Il primo episodio dei Simpson,
30 anni fa
Per
la serie animata che avrebbe cambiato la televisione, tutto cominciò in
ritardo: fu trasmesso innanzitutto l'ottavo episodio, perché il primo non era
ancora pronto
Quando il primo episodio dei Simpson andò in onda negli Stati Uniti – il 17
dicembre di 30 anni fa – non era la prima volta che i Simpson andavano in onda. La serie tv, che sarebbe
diventata la più longeva serie animata nella storia della televisione
statunitense e una sua icona, era già esistita in altre forme negli anni
precedenti, all’interno del programma umoristico The Tracey Ullman Show. Anche se con critiche meno
positive rispetto a un tempo, i Simpson continuano ad andare in onda ancora
oggi e hanno superato i 670 episodi. In trent’anni hanno raccontato come pochi
altri pregi e difetti della società statunitense, accompagnandone la storia con
le loro storie.
L’origine dei Simpson
I Simpson nacquero nella sala di attesa di James L. Brooks, il produttore
del Tracey Ullman Show, un programma televisivo a sketch
che trasmetteva per lo più brevi scene umoristiche e che andava in onda sulla
rete televisiva FOX. Brooks voleva intervallare alle scenette brevi corti di
animazione e pensò che il fumettista Matt Groening potesse fare al caso suo.
Groening, che all’epoca aveva poco più di trent’anni, si era fatto notare per
il fumetto Life in Hell, i cui protagonisti erano conigli con fattezze umane
e una coppia gay. Visto che aveva già del materiale pronto, inizialmente
Groening aveva pensato di creare un adattamento per la televisione del suo
fumetto, ma le cose andarono diversamente.
Groening scoprì che se avesse riadattato
il fumetto avrebbe dovuto rinunciare a parte dei diritti sullo stesso, perdendo
una creazione cui era molto affezionato, quindi in un primo momento declinò
l’offerta di lavorare al programma televisivo. In seguito, gli fu chiesto se
non avesse altri personaggi da proporre per i corti di animazione del Tracey Ullman Show, Groening disse di sì, anche se non
aveva ancora idea di cosa potesse proporre. E questo ci riporta alla sala di
attesa di Brooks.
Secondo la versione raccontata più volte dallo stesso Groening, i Simpson nacquero in pochi minuti, mentre il
fumettista attendeva di essere ricevuto da Brooks per presentargli la sua idea.
Fu su una poltroncina della stanza di attesa che nacquero Homer, Marge, Lisa,
Maggie e Bart, con nomi scelti tra quelli della stessa famiglia di Groening, a
parte Bart al posto di Matt, ideato anagrammando la parola inglese “brat”
(“moccioso”). Secondo altre versioni, i Simpson nacquero invece meno
precipitosamente a casa di Groening, e secondo ancora altre versioni su
un’automobile diretta verso la sede di FOX per l’incontro con Brooks.
L’idea di una famiglia con molti difetti e
lontana da quelle perfette di diverse serie televisive andate in onda nei
decenni precedenti piacque a Brooks, che assegnò a Groening il compito di
coordinare la produzione dei corti da inserire nel suo programma televisivo.
I Simpson sarebbero nati riprendendo alcune
caratteristiche dei corti di animazione di Warner Bros, famosi per la
cattiveria e la meschinità di alcuni loro personaggi, e da serie animate di
grande successo come i Flintstones prodotti da
Hanna-Barbera.
Dall’idea ai primi corti
L’animazione dei disegni di Groening fu affidata a Klasky-Csupo, una piccola
casa di produzione nella quale lavorava anche David Silverman, che sarebbe
diventato negli anni uno dei più famosi e celebrati registi dei Simpson, nonché
il regista di I Simpson – Il film, unico
lungometraggio tratto dalla serie e diffuso nei cinema nel 2007.
