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mercoledì 21 agosto 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Appetito e modo di mangiare cambiano con l'età?


Si cresce (e si invecchia) anche nell'approccio al cibo: ecco come le varie "stagioni" della vita influenzano il nostro rapporto con l'alimentazione.

 Sull'appetito non incide soltanto la fame, intesa come l'esigenza biologica di cibo espressa dal corpo quando è a corto di energie. Altri fattori come l'olfatto, la pubblicità o il contesto in cui ci si trova influenzano il desiderio di mangiare. Uno di quelli di cui si parla meno è forse l'età: in base a un articolo pubblicato su BBC Future, e originariamente su The Conversation, esisterebbero sette "età del cibo", ciascuna con caratteristiche ed esigenze specifiche. Ecco quali.

DA 0 A 10 ANNI. All'esigenza di una rapida crescita si affianca la necessità di impostare le basi del comportamento alimentare del bambino, affinché non sviluppi, con l'età, disturbi alimentari o obesità. La diffidenza verso alimenti fondamentali, come la verdura, può essere vinta con progressive e positive esposizioni a quelle pietanze.

 I piccoli dovrebbero essere lasciati liberi di esercitare un certo grado di controllo su ciò che hanno nel piatto. Spingerli a finire per forza tutto quello che si propone può influire sulla capacità futura di valutare il proprio appetito, e aprire la strada a problemi nell'autoregolazione del cibo.

DAI 10 AI 20 ANNI. Negli anni dell'adolescenza sono gli ormoni a influenzare l'appetito. A una fame spesso insaziabile si accompagna l'esigenza di una buona educazione alimentare, negli anni in cui i modelli proposti da social e pubblicità hanno forse l'influenza maggiore.

 Una cattiva alimentazione in questa fase può portare a gravi carenze nutrizionali, soprattutto nelle ragazze, per una questione di salute riproduttiva. Le teenager alle prese con gravidanze precoci sono considerate per esempio particolarmente a rischio, in termini alimentari: un corpo che sta ancora crescendo si trova infatti "in competizione", sulle risorse, con quello del feto da nutrire.

 DAI 20 AI 30 ANNI. Che si vada all'Università, si cambi città, si inizi a lavorare o ci si trasferisca a vivere con un partner (o soli) questo è - insieme alla decade successiva - il periodo in cui si cambia maggiormente stile di vita. Occorre prestare particolarmente attenzione all'aumento di peso, perché il grasso corporeo accumulato non si smaltisce facilmente.

 I segnali che il corpo umano manda quando ha fame sono più forti e difficili da ignorare di quelli che segnalano un apporto di cibo eccessivo; inoltre alcuni alimenti facilitano la percezione del senso di sazietà. Una pietanza sana ad alto contenuto di acqua o di proteine - lo abbiamo tutti sperimentato - riempie prima di un barattolo di gelato, che è più facile consumare per intero senza rendersene conto.


 DAI 30 AI 40 ANNI. Sono gli anni dello stress da lavoro, responsabile del cambiamento di abitudini alimentari nell'80% della popolazione. Questo malessere può manifestarsi sotto forma di mal di stomaco o mal di pancia da ufficio (o comunque: in un modo che toglie la fame) o al contrario come molla scatenante di una dipendenza da cibo, con l'urgenza di consumare uno specifico alimento ad alto contenuto calorico. Un ambiente di lavoro strutturato per curare anche questo aspetto, insieme a strategie per ridurre lo stress, possono essere di aiuto.

DAI 40 AI 50 ANNI. Nella quinta decade si dovrebbe cominciare (se non lo si è fatto prima) a cambiare le abitudini alimentari per prevenire i problemi di salute. Non è sempre facile: da un lato siamo infatti creature abitudinarie, ormai inclini all'acquisto e al consumo di certi alimenti "feticcio"; dall'altro alcuni problemi di salute, come il colesterolo alto o l'ipertensione, non sempre manifestano già in questo periodo i primi sintomi.


DAI 50 AI 60 ANNI. Si inizia ad accusare una perdita di massa muscolare (sarcopenia) dello 0,5-1% all'anno, e fattori come una diminuzione dell'attività fisica, l'insorgenza della menopausa per le donne e uno scarso apporto di proteine possono peggiorare la situazione. Un'alimentazione sana e variegata e una regolare attività motoria possono aiutare a contrastare questo problema.


DAI 60 ANNI IN SU. Il cibo ha una forte valenza sociale, e in questa età della vita lo si avverte particolarmente. Gli anni che avanzano possono portare a carenza di appetito, e malattie degenerative come l'Alzheimer possono favorire perdita di peso e fragilità dell'organismo.


 La scomparsa di una persona amata e la solitudine influiscono negativamente sulla voglia di mangiare e sulla cura e la preparazione del cibo. Altri fattori come alterazione dei sapori o cambiamento dei gusti personali in fatto di cibo; problemi dentali o nella deglutizione possono aggravare un quadro già complesso. Occorre ricordare che una maggiore durata dell'esistenzadeve accompagnarsi a una buona qualità della vita.

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