Con
l'ascesa del ceto mercantile, appoggiato dalle famiglie di banchieri più
potenti della città, Firenze visse tra la fine del Duecento e gli inizi del
Trecento una fase di grande benessere economico, cui corrispose una crescita
significativa dal punto di vista urbanistico. Insieme all'ampliamento di alcune
piazze e alla realizzazione di una nuova cinta muraria, il governo cittadino
promosse la costruzione di una cattedrale che incarnasse lo splendore di quegli
anni.
Fulcro architettonico e spirituale era considerata all'epoca piazza San
Giovanni con il Battistero romanico, dalla caratteristica pianta
ottagonale. In corrispondenza del lato est di quest'ultimo (di fronte alla
celebre Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti), sorgeva la cattedrale
paleocristiana di Santa Reparata, che venne giudicata inadeguata,
per le sue dimensioni ridotte, a rappresentare le nuove ambizioni della città.
Accantonata l'idea di ampliarla, se ne decise l'abbattimento per fare spazio a
un edificio ex novo, per la cui progettazione venne incaricato Arnolfo
di Cambio, che già dirigeva i lavori per il Palazzo della Signoria.
L'architetto, allievo di Nicola Pisano, seguì uno schema classico a croce
latina, con tre ampie navate. Fu il cardinale Pietro Valeriano Duraguerra,
legato di papa Bonifacio VIII, a porre la prima pietra in occasione della
Natività della Madonna del 1296 (8 settembre).
Morto Arnolfo nel 1310, gli subentrò Giotto che, assistito da
Andrea Pisano, si dedicò esclusivamente al campanile, conferendogli
un'inconfondibile impronta attraverso i marmi policromi verdi, bianchi e rossi.
Tra continui rallentamenti l'opera fu ripresa nel 1367 da un team di quattro
architetti e quattro pittori (tra i quali Andrea di Bonaiuto, Benci e Andrea di
Cione) e successivamente da Francesco Talenti che le diede la
forma definitiva, ampliando l'originario progetto di Arnolfo di Cambio.
All'inizio del XV secolo restavano incompiute la cupola e la facciata. Per la
prima fu bandito un concorso nel 1418, che premiò il disegno rivoluzionario
di Filippo Brunelleschi. L'ingegnere fiorentino concepì una cupola
senza armature, che si reggeva grazie a un sistema di doppia volta con
intercapedine: una sfida alla forza di gravità e ai canoni classici
dell'architettura che sul momento fu giudicata una follia. L'opera, composta da
mattoni rossi, lasciò senza fiato i fiorentini che la videro svettare su tutto
il panorama della città.
Ultimata la cupola, non restava che consacrare la cattedrale e l'onore di
questo compito toccò a papa Eugenio IV, che il 25 marzo del 1436,
in coincidenza con il Capodanno fiorentino, la dedicò alla Vergine del Fiore,
dove per fiore si sottintendeva il giglio, simbolo
di Firenze. Nel ventennio seguente la cupola venne dotata di una lanterna con
copertura a cono, sormontata da una palla di rame dorato con la croce, scolpita
da Andrea del Verrocchio.
L'ultimo tassello, la facciata, fu al centro di continue dispute
sul come dovesse essere concepita, rimandandone l'esecuzione fino alla fine del
XIX secolo, quando venne incaricato dei lavori Emilio De Fabris. Lo
stesso richiamò la struttura a marmi policromi del Battistero, perseguendo una
sublime armonia stilistica tra i due monumenti.
Il fascino di Santa Maria del Fiore, oltre all'opera in sé, è legato
all'impronta di grandi maestri del Rinascimento che qui
operarono sotto la spinta illuminata dei Medici. Dal Vasari che affrescò
l'interno della cupola con il tema del Giudizio Universale, a
Donatello, Paolo Uccello e Andrea del Castagno cui sono attribuite le 44
vetrate del Duomo.
Oggetto di recenti restauri (dopo l'alluvione del 1966 e negli anni Novanta),
Santa Maria del Fiore risulta ogni anno tra i cinque monumenti più visitati in
Italia. Tra i luoghi di maggior richiamo, il Museo dell'Opera del Duomo che
raccoglie opere d'arte provenienti dai tre edifici di piazza San Giovanni, tra
cui spicca la splendida Pietà Bandini di Michelangelo.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/358001
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