Tutto si svolse in poco più di ventiquattrore. In
risposta all'attentato di via Rasella, compiuto alle 16 del 23 marzo
1944 dai partigiani del GAP (Gruppi d'Azione Patriottica delle brigate
Garibaldi), il comando supremo tedesco decise di porre in atto una dura
rappresaglia, stabilendo che venissero condannati a morte 10 prigionieri italiani
per ognuno dei 32 soldati tedeschi uccisi.
Le operazioni di completamento della lista
furono condotte tra la notte e la mattina del giorno seguente. Alla fine
vennero selezionati 335 prigionieri (tra loro diversi
ufficiali dell'esercito e dei carabinieri, cittadini di religione ebraica e
persone accusate di sostenere la lotta partigiana), quindici in più rispetto al
numero iniziale: dieci per via della morte di un altro militare tedesco, inizialmente
ferito, e cinque conteggiati per un errore di calcolo.
Come luogo dell'esecuzione vennero scelte le
cave di pozzolana sulla via Ardeatina, nella periferia meridionale di Roma.
Qui, nel pomeriggio del 24 marzo, si compì l'orrendo massacro, cui prese parte
anche il capitano delle SS Erich Priebke, condannato all'ergastolo
nel 1998 dalla giustizia italiana. La pena ai domiciliari e la successiva
tumulazione dopo la morte di Priebke suscitarono numerose polemiche, facendo
propendere le autorità italiane per un luogo di sepoltura segreto.
In occasione del quinto anniversario della
strage venne inaugurato un mausoleo intitolato ai martiri delle Fosse
Ardeatine.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/5218001
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