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lunedì 28 febbraio 2022

Lo Sapevate Che: Alphonse de Lamartine: Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine è stato un poeta, scrittore, storico e politico francese. Wikipedia


Amare per essere amato è umano, ma amare per amare è quasi angelico.” Alphonse de Lamartine

 

Parole di impegno

Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine nasce il 21 ottobre 1790 a Mâcon, nella Borgogna francese. Trascorre la giovinezza a Milly, in una casa di campagna della propria famiglia. Fin dai primi periodi di studio si interessa alle discipline letterarie, appassionandosi ai poeti latini come a Chateaubriand.

Nel 1808 termina gli studi: secondo la tradizione, dovrebbe intraprendere la carriera militare ma il padre - Pierre de Lamartine, cadetto di una famiglia di piccola nobiltà - legato ai Borboni, non vuole che Alphonse serva l'Impero in nessun modo: così nel 1811 viene mandato a svagarsi in Italia, dove alcuni cugini vivono tra Livorno, Pisa e Napoli. Nella città partenopea ha la sua prima esperienza sentimentale con una ragazza del luogo, Antonella Jacomino, che ricorderà anni dopo nella sua "Graziella". Anche in seguito ha occasione di visitare l'Italia soggiornando a Firenze.

Nel marzo 1820 viene nominato ambasciatore a Napoli ma due mesi dopo rinuncia al nuovo incarico per sposare (il 5 giugno) a Chambéry, l'inglese protestante Mary Ann Elisa Birch: la coppia prende residenza nel castello che il padre gli ha concesso in dote a Saint-Point, nei pressi di Mâcon.

Nel febbraio 1821 nasce a Roma il primo figlio Alphonse, che vivrà solo fino al novembre 1823; nel maggio 1822 nasce a Macon una figlia, Julia, destinata a morire precocemente nel 1832.

Alphonse de Lamartine pubblica nel 1820 le "Méditations poétiques", poesie sentimentali ispirate dall'amore per Julie Charles, che fondevano la tradizione elegiaca settecentesca con le prime espressioni romantiche. Le opere che rendono popolare Alphonse de Lamartine sono "Le nouvelles meditations poétiques" (1823), "Le dernier chant du pèlerinage d'Harold" (1825) e soprattutto le "Harmonies poétiques et religieuses" (1830).

Si impegna anche in politica come diplomatico, poi dopo la Rivoluzione di Luglio (o seconda rivoluzione francese, del 1830) diviene deputato (1834) e Ministro degli Esteri (1848) durante il Governo provvisorio. Con l'avvento di Napoleone III, messo politicamente in disparte, Alphonse de Lamartine dedica tutte le proprie energie all'attività letteraria.

Nascono così in questo periodo opere caratterizzate prevalentemente da elementi autobiografici: "Nouvelles confidences" (1851), "Raphael: pages de la vingtième année" (1849), "Graziella" (1852), "Geneviève: histoire d'une servante" (1850) e "Le tailleur de pierres de Saint Pont" (1851).

Risalgono sempre a questo periodo le sue opere storiche "Histoire de la Restauration" (1854), "Histoire de la Turquie" (1854), "Histoire de la Russie" (1855) e "Cours familier de littérature" (1856, divisa in 28 volumi).

Gli ultimi anni della vita del letterato francese sono tristi: nel 1863 muore la moglie Mary Ann; nel 1867 è colpito da un ictus che lo priva dell'uso della parola. Il governo gli riconosce un sussidio di mezzo milione di franchi; inoltre il comune di Parigi gli mette a disposizione un villino di Passy, dove Alphonse de Lamartine muore il 28 febbraio 1869.

https://biografieonline.it/biografia-alphonse-de-lamartine

 

Lo Sapevate Che: Michel de Montaigne: Attento studioso del genere umano, fu uno dei pionieri del pensiero moderno e uno degli aforisti più apprezzati.


Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere.” Michel De Montaigne

 

Alla luce dello scetticismo

Viaggiatore e moralista antesignano del "filosofo ideale" degli illuministi, Michel de Montaigne nacque il 28 febbraio 1533 nel castello di Montaigne nel Périgord in Francia. Educato dal padre in modo del tutto libero ed esente da inutili costrizioni, imparò il latino come lingua materna da un precettore che non conosceva il francese. Studiò diritto e divenne consigliere nel parlamento di Bordeaux (1557).

Il suo primo lavoro letterario fu la traduzione di un'opera del teologo catalano Raimondo di Sabunda (morto a Tolosa nel 1436), ossia il celebre "Libro delle creature o Teologia naturale", un testo di apologetica che cercava di dimostrare, più che con l'appoggio dei testi sacri o dei canonici dottori della chiesa, la verità della fede cattolica mediante lo studio delle creature e dell'uomo. Nel 1571 si ritirò nel suo castello per dedicarsi agli studi. I primi frutti del suo lavoro, raccolti tuttora nella sterminata raccolta di saggi, sono semplici collezioni di fatti o di sentenze, desunte da scrittori diversi antichi e moderni, nelle quali non ancora compare la personalità dell'autore.

