148 anni fa nasceva Karl Landsteiner, che avrebbe rivoluzionato
il mondo delle trasfusioni. Tanto da guadagnarsi il premio Nobel
A volte nella scienza capita che arrivi prima
l’applicazione di una scoperta che la scoperta stessa. Come accadde per esempio
con le trasfusioni,
che all’inizio del Novecento erano praticate da più di due secoli, ma senza un
razionale, tanto che non sempre gli effetti erano quelli sperati. Ancora non si
conoscevano, infatti, le pericolose reazioni di incompatibilità che si
scatenavano quando due pazienti presentavano gruppi sanguigni diversi,
proprio perché questi non erano ancora stati individuati. Si sarebbe dovuto
aspettare il 1901, e il lavoro del medico austriaco Karl Landsteiner (1868-
1943), per assistere alla rivoluzione del mondo delle trasfusioni, grazie alla
scoperta del sistema di gruppi AB0 cui è dedicato il doodle di Google odierno.
L’intuizione arrivò durante gli
anni che Landsteiner passò al dipartimento di anatomia patologica di Vienna, la
città in cui il giovane medico con la passione della chimica era nato il 14
giugno 1868. A quel tempo le trasfusioni, pur se praticate, erano
considerate una prassi medica più sperimentale che consolidata, visto che non
tutto andava sempre per il verso giusto.
Il motivo
dell’insuccesso andava cercato, come aveva intuito nel 1875 il medico
tedesco Leonard
Landois, in quegli agglomerati che
si formavano quando due diversi tipi di sangue (per esempio quello animale e
quello umano) venivano miscelati. Landsteiner notò che il problema dell’agglutinazione non si presentava solo mescolando sangue di due
specie diverse, ma anche in alcuni casi di trasfusioni da individuo a
individuo.
Per capirne la ragione, il medico si mise al
lavoro. Raccolse molti
campioni di sangue, separò i globuli rossi dal plasma, e poi cominciò a
mescolare ogni provetta di plasma con i vari tipi di eritrociti. In pratica
mimò nel suo laboratorio e su piccola scala gli effetti delle trasfusioni,
registrando quando e come avvenivano le reazioni di agglutinazione. Fu così che
giunse a elaborare la sua teoria: esiste un numero definito di tipi di sangue,
alcuni compatibili tra loro e altri no, in base alla presenza e tipo di
molecole (antigeni in gergo) localizzati sulla superficie dei globuli rossi.
Se gli antigeni tra ricevente e donatore
sono gli stessi, l’organismo è in grado di tollerare la trasfusione. In caso
contrario aziona una strategia di difesa, con anticorpi diretti
contro il bersaglio (l’antigene). Le reazioni di agglutinazione osservate da
Landsteiner altro non erano che l’incontro tra anticorpi del ricevente e gli
antigeni del donatore. Una semplice, quanto perfetta, teoria immunologica.
Nel 1901 Landsteiner aveva identificato tre
gruppi sanguigni: A, B e 0 (quello in cui i globuli rossi non presentano nessun
antigene in superficie, inizialmente chiamato C) e l’anno dopo, grazie anche al
lavoro di Alfred von Decastello e Adriano Sturli, il quadro si completava con la scoperta del gruppo AB.
Conoscendo i gruppi sanguigni, quindi, le trasfusioni non erano più fatte
casualmente, una scoperta i cui benefici divennero chiari soprattutto durante
la Prima guerra
mondiale.
Per Landsteiner, che diede altri notevoli
contribuiti alla storia della medicina, come quello della scoperta dell’agente
eziologico della poliomielite e
gli studi sulla sifilide,
i meriti non finirono qui. Una volta alla Rockefeller Institute for Medical
Research di New York il sangue tornò, per così dire, al centro dei suoi
interessi, tanto che nel 1940, a fianco del collega Alexander Wiener, scopriva
anche il fattore Rh.
https://www.wired.it/attualita/2016/06/14/scoperta-gruppi-sanguigni-karl-landsteiner/
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