L'idea romantica del "Bel Paese" unito in una sola nazione,
vagheggiata da Dante sei secoli prima, era ormai una realtà. Due Guerre
d'indipendenza (1848-49 e aprile-luglio 1859) e la mitica spedizione
dei Mille (maggio-ottobre 1860) condotta da Giuseppe Garibaldi avevano
portato all'unificazione di gran parte della penisola; restavano fuori i
territori delle odierne regioni Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto
Adige e Lazio insieme alla provincia di Mantova, quest'ultima ancora sotto il
controllo degli Austriaci.
L'ultimo atto dell'impresa, guidata dalla dinastia Sabauda e dal genio politico
di Camillo Benso Conte di Cavour, era stata l'annessione del Regno
delle Due Sicilie, completata ad ottobre del 1860 al caro prezzo di numerose
perdite umane tra i due eserciti e tra la popolazione civile. Nello scenario di
entusiasmo e speranza contrapposti al conflitto sociale e alle condizioni di
estrema povertà che dividevano il Paese, si arrivò alle elezioni del 27 gennaio
e del 3 febbraio 1861, il cui risultato disegnò il primo parlamento dell'Italia
unita.
I deputati, che per via del "suffragio a base censitaria" erano
rappresentativi di una parte limitata della società (per lo più nobili,
esponenti della borghesia delle professioni e appartenenti agli ordini
cavallereschi), ebbero come primo e fondamentale incarico l'approvazione
della legge istitutiva del nuovo Stato. Il testo definitivo
(presentato come disegno di legge ministeriale n. 4671 del
Regno di Sardegna) venne approvato al Senato il 26 febbraio, con due soli voti
contrari, e all'unanimità alla Camera il 14 marzo.
L'iter legislativo era stato interessato da un acceso dibattito in particolare
tra i sostenitori di un ruolo più centrale del Parlamento e quelli più fedeli
alla monarchia sabauda. I primi, rispetto alla versione definitiva della legge,
proponevano un testo diverso d'ispirazione parlamentare, in cui tra i tanti
aspetti si ometteva il numero ordinale nella dicitura del nuovo Re, per dare un
messaggio di discontinuità ed evitare che l'Unità fosse avvertita come
l'ennesima conquista della dinastia sabauda. L'intervento di Cavour
sanò le divisioni, facendo passare la linea "governativa".
Il 17 marzo la legge venne promulgata con la firma di Vittorio Emanuele
II e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Fu salutato come l'atto di
nascita del Regno d'Italia, che aveva come capitale Torino e
sotto la cui giurisdizione erano compresi Piemonte, Lombardia,
Granducato di Toscana, ducati di Parma e Modena, Regno delle Due Sicilie,
Sardegna e parte dei possedimenti pontifici.
La notizia portò in strada migliaia di cittadini, anche a Trieste e a Roma dove
i manifestanti sfidarono rispettivamente la repressione austriaca e papale. In
quei giorni le strade erano tappezzate di tricolori con al
centro lo stemma di casa Savoia bordato d'azzurro, versione adottata nella
bandiera ufficiale del Regno dal 14 marzo di quell'anno. La scelta della moneta
nazionale venne rimandata all'estate del 1862, quando fu adottata ufficialmente
la Lira.
Con 22 milioni di abitanti e una superficie di 259.320 km², il
nuovo Stato entrava di fatto nella schiera della maggiori nazioni d'Europa.
Tuttavia l'instabilità politica e sociale e le gravi carenze economiche non
permettevano di annoverarla tra le grandi potenze. Gestire questo clima e
realizzare nel contempo l'unificazione amministrativa, sociale ed economica non
era impresa facile.
Certo è che la strategia adottata dai primi governi della cosiddetta destra
storica (erede del pensiero di Cavour) si dimostrò infelice. In
pratica si avviò un processo di "piemontesizzazione",
estendendo il sistema legislativo sabaudo agli altri territori, senza tenere
conto delle enormi differenze che esistevano tra l'uno e l'altro. Una rigida
politica fiscale e di accentramento decisionale finì per scavare un solco
ancora più profondo fra le aree cittadine più industrializzate e le zone rurali
più arcaiche.
In politica estera, tenne sempre banco il completamento dell'impresa unitaria,
portata a termine con la Terza guerra d'indipendenza (1866),
che consentì al Regno d'Italia di annettersi il Veneto, il Friuli e la
provincia di Mantova, e con la Breccia di Porta Pia (20
settembre 1870) che sottrasse Roma al Papa. Cinque mesi dopo quest'ultimo
episodio, la capitale (che dal '64 era stata spostata da Torino a Firenze)
venne istituita in via definitiva a Roma.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/257004
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