Ma in seguito questa stessa personalità comincia ad essere il vero centro della meditazione di Montaigne, la quale assume il carattere di una, per unare una sua espressione, "dipintura dell'io". Nel 1580 egli pubblicò i primi due libri di quelli che divennero i celeberrimi "Saggi", di cui usci una prima edizione in due libri nel 1580. Negli anni successivi continuò a rivedere ed ampliare l'opera fino all'edizione de11588, in tre libri. La morte gli impedì invece di ultimare la revisione di quest'ultima edizione.

Sempre nel '71, invece, Montaigne lasciò la Francia e viaggiò in Svizzera, in Germania e in Italia dove, a Roma, trascorse l'inverno 1580-1581. Nominato sindaco di Bordeaux, ritornò in patria, ma le cure della carica non gli impedirono di attendere allo studio e alla meditazione.

Montaigne attendeva come detto ad una nuova edizione della sua opera con ulteriori arricchimenti, quando morì nel suo castello il 13 settembre 1592.

"La riflessione di Montaigne si colloca in un momento di profondi rivolgimenti nella cultura e nella storia europea, ed egli può dirsi testimone per eccellenza della crisi dei valori e del sistema di conoscenze scientifiche e filosofiche avvertita nell'Europa della seconda metà del Cinquecento: da un lato, la caduta del geocentrismo, la critica ai principi di Aristotele, le innovazioni mediche dimostravano la provvisorietà di ogni acquisizione umana nelle scienze; dall'altro, la scoperta del continente americano imponeva la riflessione su valori morali fino ad allora giudicati eterni e immutabili per tutti gli uomini. Lo sconvolgimento dell'orizzonte culturale convince Montaigne che il cambiamento non è uno stato provvisorio cui possa succedere un assestamento definitivo del mondo umano: la mutevolezza si rivela infatti espressione tipica della condizione umana, impossibilitata a raggiungere verità e certezze definitive; di qui ha origine lo scetticismo montaignano, la critica alla ragione stoica che, fiduciosa nella propria capacità di essere il veicolo della liberazione umana, non si accorge di essere a sua volta determinata da consuetudini, influenze geografiche e storiche" [Enciclopedia Garzanti di Filosofia].

I suoi filosofi preferiti furono Seneca, per il suo stoicismo e la sua razionalità, Catone per il rifiuto alla tirannide, e Plutarco per la sua profondità etica.Fondamentali furono però gli scettici: nota, infatti, è la sua preferenza alla volontà razionale contro le passioni che spingono sovente al fanatismo.

Di lui Nietzsche dirà: "Che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra".

https://biografieonline.it/biografia-michel-de-montaigne

 

Lo Sapevate Che: Scoperta la struttura del DNA: «Abbiamo trovato il segreto della vita!» L’annuncio trionfale del biologo Francis Crick sorprese i clienti dell’Eagle Pub di Cambridge, ignari che quella scoperta avrebbe dato un nuovo corso alla ricerca scientifica e maggiori speranze a milioni di pazienti affetti da malattie genetiche.

 

La scoperta del DNA

 

Nel 1953 James Watson e Francis Crick scoprirono la struttura del DNA, acido desossiribonucleico, descrivendone in modo completo il meccanismo che porta alla sua duplicazione. Tale scoperta, annunciata il 28 febbraio 1952, li portò a vincere nel 1962 il Premio Nobel per la Medicina. Tuttavia, dietro alle loro fondamentali ricerche, vi è una storia lunga di esperimenti e studi, senza i quali i due ricercatori statunitensi non avrebbero potuto comprendere la natura del DNA.



La molecola del DNA era stata individuata all’interno del nucleo delle cellule dal biochimico svizzero Friedrich Miescher, il quale decise di chiamarla nucleina. Nel 1944, dopo una serie di studi, alcuni scienziati arrivarono alla conclusione che il Dna è una molecola capace di trasmettere il codice genetico da un organismo all’altro. Tale scoperta avvenne dopo diversi esperimenti e studi condotti sui microrganismi.

 

La scoperta del DNA di Watson e Crick, però, ha il merito di aver definito in modo preciso la struttura a doppia elica del DNA: descrivendone la fisiologia composta da due filamenti di molecole, chiamate nucleotidi, i quali sono avvolti a spirale. In seguito, sono stati condotti ulteriori studi che hanno approfondito l’interpretazione del codice genetico e cioè hanno permesso di comprendere, in modo completo, come l’organismo possa decodificare le informazioni, al fine di sintetizzare le proteine necessarie al suo sviluppo.

