Se sul piano
politico si registrava l'inarrestabile declino del Sacro Romano Impero sotto i
colpi della conquista napoleonica, l'ultimo ventennio del XVIII secolo segnò
per l'Austria una stagione aurea dal punto di vista musicale. Il
cosiddetto "classicismo viennese", inaugurato da Haydn e
portato alla massima espressione da Wolfgang Amadeus Mozart,
sembrava destinato a trovare un altro valido interprete in un giovane di Bonn
che a 14 anni era già noto a corte per le sue doti di organista.
Sulle possibilità che Ludwig van Beethoven replicasse la
parabola di Mozart, quale enfant prodige della lirica, il
padre Johann puntava molto, più per ragioni di tornaconto
economico che per affetto paterno. Così non fu anche per via dei metodi
autoritari, e spesso brutali, del genitore e dei maestri che questi aveva
scelto per il figlio, che comunque con il suo lavoro di organista manteneva la
famiglia.
Fondamentale per la maturazione della nuova sensibilità artistica, di cui in
seguito si fece portavoce, fu l'amicizia con la famiglia von Breuning,
che frequentò in qualità di insegnante di pianoforte. Qui iniziò a leggere
scrittori e poeti del passato e contemporanei, avvicinandosi alla cultura del
tempo in cui erano già presenti alcuni aspetti tipici del Romanticismo. Ancor
più decisivo si rivelò l'incontro nel 1792 con Franz Joseph Haydn,
che gli aprì le porte dell'alta società viennese.
Nella capitale dell'impero austriaco, tempio della lirica mondiale, entrò in
contatto con le principali correnti culturali e ascoltò le lezioni di maestri
dell'epoca mozartiana quali Johann Schenk, Johann Georg Albrechtsberger e
Antonio Salieri. In questo periodo pubblicò le sue prime opere: tre Trii per
piano, violino e violoncello e alcune Sonate per pianoforte.
Fino a questo momento le sue esibizioni erano avvenute in forma privata a corte
e presso residenze nobiliari, tuttavia i tempi erano maturi per esibirsi
finalmente in pubblico. Il grande giorno arrivò il 29 marzo del 1795 e in un
palcoscenico d'eccezione, il massimo che si potesse chiedere a quel tempo: l'Hoftheater,
teatro di corte voluto dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria d'Asburgo e dove
erano state rappresentate per la prima volta tre delle più celebri opere di
Mozart (Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro e Così
fan tutte).
L'evento venne organizzato da Haydn in favore delle vedove dei caduti nel
conflitto con la Francia. Per l'occasione Beethoven, diretto dal celebre Antonio
Salieri (passato alla storia per la presunta rivalità con Mozart),
eseguì al piano il Concerto in si bemolle, scritto tra il 1787 e il
1789, in cui erano evidenti i richiami mozartiani e lo stile classico.
Sebbene quel concerto non riflettesse le peculiarità tipiche della sua
produzione divenuta più nota, gli procurò il consenso della raffinata
aristocrazia viennese che cominciò a contenderselo nelle occasioni ufficiali.
Al contempo, Beethoven fece valere presto la sua autonomia compositiva,
rompendo con la tradizione del compositore stipendiato da un padrone, che ne
condizionava l'ispirazione per soddisfare le esigenze della sua corte. In
sostanza nasceva con lui il musicista moderno.
Tutto ciò, unito alla sua capacità di innovare senza rinnegare la tradizione
classica e all'apertura agli ideali romantici ripresi dalle letture di Goethe e Schiller,
gli valse l'ostilità dei critici più conservatori che lo ponevano in antitesi
negativa rispetto a Mozart. Quest'isolamento, accentuato dal suo carattere
difficile e dalla cattiva sorte (scoprì di essere sordo a soli 30 anni), lo
condannò a una vita di sofferenza interiore.
La sordità non gli impedì di dare alla luce capolavori immortali della musica
classica come la Nona Sinfonia in Re minore Op. 125, che comprende
tra gli altri l'Inno alla gioia (adottato come inno ufficiale
dell'Unione Europea), e di diventare un modello per generazioni di compositori.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/395005
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