Gli animatori di Klasky-Csupo ebbero
pochissimi giorni per animare i disegni di Groening e confezionare i primi
sketch, i cui disegni erano molto abbozzati e animati con pochi fotogrammi,
rendendo i movimenti dei personaggi a scatti. L’idea di colorare Homer e tutti
gli altri di giallo, ciò che avrebbe reso i Simpson inconfondibili per sempre
nella storia dei cartoni animati, venne al colorista Gyorgyi Peluce e fu
approvata da Groening. Il giallo avrebbe cambiato diverse tonalità nel corso
degli anni, ed è considerato quasi identico al Pantone 116 C.
I primi corti dei Simpson furono
trasmessi il 19 aprile del 1987 durante il Tracey Ullman Show con le voci di alcuni
doppiatori che ancora oggi, a 30 anni di distanza, fanno parlare i personaggi
del cartone animato. Dan Castellaneta divenne l’inconfondibile voce di Homer,
un poco infantile e capace di passare dai toni bassi a quelli striduli e più
buffi, seguendo un meccanismo classico della voce dei cartoni animati. Julie
Kavner diede la voce roca e posata di Marge, Nancy Cartwright quella di Bart e
Yeardley Smith quella di Lisa.
Da corto a serie tv
I corti furono quasi da subito un successo,
anche se con i bassi ascolti dello show in cui andavano in onda: molto
apprezzato dalla critica, meno dal pubblico. I Simpson divennero i personaggi più apprezzati e
conosciuti dal programma, tanto da creare qualche malumore tra gli autori
del Tracey Ullman Show e
quelli degli sketch animati, che ricevevano maggiori attenzioni. Brooks intanto
stava maturando l’idea di sfruttare in altro modo i Simpson, e fu probabilmente
grazie a una sbornia che nacque un pezzo importante della storia televisiva
degli ultimi 30 anni.
Narra la
leggenda – e sui Simpson ce ne
sono tante – che durante una festa di Natale Silverman avesse bevuto un po’
troppo e fosse quindi piuttosto allegro. Si avvicinò a Brooks, che essendo il
produttore del Tracey Ullman Show poteva
essere considerato il suo capo, e molto appassionatamente gli propose di fare
dei Simpson qualcosa
di diverso, slegandoli dal programma televisivo in cui erano nati. Gli disse
che se fosse riuscito a convincere FOX a trasmetterli in prima serata avrebbe
potuto rilanciare l’animazione televisiva, in difficoltà da diverso tempo.
Brooks, che
già stava pensando a un modo per sfruttare meglio il successo dei Simpson, si persuase che valesse
la pena di sperimentare un formato diverso e si mise al lavoro per trasformare
le storie di quella strana famiglia disfunzionale, ma in fondo legatissima, in
una serie televisiva vera e propria. Il compito di creare il nuovo adattamento
fu affidato a diverse società di produzione, compresa Klasky-Csupo. Il carico
di lavoro per produrre un’intera serie era però enorme, quindi si decise di
affidare buona parte dell’animazione ad AKOM, uno studio
di animazione sudcoreano che negli anni avrebbe animato oltre 200 episodi
dei Simpson.
I responsabili
di FOX non tardarono a mostrare il loro nervosismo e le incertezze nei
confronti della nuova serie televisiva: temevano che non potesse reggere
mezz’ora consecutiva (intervalli pubblicitari compresi), e proposero che ogni
episodio fosse costituito da storie diverse, una sorta di collage di sketch. I
produttori dei Simpson, che oltre
a Groening e Brooks comprendevano Sam Simon, convinsero FOX a produrre
ugualmente 13 episodi dalla durata classica di una sitcom e ottennero piena
autonomia nello sviluppo della serie.
Ancora oggi,
gli accordi con FOX prevedono che i Simpson siano
prodotti senza ingerenze da parte dell’emittente televisiva. Prima del recente
passaggio a Disney, FOX è stata per decenni sotto il controllo di News Corp.,
grande conglomerato dei media di orientamento conservatore e sotto il controllo
del miliardario australiano Rupert Murdoch. Nonostante le posizioni politiche
della proprietà, i Simpson hanno
sempre fatto una durissima satira nei confronti Repubblicani e più in generale
della destra, senza risparmiare comunque critiche e prese in giro anche ai
Democratici e ai loro leader.
