Gli enormi costi sostenuti con Fantasia,
nel 1940, avevano costretto la casa di produzione americana a realizzare
lungometraggi a buon mercato ma con incassi importanti. Ciò aveva funzionato
inizialmente con Dumbo e Bambi, cui però erano
seguiti, in otto anni, altri sei film accolti freddamente da spettatori e
critica. A quel punto si andò alla ricerca di un personaggio che facesse
rivivere i fasti della cosiddetta "età dell'oro" dei classici Disney,
fatta coincidere con il decennio 1930-40.
Proprio in quel periodo nella danza (con l'opera
omonima musicata da Prokofiev nel 1948) e nelle arti in
generale era tornata di moda la favola di Cenerentola. La storia di
questa fanciulla di buona famiglia - che, per la perfidia della matrigna e
delle sorellastre, si ritrova sguattera e vittima di soprusi e sberleffi
quotidiani, riscattandosi alla fine nello sposare l'amato principe - aveva
origini ben più antiche.
Alcuni la facevano risalire alla Rodopi della
XXVI dinastia dell'Egitto (tra il 1620 ed il 1540 a.C.); altri alla Yeh-Shen raccontata
nella Cina del IX secolo a.C. Il nome Cenerentola era apparso
per la prima volta nel 1634, nella fiaba "La gatta
Cenerentola" del napoletano Giambattista Basile.
Presente in centinaia di tradizioni distanti tra loro geograficamente e nel
tempo, il soggetto aveva trovato una sua definitiva caratterizzazione con Charles
Perrault e successivamente con i fratelli Grimm.
A quest'ultima tradizione s'ispirò Walt Disney
che affidò la regia del nuovo lungometraggio a un team di tre registi: Clyde
Geronimi, Wilfred Jackson e Hamilton Luske. L'imperativo fu di realizzare un
prodotto di qualità ma conservando la linea spartana nelle risorse da
investire. Aspetto che spinse i registi a girare la pellicola dapprima con
attori in carne ed ossa, per poi ricalcare su questo la versione animata.
Alla prima uscita nella sale statunitensi, il 4
marzo 1950, conquistò immediatamente pubblico e critica. Nei giorni seguenti
tutti iniziarono a canticchiare le accattivanti melodie della colonna
sonora curata da Mack David, Jerry Livingston e Al Hoffman:
dall'allegra Bibbidi Bobbidi Bu alla romanticissima I
Sogni son Desideri. Premiato con un Orso d'Oro al Festival di Berlino del
1950, l'anno dopo concorse agli Oscar con tre nomination (colonna sonora,
canzone e sonoro) senza però portare a casa alcuna statuetta.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/255011
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