Lettera Da Hebron Dove Case e Giustizia
Ora sono al buio
Questa mail la manda Fabio da Twani, piccolo villaggio palestinese a sud di Hebron. “Siamo volontari di Operazione Colomba. Qui, su queste colline semidesertiche, tra lucertole sassi e spine i palestinesi vivono di un’economia di sussistenza dove tutto dipende dalle pecore e dalle capre.
Qui, come nel resto della Palestina, c’è un’occupazione militare check-point continui, arresti di massa, incursioni notturne e tutto ciò che si può associare ad un esercito che “amministra” il territorio.
Ogni giorno i palestinesi devono affrontare attacchi di coloni e retate dell’esercito. Il motivo ufficiale è: ragioni di sicurezza. Così ogni giorno è come un valzer volgare, con i pastori che si muovono piano piano con le greggi e i coloni che chiamano la polizia (israeliana) che arriva, chiede i documenti ai pastori palestinesi, dice che lanciavano le pietre e così, anche se non è vero, la parola dei coloni conta di più di quella di un pastore palestinese, a maggior ragione se ha 17-18 anni.
Nonostante tutte le ingiustizie, qui i palestinesi hanno costituito un Comitato di Resistenza Nonviolenta e, per esempio, vanno a pascolare tutti assieme in terre dove da soli non andrebbero per paura di attacchi. Insomma una critical mass, con le pecore al posto delle biciclette.
A Tawani c’è l’unica scuola elementare di tutta l’area. Dai villaggi di Tuba e Magaer al-Abeed tutti i giorni i bambini vengono fin qui. Con l’inizio della seconda infifada i coloni hanno iniziato ad attaccano i bambini.
Il Parlamento israeliano ha stabilito che i palestinesi hanno il diritto di andare a scuola e ha richiesto all’esercito israeliano di scortarli. Tutti i giorni noi ci limitiamo a monitorare questo singolare servizio di scorta e nonostante non sia più una novità, ancora non riusciamo ad abituarci: una ventina di bambini, tra sei e dodici anni, che partono alle sei e mezzo di mattina e si incamminano fino agli allevamenti dei polli. Lì si fermano e aspettano finchè non arriva la jeep dei soldati israeliani.
Detto questo noi ti salutiamo, anche perché la batteria del computer sta per finire e la corrente cìè soltanto di sera”.
This must be the place è il nome della campagna per l’abolizione della Firing Zone 918 che permetterà all’esercito di cacciare gli ultimi abitanti di questo villaggio palestinese. E’ anche il titolo di una canzone che dice “home is where I’want to be
Ascanio Celestini – Venerdì di Repubblica – 1-3-13
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