Perché, Fin Dalla Nascita,
L’Italia E’ Una Nazione Fragile
Due conferenze tenute rispettivamente nel 2010 e 2011 dal professor Roberto Vivarelli, (emerito, Scuola Normale Pisa) con l’aggiunta di una sua robusta prefazione, sono diventate un librino che fortemente consiglio a chi voglia avere una visione chiara, sintetica, ben scritta del famoso problema di chi siamo (noi italiani) e da dove veniamo: Italia 1861. Dal punto di vista storico l’autore ci ricorda che il Risorgimento venne mosso da due diverse idee su ciò che avrebbe dovuto essere il Paese una volta unito: l’idea liberale di Cavour, l’ideale romantico di Mazzini. Avrebbe potuto essere una buona miscela di visioni politiche ed economiche a loro modo complementari. A condizione però di trovarne, nelle istituzioni, nella legislatura, la sintesi, che invece mancò.
Vennero altre ideologie, nel caso del fascismo irruppero, con violenza. Anche l’ideologia socialista ci mise del suo con le lotte del “biennio rosso”, capaci solo di esacerbare i contrasti senza risolverli. Nemmeno gli avvenimenti che seguirono migliorarono la situazione, anzi. A causa di queste circostanze, qui riassunte ma molto ben esposte nelle pagine di Vivarelli, ci troviamo ancora oggi in una condizione di incertezza che limita fortemente le capacità d’intervento del “sistema Italia”.
Scrive l’autore andando alla radice del problema: “Al momento dell’unità la più parte delle popolazioni non aveva né poteva avere alcuna idea di che cosa fosse l’Italia. Il che significa che, al di fuori di immagini retoriche, una nazione italiana non esisteva”.
Questo mi pare il punto centrale dell’argomentazione: la mancanza di quella “comunità politica” che definiamo “nazione” che in Italia è sempre esistita nella forma più gracile. Siamo insomma a ciò che scriveva Leopardi negli anni Venti dell’Ottocento quando lamentava, quasi negli stessi termini, la mancanza di una “società”. Questo spiega per esempio come mai nel 1922 le istituzioni del Regno crollarono di schianto. Stessa sorte, se vogliamo, che avrebbe avuto anche il fascismo, nel luglio 1943.
Passando dalla storia al presente, Vivarelli ci ricorda quale danno arrechi a tutti noi la sopravvivenza di una struttura corporativa, cioè di “una società chiusa divisa in un largo numero di fazioni” quasi sempre incapaci di riconoscere i diritti altrui nonché le “prioritarie esigenze di ordine generale”.
Corrado Augias – Venerdì di Repubblica – 22-2-13
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