 

Grazie a questa scoperta – la scoperta del DNA – è stato possibile poi capire alcune funzioni operative dei geni e da queste comprendere le cause e la natura di alcune malattie, al fine di sviluppare nuove tecniche per debellarle.

 

https://cultura.biografieonline.it/scoperta-del-dna/

 

 

domenica 27 febbraio 2022

Speciale: Menù del 27 Febbraio 2022 e buon pranzo a tutti!

 

Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.” John Steinbeck

 

 

 

 

Tajarin al sugo di Carne, ricetta Piemontese

Per 8 persone

 

Ingredienti:

 

Per la pasta: 1 kg di farina tipo 00, 15 uova fresche, sale, 2 cucchiai di olio

Per il sugo: 150 gr di polpa tritata di vitello, 150 gr di polpa tritata di maiale, 1 cipolla, 1 carota, 1 spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino, 1 bicchiere di olio, un bicchiere e mezzo di passata di pomodoro, sale e pepe.

 

Disponete la farina a fontana su una spianatoia, unitevi cinque uova intere e dieci tuorli, l’olio e un pizzico di sale. Impastate con cura e tirate una sfoglia molto sottile, si dovrebbe usare il mattarello, ma si può comunque usare anche la macchina per le tagliatelle! Fate riposare, quindi spruzzate di farina e arrotolate la sfoglia, tagliatela con un coltello affilato in modo da ricavarne tagliatelle ( tajarin ) molto sottili. Fatele riposare e cuocetele in acqua bollente salata, per pochi minuti. Separatele dal liquido di cottura con la schiumarola e conditele. Nella tradizione piemontese, si condiscono sia con sugo di carne, o con sugo di fegatini di pollo, o semplicemente con burro fuso e qualche fogliolina di salvia e un’abbondante spolverata di parmigiano.

 

Il sugo di carne si prepara così: tritate finemente le verdure e gli aromi e rosolateli a fuoco dolce nell’olio. Unite le carni di vitello e maiale e continuate la rosolatura. Dopo una ventina di minuti, aggiungete la passata di pomodoro, salate e pepate. Cuocete per un’ora a fuoco dolcissimo, bagnando eventualmente con poco brodo di carne.

 

 

 

Carciofi al profumo di Menta

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

8 carciofi romani, 60 gr di mollica di pane, 4 acciughe sotto sale, 30 gr di capperi sotto sale, 1 spicchio d’aglio, il succo di 1 limone, un mazzetto di menta, olio, sale, pepe.

Pulire i carciofi, eliminare le foglie più dure esterne e allargando le foglie interne, togliere il fieno interno. Tagliare il gambo in modo che stiano dritti, spruzzarli con il succo di limone al fine che non anneriscano, salare e pepare l’interno. Dissalare le acciughe e ricavarne dei filetti, lavarli e tritarli. Fare tostare la mollica di pane sbriciolata in un padellino con un filo d’olio. Dissalare anche i capperi e tritarli. Togliere dal fuoco il padellino e aggiungervi le acciughe e i capperi. Mescolare e farcire con il composto i carciofi. In un tegame mettere 3 cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio schiacciato, ¾ di foglioline di menta, disporre i carciofi dritti, uno vicino all’altro, irrorarli con un filo d’olio e un bicchiere d’acqua. Fare cuocere a fuoco dolce per circa mezz’ora, finché saranno teneri e il fondo di cottura si sia asciugato. Servirli caldi o a temperatura ambiente, aggiungendo le altre foglioline di menta rimaste.

 

 

 

Torta di Mais e Pinoli

Per 6 persone

 

Ingredienti:

 

250 gr di ricotta, 750 gr di latte,100 gr di zucchero, 200 gr di farina di mais, gr 30 di pinoli, 30 gr di uvetta sultanina, un pizzico di cannella una noce di burro, sale.

 

Ammollate l’uvetta in acqua tiepida. Schiacciate la ricotta in una terrina stemperandola con un cucchiaio con lo zucchero. Far cuocere la farina di polenta nel latte portato a bollore, con un pizzico di sale, per 20 minuti, rimestando continuamente.  Lasciare intiepidire e unire alla ricotta, con l’uvetta strizzata, la cannella, un pizzico di sale, mescolando con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un composto omogeneo. Versate il composto in una tortiera unta di burro e infarinata, cospargete con i pinoli e mettete in forno preriscaldato a 180° per 35 minuti. Servirla tiepida o fredda.

