Nel
dibattito politico moderno si sente spesso parlare di qualunquismo, ma per
risalire alle origini del termine bisogna andare indietro a 74 anni fa.
Guglielmo Giannini, un commediografo di Pozzuoli, si presentò all'Italia
come l'"uomo qualunque", incapace di credere a niente e nessuno.
L'Italia era ancora ferita dalla drammatica guerra di resistenza al
nazifascismo tanto che, quello di Giannini, divenne un vero e proprio partito
che si ergeva come portavoce del malcontento generale.
Nella rivista, chiamata per l'appunto, "L'Uomo Qualunque" si
predicava l'idea che i politici fossero tutti uguali e
capaci di difendere solo i propri interessi. Secondo Giannini il paese avesse bisogno
di buoni amministratori al posto di quelli che venivano chiamati
"sfruttatori" e "vociatori". Nelle sue invettive era forte
era il ricorso alla satira, all'insulto e allo svilimento degli avversari.
Dopo due anni, nel 1946, l'Uomo Qualunque riuscì a far eleggere 30
deputati in Assemblea Costituente, ma si avviò rapidamente verso
il declino. Pesò la mancanza di una struttura interna, il potere
decisionale interamente nelle mani di Giannini e la mancanza di un programma
politico. A nulla servì la ricerca di alleanze con tutti i partiti esistenti
(dal PCI al MSI, passando per la DC), il partito chiuse nel 1949.
https://www.sanmarinortv.sm/news/italia-c7/27-dicembre-1944-nasce-qualunquismo-giannini-a167178
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