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Il nostro protagonista, lo immagino seduto sul trono in cima al monte, all’ombra dell’ulivo secolare, guardando il tre alberi ancorato nel porticciolo privato all’interno dell’insenatura del mare di Sardegna, viene preso da un momento di angoscia, di paura, la paura di essere lasciato solo. Questo non può succedere. Lui ha bisogno di essere amato, di sentirsi desiderato. Il mondo non può fare a meno di lui. E’ in piedi, lo sguardo rivolto al cielo, non sta implorando, questo non lo ha mai fatto. Lui che in un sondaggio fra i giovani di qualche anno fa, era il più amato battendo sia Arnold Schwarzenegger sia Gesù Cristo.
Una domanda gli frulla per la testa: “Dove ho sbagliato?”.
Il magnate dell’impero televisivo ed editoriale che ha costruito, consapevolmente, il suo potere politico sul controllo del sistema radiotelevisivo, negando il pluralismo e il diritto all’informazione conferma quanto ha scritto Enrique Baron Crespo, quando era presidente del gruppo Pse al Parlamento europeo: “Ormai gran parte dei messaggi e dei modelli culturali passa attraverso la comunicazione, visiva in particolare che costituisce anche un sistema economico forte e incurante delle frontiere statali, che produce profitti e che reclama potere”. Berlusconi lo sa bene: è stato prorpio grazie al suo impero mediatico che nel maggio 2001 è riuscito a prendere la rivincita tornando da trionfatore a Palazzo Chigi, con la speranza, ma che nel suo intimo era più che una convinzione, di rimanerci per tutto il resto dei suoi giorni.
Quei giorni sono ormai lontani, i riflettori su di lui si sono spenti, anche quelli che credeva amici, George, Vladimir e Tony si sono complimentati con il suo successore Prodi e oggi si comportano con il nuovo presidente del Consiglio come si comportavano con lui.
Il Cavaliere dovrà di nuovo avere a che fare con la giustizia, se invitato a comparire non potrà nascondersi dietro la scusa “sto lavorando per il Paese e non posso perdere tempo”, oppure andando in Tribunale e pretendendo che i giudici non gli formulino una sola domanda. Questo rafforza il suo convincimento di essere perseguitato dalla giustizia e in particolare da alcuni giudici milanesi, quelli considerati toghe rosse, che hanno come obiettivo non la verità ma la sua eliminazione dalla scena pubblica.
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Ricordiamo:
Costituzione della Repubblica Italiana
ART. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
E sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli
Ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
Enzo Biagi – Quello che non si doveva dire
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