Lo Sapevate Che: La scoperta del carbonio 14 74 anni fa, Martin Kamen e Sam Ruben individuano l'isotopo che rivoluzionerà il sistema di datazione dei reperti archeologici organici

 

Il loro obiettivo era quello di studiare il movimento del carbonio nella fotosintesi. Per riuscirci Martin Kamen e Sam Ruben, ricercatori dell' Università di Berkeley, speravano di poter usare uno degli**isotopi **di questo elemento (atomi di carbonio che presentano un numero di neutroni nel nucleo diverso da sei): il carbonio 11. Purtroppo per loro questo atomo è molto difficile da tracciare in quanto resiste nella sua forma stabile appena 21 minuti.

Per questo motivo, i due erano da tempo molto demoralizzati. Tuttavia, quella mattina del 27 febbraio 1940, analizzando i dati relativi a cinque giorni di esperimenti realizzati con il ciclotrone dell'università alla ricerca di questo isotopo, Kamen e Ruben trovarono qualcosa di cui rallegrarsi: un nuovo isotopo del carbonio con sei protoni e ben 8 neutroni, il carbonio 14. A tradire la presenza di questo atomo fu l'energia da lui emessa. Questo infatti è un isotopo radioattivo, ovvero si trasforma (decade) nel tempo in un altro elemento, l'azoto 14, emettendo energia. Questo atomo, inoltre, è molto più stabile del suo fratello più piccolo: ha un' emivita (cioè un tempo di decadimento) di più di 5mila anni.

I due ricercatori si concentrarono sulla loro scoperta per due anni poi, con l'ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, furono dirottati su altri campi di ricerca. Kamen, immigrato dal Canada, venne chiamato a lavorare al Progetto Manhattan, salvo venire licenziato nel 1944 e cacciato da Berkeley perché sospettato di essere una spia del Kgb, il servizio segreto sovietico. Sette anni dopo sarebbe stato formalmente accusato e processato, e gli sarebbe stato tolto il passaporto. Solo alla fine degli anni'50 sarebbe riuscito a liberarsi delle accuse e a riabilitare la sua reputazione. Sam Ruben invece cominciò a studiare le proprietà di un gas velenoso realizzato con il carbonio 11, il fosgene, e morì in seguito a un incidente di laboratorio.

Chi si dedicò seriamente, e con successo, allo studio di questo isotopo del carbonio fu invece, dieci anni dopo la sua scoperta, Willard Frank Libby, chimico dell' Università di Chicago. Il ricercatore calcolò che l'emivita dell'isotopo era di 5568 anni, un valore molto vicino a quello indicato nel 1962 dai ricercatori dell' Università di Cambridge oggi considerato valido. Libby teorizzò anche che analizzando il contenuto di **carbonio 14 **di un reperto di origine organica, non più antico di 60mila anni, fosse possibile ricostruire la sua origine temporale. E mise a punto una tecnica che gli permise di datare perfettamente un'imbarcazione risalente all'Antico Egitto. Una tecnica, oggi conosciuta come datazione al radiocarbonio, che gli valse la vittoria del premio Nobel per la Chimica nel 1962 e che rivoluzionò l'archeologia.

https://www.wired.it/scienza/lab/2014/02/27/scoperta-carbonio-14/

Lo Sapevate Che: John Steinbeck: John Ernest Steinbeck, Jr. è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo, autore di numerosi romanzi, racconti e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale. Wikipedia

 

Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.” John Steinbeck

 

John Ernst Steinbeck nasce il 27 febbraio del 1902 a Salinas, cittadina rurale della California, figlio del tesoriere della contea di Monterey e di un'insegnante. Cresciuto con le sorelle Mary, Elizabeth e Esther, durante l'adolescenza inizia a scrivere poesie e racconti: a quattordici anni decide che da grande avrebbe fatto lo scrittore. A partire dal 1919 frequenta corsi di scrittura creativa e letteratura inglese alla Stanford University, ma i suoi studi vengono spesso interrotti da lavori temporanei e occasionali.

Alle soglie della laurea John Steinbeck è costretto a rinunciare all'università in maniera definitiva; prova, comunque, a entrare a far parte del mondo letterario, pubblicando poesie, racconti e articoli su giornali e riviste; nel 1925 prova a trasferirsi a New York, al tempo fulcro della vita intellettuale negli Stati Uniti, ma l'esperienza nella Grande Mela si conclude già l'anno successivo. Così, dopo essere stato per breve tempo giornalista del "New York American", una volta tornato in California lavora come custode di una residenza estiva: tale impiego gli concede molto tempo libero, che gli permette di scrivere il suo primo romanzo, intitolato "Cup of gold" (in italiano "La santa Rossa"), pubblicato nell'agosto del 1929, poche settimane prima del celebre giovedì nero di Wall Street.