Il primo fu l’ottavo
Il primo episodio dei Simpson sarebbe
dovuto andare in onda all’inizio dell’autunno del 1989, con la puntata “Some
Enchanted Evening” (“Sola, senza amore”) che avrebbe permesso di presentare i
vari personaggi, in modo che il pubblico iniziasse a familiarizzare con le loro
caratteristiche. Quando l’episodio arrivò dalla Corea del Sud, il primo a
essere consegnato, fu visto dai produttori della serie e Brooks fornì una
personale e laconica recensione: “È una merda”. Seguì una lite con i
disegnatori di Klasky-Csupo, dove Brooks sostenne che l’episodio fosse stato
mal disegnato: il capo della società di animazione rispose altrettanto
animosamente sostenendo che forse il problema non fossero i disegni, ma un
copione mal scritto.
Discutendone
con più calma, i produttori conclusero che il vero problema fosse l’animazione
troppo “da cartone animato”. Groening e gli altri non volevano che i loro
personaggi sembrassero di gomma, come quelli Disney e di Warner Bros., ma che
fossero più realistici e immersi in un mondo in cui le leggi della fisica
fossero simili alle nostre, come avveniva nei Flintstones. Al tempo stesso, non erano convinti che
la serie di Hanna-Barbera potesse essere imitata in tutto, visto che nei loro
cartoni c’erano quasi sempre effetti sonori che sottolineavano i movimenti più
rapidi e repentini dei personaggi.
Anche se non
avevano un’idea precisa di cosa stessero cercando di ottenere, i produttori
dei Simpson stavano
mettendo le basi per creare uno stile che sarebbe stato unico e proprio della nuova
serie televisiva, imitato in seguito da molti altri cartoni animati. Negli
anni, la serie di Groening avrebbe comunque sperimentato diverse tecniche di
animazione, ma quasi sempre per citare i cartoni animati del passato, rendendo
più flessibili e gommosi i personaggi in alcune scene. Il massimo
dell’elasticità sarebbe stato raggiunto dai personaggi di Grattachecca e Fichetto, serie a
sketch che compare nei Simpson e
che riprende la violenza dei corti Warner Bros., ma aggiungendo immagini molto
più crude e l’idea che un personaggio dei cartoni animati possa sanguinare, e
copiosamente.
Divenne
evidente che il primo episodio non raggiungeva gli standard che avevano in
mente i produttori dei Simpson,
che iniziarono a valutare la possibilità di rinunciare all’intera serie ancora
prima che fosse trasmessa. Cambiarono idea pochi giorni dopo, quando dalla
Corea del Sud arrivò l’animazione del secondo episodio, “Bart the Genius”
(“Bart, il genio”). A parte qualche piccolo problema, era animato nel modo
corretto, segno che il gruppo di lavoro stava migliorando nel dare le
indicazioni ai disegnatori incaricati di realizzare le animazioni. I produttori
ottennero da FOX un rinvio della serie, che sarebbe quindi partita, in ritardo,
alla fine del 1989.
Il primo episodio dei Simpson
I Simpson andarono
in onda per la prima volta nel formato cui ancora oggi siamo abituati il 17
dicembre di trent’anni fa, con lo speciale di Natale “Simpsons Roasting on an
Open Fire” (“Un Natale da cani”), episodio che in Italia sarebbe stato
trasmesso solo due anni dopo, in prima tv, su Canale 5 la vigilia di Natale (la
trasmissione della serie in Italia iniziò il primo ottobre con il secondo
episodio della prima stagione “Bart, il Genio”). Nella sua prima trasmissione
negli Stati Uniti fece 13,4 milioni di ascolti, diventando il secondo show più
visto nella storia di FOX fino ad allora. Negli anni, sarebbe diventato un
classico di Natale e uno degli episodi più apprezzati dell’intera produzione
dei Simpson.
