Con le città provate dalla rappresaglia nazista e
dai primi bombardamenti alleati, all'inizio del 1944 in molti cercavano di
acquistare cibo e generi di prima necessità dai contadini dei monti lucani,
scambiando sigari e altri prodotti distribuiti dai militari americani. Questa
necessità spinse centinaia di cittadini, provenienti per lo più dalle province
di Napoli e Salerno, a salire sul treno merci 8017, partito da
Napoli nel pomeriggio di giovedì 2 marzo e diretto a Potenza.
Alla stazione di Salerno, in sostituzione di
quella elettrica non più utilizzabile nel tratto dopo Battipaglia, vennero
posizionate due locomotive a vapore in testa al convoglio (di
regola venivano suddivise tra le due estremità del treno). Una decisione
scellerata, che unita alla forte pendenza del tratto, all'eccessivo carico di passeggeri,
circa seicento, e all'alto tasso di umidità, fece perdere aderenza al mezzo,
bloccandolo nella galleria tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano.
Qui, lo spazio angusto della galleria e
l'assenza di vento alimentarono la diffusione dei gas tossici (causata
anche dalla pessima qualità del carbone), sprigionati dalle caldaie, in tutti i
vagoni, facendo perdere i sensi, fino alla completa asfissia, al personale e ai
passeggeri. Solo in due scamparono alla morte, un fuochista e il frenatore del
carro di coda.
In nome della ragion di Stato, la vicenda venne
fatta passare sotto silenzio, impedendo per anni una precisa stima delle
vittime, tutt'oggi oscillante tra le 521 identificate e le 600 presunte da
diverse fonti (con il prezzo più alto pagato dalla comunità di Resina,
l'odierna Ercolano), e l'accertamento delle responsabilità dell'accaduto,
liquidato dall'allora commissione parlamentare come «sciagura per cause
di forza maggiore».
http://www.mondi.it/almanacco/voce/250002
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