Nel 1930 sposa Carol Henning e si trasferisce con lei a Pacific Grove; poco dopo, conosce Edward Ricketts, filosofo e biologo marino che diventerà suo amico e influenzerà il suo modo di pensare. Nel 1932 viene pubblicato il suo secondo romanzo, "The pastures of heaven" (in italiano "I pascoli del cielo"), in cui vengono ritratte le storie di alcune famiglie contadine: in questo volume l'autore, sommando racconti accomunati dal luogo, coglie i sentimenti e le passioni di questo mondo minuscolo, con un affresco decisamente realistico. Sempre alla vita contadina è ispirato "To a god unknown" (in italiano "Al dio sconosciuto"), del 1933, che non ottiene successo né presso il pubblico né presso la critica.

L'anno seguente, nel 1934 perde la madre; poco dopo diventa orfano anche del padre. In questo periodo incontra Pascal Covici, colui che pubblicherà i suoi libri per il resto della sua vita, e Elizabeth Otis, che invece diventerà la sua agente letteraria e cinematografica in società con Mavis McIntosh. E' in quei mesi che viene edito "Tortilla Flat" (in italiano "Pian della Tortilla"), che cambia la vita di John Steinbeck: i diritti del libro, infatti, vengono acquistati immediatamente da Hollywood per una cifra di 4mila dollari, che regalano un certo benessere allo scrittore.

"Tortilla Flat" è una satira violenta sulla rispettabilità borghese: nel 1942 a esso sarà ispirato il film di Victor Fleming "Gente allegra". Dopo aver pubblicato nel 1936 "In dubious battle" (in italiano: "La battaglia"), romanzo che narra uno sciopero dei lavoratori stagionali, John Steinbeck viene contattato dal "San Francisco News" per redigere una serie di articoli (che comporranno la cosiddetta "The harvest gipsy") riguardanti le condizioni degli immigrati in California provenienti dall'Oklahoma. Grazie al materiale raccolto, dà vita al romanzo "Of mice and men" (in italiano, "Uomini e topi"), dal quale viene tratta l'opera teatrale omonima in scena a New York pochi mesi dopo.

In "Uomini e topi" si parla di ricerca del lavoro, tra tematiche sociali (lo sfruttamento dei poveri) ed esistenziali; a esso farà seguito il romanzo "The grapes of wrath" (in italiano "Furore"), libro che, a dispetto del successo ottenuto, viene attaccato violentemente a livello politico per il ritratto dei conflitti tra proprietari terrieri e lavoratori stagionali, ma anche per un linguaggio ritenuto eccessivamente volgare e per lo sbilanciamento politico a sinistra. Nonostante le critiche, "The grapes of wrath" nel 1940 conquista addirittura il Premio Pulitzer: nello stesso anno, dal libro viene tratto l'omonimo film diretto da John Ford e interpretato da Henry Fonda.

Intanto, Steinbeck gira "The forgotten village", un documentario riguardante le condizioni di vita delle zone di campagna del Messico, e partecipa, a bordo del Western Flyer, a una spedizione marina nel Golfo della California organizzata da Edward Ricketts, che sarà poi ricordata nel libro "The sea of Cortez". Nei mesi successivi, John Steinbeck viaggia e scrive fino al 1942, anno in cui si separa dalla moglie e abbandona la California per stabilirsi a New York: qui inizia a convivere con Gwyndolyn Conger, cantante che sposa l'anno successivo. Intanto scrive "Moon is down" (in italiano "La luna è tramontata"), incentrato sull'occupazione nazista in territorio norvegese; poco dopo viene inviato dal "New York Herald Tribune" in Europa sul fronte di combattimento: gli articoli scritti in quel periodo verranno raccolti nel volume "Once there was a war", pubblicato alla fine degli anni Cinquanta.

Tornato negli Stati Uniti, nel 1944 John si trasferisce a Monterrey, dove diventa padre di Thom e John Iv. Mentre escono "Lifeboat", di Alfred Hitchcock, e "A medal for Benny", di Irving Pichel, tratti dai suoi libri, lo scrittore si sposta in Russia, sempre su incarico dell'"Herald Tribune", con il fotografo Robert Capa. Dall'esperienza deriva "A Russian Journal", pubblicato nel 1948: in quell'anno muore Ricketts, e Steinbeck si separa dalla moglie Gwyndolyn. Risposatosi, poco dopo, con Elaine Anderson Scott, dà alle stampe "Cannery Row" e "Sweet Thursday", che tuttavia non ottengono un riscontro più che tiepido. Il successo torna nel 1952 con "East of Eden" ("La valle dell'Eden"), che ispira il film di Elia Kazan omonimo, con James Dean protagonista.

