Si cresce (e si invecchia)
anche nell'approccio al cibo: ecco come le varie "stagioni" della
vita influenzano il nostro rapporto con l'alimentazione.
Sull'appetito non incide soltanto la fame,
intesa come l'esigenza biologica di cibo espressa dal corpo quando è a corto di
energie. Altri fattori come l'olfatto, la pubblicità o il contesto in cui ci si
trova influenzano il desiderio di mangiare. Uno di quelli di cui si parla meno è forse l'età:
in base a un articolo pubblicato su BBC Future, e originariamente su The Conversation, esisterebbero sette
"età del cibo", ciascuna con
caratteristiche ed esigenze specifiche. Ecco quali.
DA 0 A 10
ANNI. All'esigenza di una rapida crescita si
affianca la necessità di impostare le basi del comportamento alimentare del bambino, affinché non sviluppi, con l'età,
disturbi alimentari o obesità. La diffidenza verso alimenti fondamentali, come la verdura, può essere vinta con progressive e
positive esposizioni a quelle pietanze.
I piccoli dovrebbero essere lasciati
liberi di esercitare un certo grado di controllo su ciò che hanno nel piatto.
Spingerli a finire per forza tutto quello che si propone può influire sulla
capacità futura di valutare il proprio appetito, e aprire la strada a problemi
nell'autoregolazione del cibo.
DAI 10 AI 20
ANNI. Negli
anni dell'adolescenza sono gli ormoni a influenzare l'appetito. A una fame
spesso insaziabile si accompagna l'esigenza di una buona educazione alimentare, negli anni in cui i modelli proposti da social e
pubblicità hanno forse l'influenza maggiore.
Una cattiva alimentazione in questa fase
può portare a gravi carenze nutrizionali, soprattutto nelle ragazze, per una
questione di salute riproduttiva. Le teenager alle prese con gravidanze precoci
sono considerate per esempio particolarmente a rischio, in termini alimentari:
un corpo che sta ancora crescendo si trova infatti "in competizione",
sulle risorse, con quello del feto da nutrire.
DAI 20 AI 30
ANNI. Che
si vada all'Università, si cambi città, si inizi a lavorare o ci si trasferisca
a vivere con un partner (o soli) questo è - insieme alla decade successiva - il
periodo in cui si cambia maggiormente stile di vita. Occorre prestare
particolarmente attenzione all'aumento di peso, perché il grasso corporeo
accumulato non si smaltisce facilmente.
I segnali che il corpo umano manda
quando ha fame sono
più forti e difficili da ignorare di quelli che segnalano un apporto di cibo eccessivo;
inoltre alcuni alimenti facilitano la percezione del senso di sazietà.
Una pietanza sana ad alto contenuto di acqua o di proteine - lo abbiamo tutti
sperimentato - riempie prima di un barattolo di gelato, che è più facile
consumare per intero senza rendersene conto.
DAI 30 AI 40
ANNI. Sono
gli anni dello stress da lavoro, responsabile del cambiamento di abitudini
alimentari nell'80% della popolazione. Questo malessere può manifestarsi sotto forma di mal
di stomaco o mal di pancia da ufficio (o comunque: in un modo che toglie la fame) o
al contrario come molla scatenante di una dipendenza da cibo, con
l'urgenza di consumare uno specifico alimento ad alto contenuto calorico. Un
ambiente di lavoro strutturato per curare anche questo aspetto, insieme a
strategie per ridurre lo stress, possono essere di aiuto.
DAI 40 AI 50
ANNI. Nella
quinta decade si dovrebbe cominciare (se non lo si è fatto prima) a cambiare le abitudini alimentari per prevenire i problemi di salute. Non è sempre
facile: da un lato siamo infatti creature abitudinarie, ormai inclini
all'acquisto e al consumo di certi alimenti "feticcio"; dall'altro
alcuni problemi di salute, come il colesterolo alto o l'ipertensione, non
sempre manifestano già in questo periodo i primi sintomi.
DAI 50 AI 60
ANNI. Si inizia ad accusare una perdita di massa
muscolare (sarcopenia) dello 0,5-1% all'anno, e fattori come una
diminuzione dell'attività fisica, l'insorgenza della menopausa per le donne e uno scarso apporto di proteine
possono peggiorare la situazione. Un'alimentazione
sana e variegata e una regolare attività motoria
possono aiutare a contrastare questo problema.
DAI 60 ANNI IN SU. Il cibo ha una
forte valenza sociale, e in questa età della vita lo si avverte
particolarmente. Gli anni che avanzano possono portare a carenza di appetito, e
malattie degenerative come l'Alzheimer possono favorire perdita di peso e
fragilità dell'organismo.
La scomparsa
di una persona amata e la solitudine influiscono negativamente sulla voglia di
mangiare e sulla cura e la preparazione
del cibo. Altri fattori come alterazione dei sapori o cambiamento dei
gusti personali in fatto di cibo; problemi dentali o nella deglutizione possono
aggravare un quadro già complesso. Occorre ricordare che una maggiore durata dell'esistenzadeve
accompagnarsi a una buona qualità della vita.
Elisabetta
Intini - scienza, salute, cibo, alimentazione, mangiare, dieta, invecchiare, età, infanzia, adolescenza, terza
età, anziani, appetito, sovrappeso, obesità, disturbi
alimentari, salute pubblica, prevenzione
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