In “Un Natale
da cani”, Bart decide di farsi un tatuaggio disubbidendo a Homer e Marge, i
suoi genitori. La madre lo scopre e per far rimuovere il tatuaggio è costretta
a spendere tutti i soldi che aveva messo da parte per acquistare i regali di
Natale. Marge spera che la tredicesima di Homer, impiegato presso la centrale
nucleare di Springfield, possa comunque essere sufficiente per le spese
natalizie, ma il capo della centrale, il signor Burns, annuncia che i
dipendenti non potranno godere della tredicesima. In difficoltà, Homer pensa di
risolvere i regali prendendo alcuni collant per Marge, un block notes per Bart,
una bistecca giocattolo per Maggie e rubando un albero di Natale.
Homer rimedia
un secondo lavoro come Babbo Natale in un centro commerciale, ma la paga è
misera e insufficiente per coprire le spese di Natale. Il suo amico Barney
Gumble, uno dei beoni della taverna di Moe (Boe in italiano), lo convince a
scommettere a una corsa di cani. Homer punta i suoi pochi soldi rimasti sul
levriero Piccolo aiutante di Babbo Natale. Il cane non arriva nemmeno al traguardo
e Homer perde la scommessa. Mentre Homer si allontana sconsolato dal cinodromo,
Bart che lo aveva accompagnato si ritrova tra le braccia Piccolo aiutante di
Babbo Natale, cacciato poco prima in malo modo dal suo padrone per il pessimo
risultato ottenuto alle corse. Su insistenza di Bart, Homer acconsente a
portare il levriero a casa, che diventa il regalo intorno a cui si riunisce
tutta la famiglia.
Primo di oltre 670
L’episodio fu diretto da David Silverman e, rispetto agli altri andati in onda
in seguito, ma prodotti prima di questo, mostrava già alcuni miglioramenti
nelle tecniche di animazione, per quanto ancora spartane. “Un Natale da cani”
aveva dentro di sé, o per lo meno in nuce, molti degli elementi che avrebbero
caratterizzato l’intera produzione dei Simpson.
I membri della famiglia cedono spesso alle meschinità e dimostrano uno spiccato
egoismo, ma nel corso di ogni episodio imparano qualcosa, che contribuisce a
rendere più forte il loro legame e a conoscersi meglio. Quasi tutte le prime stagioni
dei Simpson seguono
questo filone e non è un caso che comprendano gli episodi cui i fan sono più
affezionati.
Nel primo
episodio andato in onda c’era inoltre un altro elemento cardine dell’intera
produzione dei Simpson: il citazionismo. A un certo
punto c’è una parodia di una scena del film Goldfinger, mentre Bart fa riferimento a diversi altri
personaggi dei cartoni animati come Charlie Brown, Peter Pan e i Puffi. C’è
anche un riferimento a Batman. Nel corso degli anni, gli autori dei Simpson si sarebbero
divertiti a inserire riferimenti di ogni tipo, al punto da poter affermare che
in oltre 670 episodi della serie ci sia una quantità di citazioni tale da
riassumere buona parte dei prodotti culturali del cinema, della radio, della
musica e della televisione del Novecento, senza contare i riferimenti letterari
che coprono ancora più secoli.
In “Un Natale
da cani” c’è anche qualcosa della vita di Groening, che del resto si ispirò
alla sua famiglia per la creazione stessa dei personaggi dei Simpson. Nella scena iniziale, i
bambini della scuola elementare partecipano a una recita su Babbo Natale “da
tutto il mondo”. In seguito Groening avrebbe spiegato di avere tratto
ispirazione da una sue esperienza in seconda elementare, quando aveva lavorato
a una piccola ricerca sul Natale in Russia festeggiato dai suoi nonni che erano
di quella nazionalità. La maestra tagliò corto sulla faccenda spiegando che
semplicemente il Natale non esisteva in Russia, perché era un paese comunista.
Senza sigla
L’episodio andò in onda privo della sigla che sarebbe diventata un elemento
inconfondibile dei Simpson,
con la famiglia che corre verso casa lasciando le varie occupazioni (scuola,
lavoro) per piazzarsi davanti al televisore, unico vero focolare domestico. La
sigla fu aggiunta a partire da “Bart, il genio”, con soddisfazione degli
animatori perché consentiva di riciclare ogni volta una lunga sequenza,
riducendo il carico di lavoro per una produzione ancora con risorse limitate.