Divenuto corrispondente di "Le Figaro", giornale francese, torna a vivere a New York, sulla Long Island, e nel 1961 scrive "L'inverno del nostro scontento"; all'anno successivo risale "Travels with Charley" ("Viaggio con Charley"), dedicato al viaggio compiuto lungo gli Stati Uniti in compagnia del suo cane. Dopo aver viaggiato in Europa, facendo tappa tra l'altro a Capri, Dublino, Roma e Firenze, John Steinbeck riceve il Premio Nobel per la Letteratura nel 1962. Dopo aver ripreso il suo itinerante cammino tra Mosca, Praga e Varsavia, con tappe anche nel Sud-Est asiatico, John Ernst Steinbeck muore il 20 dicembre del 1968. Le sue ceneri vengono interrate a Salinas, sua città natale, al Garden of Memories Cemetery.

https://biografieonline.it/biografia-john-steinbeck

Lo Sapevate Che: GIORNATA MONDIALE DELL’ORSO POLARE: Oggi 27 febbraio è la Giornata Mondiale dell’Orso Polare, un evento che celebra il gigante bianco dell’Artico purtroppo classificato fra le specie vulnerabili del pianeta. È uno degli animali più famosi e che abbiamo conosciuto fin da bambini, ma lo conosciamo realmente?

 

Giornata Mondiale dell’Orso Polare, dieci curiosità sul gigante dell’Artico

 

Giornata Mondiale dell’Orso Polare per commemorare uno degli animali più amati e allo stesso tempo più in pericolo. Il 27 febbraio è stato il giorno scelto dalla WWF per rendere omaggio al gigante bianco dell’Artico che ci accompagna sin da bambini, ma che forse non conosciamo così a fondo. 

 

10 caratteristiche del principe bianco

  1. L’orso polare è uno dei più grandi carnivori esistenti: misura 2 metri e mezzo di lunghezza e pesa 700 chili.
  2. Vive in una vasta area intorno alle regioni polari artiche. Le popolazioni più numerose sono in Canada, Alaska, Groenlandia, Siberia e sull’Isola di Wrangel.
  3. È un eccellente nuotatore, può trottare a buona velocità e arrampicarsi sugli alberi. Nonostante sembrino pigri e torpidi, sulla terraferma possono raggiungere la velocità di 40 chilometri orari. Sono in grado di nuotare da 30 a 100 chilometri senza riposare.
  4. A differenza dell’orso bruno, l’orso polare non va in letargo. Durante l’inverno, la superficie di ghiaccio è più estesa e spessa e, dunque, è un momento perfetto per cacciare.
  5. Tutti i cuccioli nascono tra novembre e gennaio e restano nella tana con la mamma senza mai uscire fino alla primavera. Appena nati, i cuccioli pesano soltanto 700 grammi e sono ciechi. Non sanno badare a se stessi fino ai 5 mesi di età. A quel punto, imparano a cacciare e a difendersi con la mamma.
  6. In natura, l’orso polare vive 25 anni. Debby, un orso polare vissuto in cattività in Canada, detiene il record dopo essere arrivato ai 42 anni.
  7. L’orso polare può sentire l’odore di una preda nel raggio di un chilometro e mezzo. Per cacciare, fa dei buchi tra i blocchi di ghiaccio e quando l’animale marino sale in superficie per respirare, lo cattura.
  8. Sono molto puliti. Curano la propria igiene rotolandosi nella neve.
  9. Un orso adulto può mangiare fino a 30 kg di cibo al giorno e non beve mai acqua. Per idratarsi, usa il sangue delle sue prede.
  10. Gli orsi polari non sono bianchi: hanno la pelle totalmente nera e i peli che costituiscono il loro manto sono cavi e quasi trasparenti. Allora perché appaiono bianchi? I cavi traslucidi catturano i raggi solari e riflettono la luce. Un’altra curiosità è che per questo motivo è invisibile alle telecamere a raggi infrarossi, perché il suo pelo lo isola e non permette alcuna perdita di calore.

11.                 Quale futuro?

12.  Il futuro dell’orso bianco è nero. Il riscaldamento globale rischia di provocare la scomparsa del suo habitat naturale e la sua sopravvivenza potrebbe diventare impossibile. Sfortunatamente, secondo uno studio realizzato a luglio 2020 della rivista Nature Climate Change, gli orsi polari saranno sull’orlo dell’estinzione nel 2100. La Giornata Mondiale dell’Orso Polare non deve essere unicamente un modo per ricordare quanto l’animale è maestoso, ma anche per pensare alle sue condizioni attuali e al suo futuro.

https://www.ehabitat.it/2021/02/27/giornata-mondiale-orso-polare-dieci-caratteristiche-sul-gigante-bianco/

sabato 26 febbraio 2022

Speciale: Menù del 26 Febbraio 2022 e buon pranzo a tutti!

 

La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è.” Victor Hugo

 

 


Ziti e Zucca

Per 4 persone

 

Ingredienti:

450 gr di ziti, 750 gr di zucca gialla a polpa soda, 80 gr di burro, 80 gr di parmigiano grattugiato, un pizzico di noce moscata, sale.

