“L'arte è una missione, se non si è chiamati è meglio
non farla.” Giò Pomodoro
La rappresentazione razionale
dei segni
Giò Pomodoro, uno dei più importanti scultori del XX
secolo, nasce a Orciano di Pesaro il giorno 17 novembre 1930. Già a partire dal
1955 collabora con il fratello maggiore Arnaldo Pomodoro,
anch'egli scultore, ma anche con altri importanti artisti quali Gastone Novelli,
Giulio Turcato, Piero Dorazio, Tancredi, Lucio Fontana e
Achille Perilli.
Giò Pomodoro nei primi anni di attività artistica presenta
delle opere al Gruppo "Continuità", che vede la partecipazione di
critici come Guido Ballo, Giulio Carlo Argan, e Franco Russoli. Più tardi però
si stacca da questi artisti per spostarsi verso un pensiero di
"rappresentazione razionale dei segni".
Si dedica attivamente alla ricerca scultorea, partendo
giovanissimo con le prime esperienze informali sul Segno, per approdare ai
grandi cicli sulla Materia e il Vuoto (le sue opere più noto in tal senso sono
"Superfici in Tensione" e "Folle"), e sulla Geometria (con
l'opera "Soli, Archi e Spirali").
Nei primi anni '50 arriva a Milano e già nel 1954
espone nelle gallerie Numero, a Firenze, e Montenapoleone, a Milano.
Per un periodo rivolge le sue energie e il proprio
estro in altri campi come la pittura, la scenografia, l'oreficeria e
il design. In diverse occasioni viene invitato alla Biennale di Venezia e a
"documenta" (si scrive così, con la 'd' minuscola), importante mostra
d'arte moderna, a Kassel in Germania.
Nelle opere di Pomodoro, il quale predilige ampie aree
fluttuanti in bronzo e grandi blocchi scolpiti nel marmo o
rigidamente squadrati, solitamente si aprono degli spazi vuoti che lasciano
irrompere la luce del sole. Il sole un soggetto o simbolo ricorrente nelle sue
sculture, anche se - va ricordato - esso non viene rappresentato
esplicitamente. Al sole, l'autore lega dei precisi significati ideologici. Nel
suo paese natale, che sorge nella provincia di Pesaro e Urbino nell'entroterra
marchigiano, ha realizzato una piazza al cui centro trova posto una sua opera
in marmo intitolata "Sole deposto": alla base vi sono riportati dei
versi de "L'infinito" del conterraneo Giacomo Leopardi:
"Sempre caro mi fu quest'ermo colle".
Fra i lavori più noti di Giò Pomodoro vi sono le
grandi opere monumentali, in pietra e bronzo, incentrate sulla fruizione
sociale dell'opera d'arte. Fra queste grandi opere vanno ricordate il
"Piano d'Uso Collettivo" dedicato ad Antonio Gramsci,
ad Ales in Sardegna, "Teatro del Sole - 21 giugno", "Solstizio d'Estate",
piazza dedicata a Goethe a
Francoforte, "Sole Aereospazio", a Torino, "Scala Solare -
Omaggio a Keplero",
a Tel Aviv, "Sole per Galileo
Galilei", a Firenze, "Sole - Agli
Italiani nel mondo" a Genova e il già citato "Sole Deposto" a
Orciano di Pesaro, che oggi si trova nella piazzetta del centro storico da lui
pensata e progettata, proprio dove un tempo sorgeva la sua casa natale.
Va ricordato anche il complesso monumentale installato
a Monza, nella piazza di via Ramazzotti, che comprende le sculture in pietra
del "Sole - Luna - Albero" collegate tra loro da un percorso a
fontana (1985). Del tutto analogo al complesso di Monza, è l'imponente "Luogo
dei Quattro Punti Cardinali": si tratta di un grande luogo scolpito per
l'incontro e la sosta della gente, frutto di una sua ricerca progettuale durata
ben dieci anni (dal 1981 al 1991); questa opera si trova all'interno del Parco
Pubblico di Taino, di fronte al Lago Maggiore.
Le opere di Giò Pomodoro trovano collocazione nelle
collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, fra le quali ricordiamo le
più importanti: Collezione Nelson
Rockefeller di New York, Hirshhorn Museum and
Sculpture Garden di Washington, il Kunst und Museumverein di Wuppertal, lo
Yorkshire Sculpture Park di Wakefield, in Inghilterra, le Gallerie d'Arte
Moderna di Roma e di Torino, il Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano, il
Museo d'Arte Moderna di Città del Messico, la Collezione d'Arte Moderna della
città di Jedda, in Arabia Saudita, il Musée d'Ixelles di Bruxelles,
l'ex-Fondation Veranneman di Belgio.
Pochi mesi dopo essere stato colpito da un ictus, Giò
Pomodoro è morto nel suo studio di via San Marco,
a Milano, il 21 dicembre 2002, all'età di 72 anni. Il figlio pittore, Bruto, ha
raccontato di come il padre, sebbene risiedesse e lavorasse a Querceta, in
Versilia, abbia voluto tornare a Milano per morire tra la sua arte.
Il figlio lo ricorda con queste parole: "Era
una persona di grandissima caratura morale, un padre molto presente e
affettuoso, oltre che un uomo molto capace di trasmettere valori, affascinando
quando parlava".
https://biografieonline.it/biografia-gio-pomodoro
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