La sigla iniziale riprende chiaramente quella dei Flintsones, con Homer che sente la
sirena del fine turno alla centrale nucleare proprio come Fred
Flintstones sente quella
di chiusura della cava in cui lavora.
La gag della
lavagna sulla quale Bart scrive decine di volte una stessa frase, per punizione
nel doposcuola, fu introdotta fin dai primi episodi e sarebbe diventato un
altro elemento inconfondibile della serie. Negli anni, Bart ha scritto di
tutto, riflettendo a volte messaggi di natura politica e non solo che gli
autori volevano trasmettere. Tra le tante e più assurde: “Chiappe.com non è il
mio indirizzo email”, “Non intenterò cause legali frivole”, “Nessuno è
interessato alla mia sciatica” e “Un rutto non è una risposta”.
Doppiaggio e adattamento
Nella versione italiana la gag della lavagna viene pronunciata con una voce
fuoricampo dalla doppiatrice di Bart, in modo da evitare l’utilizzo dei
sottotitoli. La serie dei Simpson ha
moltissimi riferimenti culturali e giochi di parole, cosa che ha complicato non
poco l’adattamento in italiano. I personaggi della famiglia hanno voci simili
alla versione originale, a parte Homer con un’intonazione un po’ più bassa e
tonta – più che infantile come quella di Castellaneta – resa per 23 stagioni
dall’attore Tonino Accolla e ora da
Massimo Lopez. Molti degli altri personaggi hanno invece accenti regionali,
scelta degli adattatori italiani per rendere in qualche modo gli accenti delle
varie parti degli Stati Uniti e di altri paesi anglosassoni nell’originale. Il
giardiniere Willie ha accento scozzese in inglese e sardo in italiano, mentre
il commissario Winchester ha un marcato accento napoletano.
Autori
“Un Natale da cani” fu scritto da Mimi Pond, un’autrice comica e fumettista,
che non avrebbe poi partecipato alla realizzazione di nessun altro episodio
dei Simpson. In seguito
avrebbe spiegato che il gruppo di lavoro agli inizi era costituito da soli
uomini e non sembra ci fossero molte possibilità per lei. A oggi, hanno scritto
o co-scritto almeno un episodio dei Simpson 138 persone. L’autore più prolifico
è John Swartzwelder, che ha scritto alcuni degli episodi più famosi e
apprezzati, compreso “L’orsetto del cuore” (“Rosebud”), una mezza parodia del
film Quarto potere di
Orson Welles. Tra i molti autori ci fu anche Conan O’Brien, che sarebbe poi
diventato un apprezzato conduttore di show della seconda serata negli Stati
Uniti, unico autore ad apparire anche in un episodio come se stesso.
“Un Natale da cani”, 30 anni dopo
Ancora oggi, a distanza di 30 anni e di oltre 670 puntate prodotte, “Un Natale
da cani” è considerato uno dei migliori e più significativi episodi realizzati
nell’intera storia dei Simpson.
Al Jean, storico produttore della serie, lo mette spesso
al primo posto nella sua personale classifica:
Tutto cominciò
da lì ed è un gran bel ricordo. È molto tenero, cosa che si può dire per buona
parte della serie. Un piccolo aneddoto: trovano il cane in quell’episodio, che
fu il primo a essere tramesso, ma l’ottavo a essere prodotto. Quindi per i
successivi sette episodi andati in onda, il cane non si vede mai.
Da
quell’episodio, Piccolo Aiutante di Babbo Natale è apparso in buona parte delle
stagioni dei Simpson, a volte
con un ruolo da protagonista, in altre occasioni con rapide incursioni, quasi
sempre per mostrare la propria pigrizia, una certa indolenza e un affetto
soprattutto per Bart che volle tenerlo a tutti i costi, fuori da quel cinodromo
immaginato 30 anni fa insieme a un intero mondo che avrebbe reso la televisione
diversa.
https://www.ilpost.it/2019/12/17/primo-episodio-simpson/
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