 

Togliere la buccia alla zucca, tagliare la polpa a dadini. Far sciogliere 60 gr di burro in una padella, unirvi i dadini di zucca. Salare e far cuocere a fiamma bassa per 10 minuti. In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, cuocete gli ziti, tagliati a pezzetti lunghi circa 8 cm. Scolate la pasta al dente, conditela con il rimanente burro a dadini, unirvi i dadini di zucca con il loro condimento, una grattugiata di noce moscata, il parmigiano grattugiato e mescolare.

 

 

 

 

Coniglio in Crosta e Insalatina mista

Per 6 persone

 

Ingredienti:

1 coniglio di circa 1,500 kg, vino bianco, bacche di ginepro, timo, maggiorana, una confezione di pasta sfoglia doppia, burro, farina, sale.

 

Disossate il coniglio, tagliatelo a piccoli pezzi e mettetelo a bagno per un’ora con vino bianco, bacche di ginepro, sale, timo, e maggiorana. Scongelate la pasta sfoglia, stendetela, foderate uno stampo, imburrato e infarinato, con metà di essa.

Riempite lo stampo con il coniglio, ben sgocciolato. Usate l’altra parte di sfoglia per chiudere, come coperchio, lasciando però un buco al centro, attraverso al quale, verserete ¼ di latte. Cuocete in forno caldo a 180° per un’ora.

 

 

 

Crostata di Mele caramellata

Per 6 persone  


Ingredienti:

 

250 gr di farina, 2 mele renette, 3 mele golden, 2 uova, 180 gr di burro, 2 uova, 2 dl di panna fresca da montare, 80 gr di zucchero, 3 cm di stecca di cannella, sale.

 

Lavorate la farina con 150 gr di burro, 1 uovo, un pizzico di sale e 1 cucchiaio di zucchero fino a formare una pasta omogenea. Avvolgetela nella stagnola e mettetela in frigorifero per 30 minuti. Sbucciate le mele. Tagliate le renette a tocchetti e cuocetele con la cannella e cucchiai di acqua per 8 minuti. Lavoratele con un cucchiaio di legno fino a ottenere un purè. Tagliate le golden a spicchi. Sciogliete il burro rimasto in una padella. Aggiungete 60 gr di zucchero e cuocete finchè inizia a caramellare. Unite le mele e cuocetele per 5-6 minuti. Stendete la pasta e rivestite uno stampo di circa 18 cm. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta e copritelo con il purè di mele. Sistemateci sopra gli spicchi di mela caramellati. Unite la panna al fondo di cottura in cui avete caramellato le mele. Cuocete finchè il caramello si è sciolto. Spegnete e, quando la crema è fredda, aggiungete l’uovo sbattuto. Versate la crema sulle mele e cuocete in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Servite la crostata tiepida.

 

Lo Sapevate Che: Watson-Watt dimostra il funzionamento del radar: Per l'Italia di Marconi rappresentò uno smacco veder attribuito a un fisico britannico il merito di aver realizzato il primo sistema di telerilevamento.

 

Ormai giunto alla mezza età, Robert Alexander Watson-Watt – discendente del più celebre James Watt, inventore della macchina a vapore – dispera di poter emulare l’antenato per fama e posizione economica. La svolta della sua vita arriva quando un addetto del Ministero dell’aviazione inglese gli chiede se è possibile distruggere un aereo inviandogli contro radioonde come fossero missili. Allo scoppio della seconda guerra mondiale mancano ancora tre o quattro anni, ma il governo britannico già teme che l’espansione tedesca sfoci in un conflitto. Watson-Watt, che è un fisico radiofonico, comprende immediatamente che approfondire questo discorso lo può agevolare nella carriera grazie alle sue conoscenze. Certo, al contrario dell’addetto al ministero è ben conscio che le radioonde non possono distruggere un aereo, ma si chiede che cosa può fare per soddisfare quella richiesta e inizia a immaginare come possano essere sfruttati meglio gli effetti delle onde radio sulla carlinga metallica di un aereo in volo.

Nato il 13 aprile 1893 a Brechin, in Scozia, Robert Watson-Watt studia allo University College di Dundee (allora parte dell’università di St Andrews) e subito dopo trova lavoro come meteorologo, utilizzando le onde radio per localizzare i temporali dalla base della Royal Aircraft a Farnborough, nell’Hampshire: è il 1915 e il 22enne Watson-Watt utilizza già la tecnologia radio per avvertire gli aviatori. Dopo aver sposato il 20 luglio 1916 Margaret Robertson – figlia di un disegnatore e dalla quale divorzierà non molto tempo dopo – Watson-Watt è aiutato dal collega ricercatore Arnold Frederic Wilkins con il quale inizia ad approfondire l’argomento.

