandovi con un cucchiaio di legno). Fare dorare i pancake su entrambi i lati. Servirli caldi, accompagnandoli con la salsa di pomodoro.

Verdure al salto con Caprese
Per 4 persone

300 gr di mozzarella di bufala. 300 gr di pomodori maturi, 15 gr di basilico freschissimo, origano secco o fresco un pizzico, 150 gr di zucchine, 90 gr di sedano verde, 1 peperone rosso a julienne, un pizzico di timo, olio evo, sale, pepe.

Lavare e tagliare le zucchine e il sedano in modo regolare.
Mettere in una padella 3 cucchiai d’olio e fare rosolare velocemente il sedano, poi aggiungere i peperoni e infine le zucchine.
Condire con sale e pepe e profumare con il timo. Mescolare delicatamente e far cuocere per pochi minuti.
Nel mentre lavare e asciugare i pomodori e taglarli a fette sottili.  Anche la mozzarella ridurla a fette sottili.
In un largo piatto da portata disporre le fette di mozzarelle e di pomodoro, alternandole. Al centro sistemarvi le verdure saltate.
Decorare con le foglie di basilico (lavate asciugate e spezzettate con le mani), e una spolverata di origano. Solo alla fine, prima di servire, salare in superficie la preparazione (onde evitare che fuoriesca l’acqua di vegetazione).

Dessert Ghiacciato alla Menta
Per 4 persone

350 gr di panna, 3 albumi, ½ tavoletta di cioccolato fondente, 3 cucchiai di sciroppo alla menta.

Grattugiate il cioccolato. Montate separatamente panna e albumi.
Passate al setaccio lo zucchero a velo e unitelo alla panna. Incorporate lo sciroppo di menta, quindi gli albumi e il cioccolato fondente.
Suddividete il composto nelle coppette e mettete in freezer per circa ¾ d’ora.

Lo Sapevate Che: Radici con sorpresa (non sempre gradita)...



Nella Immensa Insalatiera di razze che conosciamo come America, l’origine etnica, per quanto lontana e vaga, è il ramoscello cui molti si aggrappano per cercare un’identità, magari posticcia. “Sono irlandese”, sentirete dire da qualcuno che ha un bisnonno immigrato da un paese con il quale nessuno dei discendenti ha più avuto un rapporto. “Sono italiano”, “Sono tedesco”, anche se la sola relazione concreta con la nazione da cui vennero gli antenati è la frequentazione di pessimi ristoranti. A questa tenace bisogno di conferma stanno rispondendo laboratori che, per cifre modeste e in poche settimane, analizzano la saliva per cercare le tracce di progenitori e progenitrici, nella notte del passato. “È pur curiosità”, dicono i clienti, e curiosa era Alice Campbell Plebuch, una dei quasi 10 milioni di americani che hanno speso i 99 dollari per lo studio del Dna, la mappa della propria esistenza. Era nata da una madre che vantava un’origine irlandese. Anche il padre era figlio del popolo di San Patrizio, un militare cresciuto in un orfanotrofio di suore cattoliche cui l’avevano affidato i genitori, immigrati poverissimi. Ma quando i risultati dell’esame le furono recapitati, Alce chiamò immediatamente il laboratorio, protestando per un errore evidente. Il suo Dna indicava che per metà era un’Ashkenazi, appartenente cioè a quella parte della diaspora israelita insediatasi soprattutto in Europa Orientale. Disciplinatamente, la società richiese un altro campione di saliva, ma il riesame gratuito confermò il primo esito: Alice era per metà irlandese, per metà ebrea. Niente, neppure una dei 37mila miliardi di cellule che compongono il suo corpo era stata cambiata da quella rivelazione. Quella che era cambiata, rovesciandosi completamente, era la storia della sua vita, e ka scoperta che 50 anni di feste, incontri, ricorrenze, narrazioni familiari erano stati fondati, almeno a metà, su un falso. Ma ogni risposta produce sempre un’altra domanda, e la ricerca cominciò a espandersi come la radice di un albero. Il padre sapeva di non essere irlandese o lo credeva? E se fosse stato davvero irlandese, da chi proveniva quel 50 per cento di Dna Ashkenazi? La curiosità divenne ossessione. Alice convinse i tre fratelli e le tre sorelle a sottoporsi allo stesso esame: tutti risultarono avere la stessa doppia identità genetica. Dunque la mamma era stata fedele al marito, a meno che lo avesse tradito almeno sette volte con un emigrato ebreo. Forse i primi cugini avrebbero potuto risolvere il mistero. Alice persuase anche loro a farsi esaminare. In tutti c’era la presenza di caratteri irlandesi ed ebrei. In tutti, a meno uno. Il cugino con il quale era cresciuta, che era stato il suo amico più caro, il figlio più amato della zia materna, non presentava la minima traccia di sangue ebraico. E neppure irlandese. Il suo cocktail genetico era italiano e greco. Mesi di analisi, centinaia di dollari spesi, discussioni interminabili erano serviti soltanto a dimostrare che il cugino era stato adottato, senza che i genitori glielo avessero mai rivelato. Alla fine di questa fiaba genetica, la sola conclusione accettabile è stata proprio la sua, quella del cugino-non cugino: “Alice”, le ha detto, “smettila. Se anche non siamo nati parenti lo siamo diventati nella vita che abbiamo vissuto con la nostra famiglia”. E siccome era un avvocato, le diede il consiglio che ogni buon avvocato conosce: non fate mai domande delle quali non volete conoscere la risposta. “Tu sei chi sei, Alice. Non quello che erano i tuoi antenati”.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica – 26 agosto 2017-

