Stereotipi E Conformismo:
I Ragazzi Di Oggi Non Sono Così
Caro Michele, ho diciott’anni e sono moltissime le domande che mi frullano in testa. Leggo degli scritti di ragazzi di seconda e terza superiore riguardo alle discoteche e a come loro e loro coetanei scelgono di divertirsi. Mi ha colpito, al di là del contenuto, il fatto che ognuno abbia detto che i “giovani d’oggi, sono discotecari, alcolisti, drogati, menefreghisti…”. Credo di non essere esente, io stessa dal generalizzare, è un peccato banale ma molto comune. Perché? Nonostante la mia età, ho dovuto già fare alcune scelte importanti e la strada che ho cominciato a percorrere è emozionante, piena di speranza, amicizia e totalmente priva di appartenenti al semplice stereotipo. Non è che la maggioranza di noi sia invece composta da piccoli a sbocciare e a profumare la Terra? La maggioranza però non fa notizia, perché è molto più sensazionale, nel Paese dei colpi di scena, leggere il resoconto di un rave party piuttosto che quello di un’amicizia, di una stretta di mano, di un impegno comune.
Marta Ferronato – mail
Cara Marta, mi riesce molto difficile indovinare se “la maggioranza dei ragazzi sia come tu la descrivi, “frammenti di infinito pronti a sbocciare”, o se assomigli piuttosto allo stereotipo del discotecario beone e disimpegnato. Immagino che in molti ragazzi le due dimensioni (il conformismo di branco e la potenza dell’individuo in crescita) convivano, che il beone stordito di ieri sera possa essere l’energico sognatore di domani mattina. E dunque hai ragione tu: lo stereotipo è falso, lo stereotipo è comodo, se ne deve diffidare. Non ne diffidiamo mai abbastanza, noi che lavoriamo nei media, e per pigrizia, a volte per stanchezza, con gli stereotipi lavoriamo spesso e volentieri. Perché sono a portata di mano (come i luoghi comuni), perché usarli dispensa dalla fatica di capire e di conoscere.
La quotidianità non fa notizia ma se può consolarti sappi che la quotidianità vince, alla fine, su qualunque notizia. La vita delle persone ha una sua propria forza (anche inerziale) che le permette di essere più forte di qualunque banalizzazione. Se i ragazzi di oggi accettassero di identificarsi nella loro descrizione mediatica, sarebbero una massa di depressi, di sconfitti, di disoccupati che ha rinunciato a lottare e a vivere. Ovviamente non è così. Vivono e sperano in proprio, come la tua lettera dimostra.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 28-12-12
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