Qui Angelopoulos, Markaris e altri poeti spiegano, fra l’altro, la ricchezza fittizia e Alba Dorata cos’è. Dove si parla di Toni Servillo, dell’Opera da tre soldi, di un poliziotto fuori servizio e di un film che non vedremo mai.
Theo Angelopoulos è morto il 24 gennaio del 2023, investito da una moto al Pireo mentre girava L’altro mare, il suo ultimo film. Aveva 76 anni, era il più grande poeta greco contemporaneo. Un poeta delle immagini. Un virtuoso dell’eloquenza del silenzio. “ Tutte le cose davvero importanti si dicono per insinuazione, quasi in silenzio. Quando ho cominciato a girare il mio primo film avevo bisogno di trovare una via d’uscita: volevo dialogare con la Storia, il solo modo per conoscere sé stessi, ma la dittatura non ammetteva questo dialogo. Censurava la Storia. Dovevo trovare allora un linguaggio segreto, irriconoscibile, indecifrabile per l’occhio della dittatura. Era lì, mi stava aspettando: era il silenzio. Le cose che sappiamo davvero sono quelle che affiorano dalla superficie, quelle che sentiamo oltre l’evidenza dei fatti. Nel silenzio, oltre le immagini appare un linguaggio occulto. Resistente. Ecco questo volevo dire, e questo è tutto”. Così spiegava con un raro sorriso in un’intervista video del 2006 contenuta nel bellissimo documentario di Alberto Morais dedicato a Pasolini, Un posto nel cinema. Poi parlava del mare: “I greci, gli italiani, gli spagnoli sono figli del Mediterraneo. Una sola civiltà. Quante generazioni ci vorranno ancora per tornare alla sua acqua?”.
L’altro mare, un copione di settantaquattro pagine appena, porta la data del 3 ottobre 2011. “Abbiamo attraversato il mare che porta ad altro mare”, un verso di Seferis. Il 24 gennaio, con Toni Servillo, stavano girando al porto quando un poliziotto (fuori servizio, specificano i verbali) lo ha travolto. E’ morto dunque tre mesi e dieci giorni prima che Alba Dorata, movimento neonazista, raggiungesse il 7 per cento alle elezioni di maggio facendo eleggere ventuno deputati in parlamento. Due mesi prima di vedere piazza Syntagma e la città vecchia bruciate tra le urla dei manifestanti rabbiosi esattamente come aveva immaginato che sarebbe accaduto, proprio come è scritto nelle pagine del film che non vedremo mai. Cinque mesi prima che alle successive elezioni di giugno svanisse al 12 per cento il Pasok, partito della sinistra maggioritaria una volta al governo, e crescesse sotto l’impulso dei venti e trentenni la sinistra radicale di Syriza, il partito del ritorno alla dracma, della Grecia fuori dall’euro. Come Pasolini, Angelopoulos aveva visto prima. A Ostia, seduto in una baracca di legno davanti al mare, dice di lui: “La grande domanda è se Pasolini abbia scelto di morire qui. In mezzo a queste case di latta e di cartone, un mondo che non è solo povero: è la fine del mondo. Ma è anche un luogo, questo, che convince nel profondo che il mondo a partire da qui deve cambiare. Io non so come: da giovane pensavo di saperlo, ora non più. Ma davanti a questo mare, a queste baracche, alla stele che ricorda Pier Paolo, ai cani randagi e alla gente che cammina sola: ecco, qui lo vedo, lo so. Questo mondo deve cambiare”.
Concita De Gregorio – Io Vi Maledico -
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