Storia
Come siamo nati e i momenti cruciali
della nostra storia.
Una
storia lunga 50 anni.
Dal 1971 siamo impegnati
in prima linea a portare soccorso medico-umanitario durante le emergenze e
ovunque l’accesso alle cure sia negato.
50 anni fatti anche
di testimonianza, denunce, prese di posizione su temi umanitari e
importanti traguardi raggiunti. Ripercorriamoli insieme.
Fondazione
In
Nigeria, durante la guerra di secessione del Biafra, alcuni medici
francesi che lavoravano con la Croce Rossa, rimangono scioccati dal genocidio in
corso e frustrati dal silenzio a cui erano tenuti. Lo stesso accade ad alcuni
giornalisti, reduci di un’emergenza umanitaria in Bangladesh.
Decidono
così di creare un’organizzazione medica d’urgenza più libera nelle parole e
nelle azioni. Nel 1971 Raymond Borel e Philippe Bernier,
giornalisti della rivista medica “Tonus”, lanciano un appello per
creare un’équipe di medici pronti ad aiutare le persone che soffrono nelle più
gravi catastrofi.
Medici
senza Frontiere nasce ufficialmente il 22 dicembre del 1971 con 300
volontari, compresi i 13 medici e giornalisti fondatori. Il loro sogno è
quello di fare un passo in più rispetto ai principi tradizionali
dell’intervento umanitario: inaugurano un nuovo stile dell’azione d’emergenza,
in grado di combinare immediatezza e professionalità con indipendenza e testimonianza.
Salvare vite e curare ma anche raccontare e denunciare.
Le prime missioni
La
nostra prima missione è in Nicaragua, a Managua, dove nel 1972 un
terremoto distrugge gran parte della città e uccide tra 10.000 e 30.000
persone.
Nel
1974, parte una missione di soccorso per aiutare la popolazione dell’Honduras
dopo l’uragano Fifi che causa gravi inondazioni e uccide migliaia di
persone.
Nel
1975, forniamo assistenza medica nella nostra prima missione di intervento su
larga scala in favore dei rifugiati cambogiani in fuga dal
regime dei Khmer Rossi.
In
queste prime missioni, le debolezze di MSF in quanto organizzazione umanitaria
appena nata sono evidenti: preparazione carente, medici senza adeguato
supporto, catene di rifornimento ingarbugliate. È un momento decisivo: il
movimento inizia a spaccarsi.
Medici organizzati o medici guerriglieri
Ci fu una vera e propria contrapposizione – afferma
tra chi non voleva che le cose fossero organizzate e voleva restare un piccolo
gruppo di medici d’emergenza – e altri che volevano organizzarsi . Non volevamo
diventare una sorta di Croce Rossa, ma essere comunque più organizzati di
quanto fossimo. Non solo medici pronti a lanciarsi con pochi farmaci in un
sacchetto di plastica e non abbastanza con cui lavorare”.Claude MalhuretPresidente
di MSF tra il 1977 e il 1978
In
occasione dell’Assemblea generale annuale, nel 1979, si vota per
decidere se MSF sarebbe dovuta diventare più organizzata o rimanere un gruppo
di medici guerriglieri. L’ottanta per cento vota a favore della prima
possibilità. Bernard Kouchner e alcuni altri fondatori, non condividendo la
scelta, lasciano MSF per fondare Médecins du Monde, Medici del Mondo.
Negli
anni successivi, MSF cresce divenendo a metà degli anni ’80 un’organizzazione
internazionale. Oggi abbiamo progetti in oltre 80 Paesi con più di
65.000 operatori umanitari impegnati sul campo.
Nobel per la Pace
Nel 1999 riceviamo il Premio Nobel per la Pace. I giudici scelgono MSF “in
riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico realizzato in vari
continenti” e per onorare il nostro staff medico, che ha lavorato in più di 80 paesi
e curato decine di milioni di persone.
Il
Premio Nobel ci offre un’opportunità per parlare, e non ce la siamo fatta
scappare. James Orbinski, allora Presidente di MSF, usando il suo
discorso in occasione della cerimonia di premiazione, si rivolge direttamente
al leader russo Boris Eltsin e condanna la violenza della Russia contro i
civili in Cecenia.
Orbinski
dichiara:
Il silenzio è stato a lungo confuso con la neutralità,
ed è stato presentato come una condizione necessaria per l’azione umanitaria. Dalle
sue origini, MSF è stata creata per opporsi a questa tesi. Non siamo sicuri che
le parole possono salvare delle vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio
uccide.”
Orbinski
continua parlando apertamente del potere e dei limiti dell’umanitarismo:
Nessun medico può fermare un genocidio. Nessun
operatore umanitario può fermare la pulizia etnica, così come nessun operatore
umanitario può fare la guerra. E nessun operatore umanitario può fare la pace.
Queste sono responsabilità politiche, non imperativi umanitari.
Lasciatemelo dire molto chiaramente: l’atto umanitario
è il più apolitico di tutti gli atti, ma se le sue azioni e la sua eticità
vengono presi sul serio, può avere le più profonde implicazioni politiche. E la
battaglia contro l’impunità è una di queste implicazioni.”
Abbiamo
utilizzato il ricavato del premio per creare un fondo destinato alle
malattie dimenticate, ovvero a progetti pilota di sviluppo clinico,
produzione, approvvigionamento e distribuzione di trattamenti per le malattie
dimenticate, come il Chagas, la malattia del sonno e la malaria.
https://www.medicisenzafrontiere.it/chi-siamo/storia/
Nessun commento:
Posta un commento