Le radioonde sono ondulazioni di un campo magnetico che non hanno praticamente alcun effetto su molti materiali, ma la cosa cambia quando si parla di metalli, i cui atomi hanno legami molto forti vicino al nucleo ma più labili con gli elettroni periferici. Questi materiali riflettono l’onda che così torna indietro e il segnale di ritorno permette di identificare oggetti per i quali altri tipi di emissioni (come il suono o la luce visibile) non risulterebbero efficaci. Misurando il tempo tra la trasmissione dell’impulso e il ritorno dell’eco è possibile stabilire la distanza a cui si trova il bersaglio, dato che la rapidità a cui si propaga l’impulso elettromagnetico è nota: la velocità della luce.

Watson-Watt sa che indirizzando le radioonde verso un aereo metallico in volo, non si ottengono effetti particolari sugli elettroni vicino al nucleo del metallo, ma i miliardi di elettroni periferici vengono messi in violenta oscillazione e così diventano miliardi di ricetrasmettenti. In parole semplici, le onde inviate contro un aereo in volo hanno l’effetto di trasformarlo in un’antenna ricetrasmittente che nulla e nessuno può occultare.

E così nel febbraio 1935, quando ha 43 anni, Watson-Watt scrive un rapporto sul rintracciamento degli aerei con i sistemi radio, documento che attira l’attenzione di un comitato che si occupa di difesa aerea, diretto da Sir Henry Tizard. Watson-Watt dimostra la fattibilità della sua teoria in un test con una radio a onde corte, usata per rilevare un bombardiere, e viene nominato sovrintendente della stazione di ricerca di Bawdsey vicino a Felixstowe, nel Suffolk, sotto il Ministero dell’aviazione.

Watson-Watt si rende conto che riferire rapidamente i risultati del rilevamento radar al comando dell’aviazione militare è una componente essenziale per raggiungere il successo contro gli attacchi degli aerei nazisti. Per farlo, dà vita a un team che a Bawdsey sviluppa quella che diventerà la cosiddetta “filter room” con il compito di interpretare i dati grezzi in arrivo dagli strumenti e trasmetterli al Fighter Command.

Il sistema integrato delle stazioni radar – noto come “Chain Home” e “Chain Home Low” – e il fattivo contributo interpretativo degli esperti nella filter room diventano subito il fattore determinante che porta alla vittoriosa difesa della Gran Bretagna durante la battaglia d’Inghilterra. Le informazioni tempestivamente trasmesse al Fighter Command permettono di rilevare rapidamente l’attacco della Luftwaffe, consentendo una immediata reazione della Royal Air Force.

Nasce in questo modo il radar, anche se in realtà il termine viene coniato solo nel 1941 come acronimo di “radio detecting and ranging” cioè rilevazione e localizzazione con radioonde. Del resto, nel 1935 a Watson-Watt e alla nazione, più che dare un nome alla scoperta, interessa intercettare il nemico e realizzare il maggior numero possibile di stazioni ricetrasmittenti funzionanti. Ben presto l’aviazione tedesca – qualunque sia la direzione e la destinazione dell’attacco – viene inspiegabilmente intercettata dai velivoli della RAF ancor prima che i velivoli nazisti arrivino in vista delle coste britanniche.

Watson-Watt dopo la vittoriosa resistenza nei cieli inglesi, sembra abbia affermato “la Gran Bretagna è ridiventata un’isola”. Il contributo del radar alla difesa del Paese durante la seconda guerra mondiale è stato un fattore importante per la vittoria finale e visto che Watson-Watt è stato responsabile sia degli esperimenti iniziali per dimostrare la praticità tecnica dello strumento, sia del lavoro di sviluppo che trasforma l’idea in un progetto completo, gli viene assegnato il titolo di baronetto e in seguito, nel 1952, è premiato con 52 mila sterline esentasse dalla “Royal Commission on Awards to Inventors” del governo britannico. Anche gli Stati Uniti riconoscono il suo contributo assegnandogli la medaglia al merito.

Sempre nel 1952, Watson-Watt si risposa in Canada con Jean Wilkinson, ma la donna lo lascia presto vedovo, morendo nel 1964. Tornato a vivere in Scozia, a 74 anni Watson-Watt chiede la mano di Katherine Trefusis Forbes, sua collega negli anni della battaglia d’Inghilterra e fondatrice della “Women’s Auxiliary Air Force” che forniva le operatrici per la sala radar. I due si sposano 1966 e vivono insieme tra Londra e la Scozia fino al 1971, quando la donna muore. Watson-Watt le sopravvive di due anni, fino al 1973, quando a sua volta muore, a 81 anni a Inverness, dove entrambi sono sepolti.

Il radar è ora utilizzato soprattutto per scopi civili per mantenere i passeggeri al sicuro, rilevando la traiettoria di volo di ogni aereo commerciale del mondo. (Marco Belletti)

https://www.italiastarmagazine.it/scienza/non-fate-londa-radar-13448