Lo Sapevate Che: La Strage di Barcellona? Colpa di Nelson Mandela...



“Nessuno nasce odiando un’altra persona per il colore della sua pelle, per il suo passato o la sua religione” scrive Barack Obama su Twitter a commento dei fatti di Charkottesville (città della Virginia dove, a margine di un’orgogliosa manifestazione di nazisti, uno di questi ha investito in macchina alcuni contestatori uccidendo una ragazza). Alla forza della frase, che è una citazione di Nelson Mandela, dà ulteriore sostegno una foto di Obama sorridente alle prese con tre bambini. Icona del passato remoto più icona del passato prossimo bastano per dare forma e sostanza al tweet più cuorato di sempre della storia del social network più usato da Trump. Oggi, davanti al disfacimento dei tempi, e in assenza di icone (o idee) del presente in grado di invertire la rotta, si reagisce soprattutto così (ed è comunque qualcosa). Anche se probabilmente gran parte di coloro che hanno messo il cuore alla frase di Obama non sa nemmeno chi sia stato Mandela (un po' come quelli che pensano che Bella Ciao sia una canzone del Modena City Ramblers, ci si aggrappa a quel record di cuori per sentirsi meno soli. Pochi giorni dopo il fondamentalismo islamico farà strage nel centro di Barcellona (con un furgone contro la folla), e chi già si sentiva in guerra si affretterà a ribadire l’esigenza di lustrare le armi anziché usare “gessetti colorati” (il simbolo della resistenza pacifica, ritenuta inutile, dannosa, buonista e ipocrita dai più facinorosi leader di destra), senza capire che sono proprio quei gessetti colorati, qualora ne fossero rimasti in giro, a marcare una minima differenza tra chi uccide e chi ragiona, tra chi odia e chi dialoga. Trovare appigli, mentre basi e regole di convivenza del mondo “occidentale” o comunque “civilizzato” (quello che lo renderebbero “migliore” degli altri) crollano giorno dopo giorno, è sempre più complicato. Del resto, se il presidente degli Stati Uniti d’America avalla il razzismo omicida al punto da far esultare i nazisti che lo hanno eletto, ogni tentativo di affermare l’ovvio in difesa dei normali diritti dell’uomo, ovunque questi siano lesi o messi in discussione, sembra vano. Chi una colta indossava il cappuccio, oggi gira a volto scoperto. Il dominio dell’intolleranza e dell’indifferenza rotola implacabile a ogni latitudine legittima a osare l’inosabile, genera emulazione o afasia anche tra chi dovrebbe provare a opporsi. Diventare più cattivi, anziché più intelligenti di chi distrugge, è la linea. Non servirà purtroppo una frase di Nelson Mandela, che in prigione ha passato 27 anni della sua vita a lottare contro l’apartheid, a sensibilizzare il governo italiano alle sorti di chi, respinto, è destinato a marcire tra umiliazioni e sofferenze nelle carceri libiche. Nelson Mandela, con molta probabilità, oggi sarebbe ritenuto corresponsabile della strage di Barcellona.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di La Repubblica – 25 agosto 2017 -