Elezioni Alle Porte:
Per Chi E’ In Carcere Non C’E’ Alternativa
Il senatore Fabio Rizzi (Lnp) disse: “Vorrei che rimanesse a verbale che il collega Della Seta (Pd), a seguito della nostra civile protesta, ha per ben 11 volte inveito contro il gruppo della Lega Nord con termini come “stronzi” e “pezzi di merda””. Come si può intuire, le ultime ore di dibattito in Senato furono roventi. Le opposizioni, ormai in piena campagna elettorale, accusarono il governo di voler mandare a casa migliaia di pericolosi delinquenti detenuti in carcere. Il governo tentava invece di far passare un provvedimento della ministra Paola Severino che avrebbe alleggerito l’affollamento delle carceri prevedendo, solo nei casi opportuni, la possibilità per alcuni detenuti di scontare gli ultimi due anni di pena agli arresti domiciliari.
Com’è noto, soprattutto quando le elezioni sono vicine, le forze politiche, essenzialmente di centrodestra, amano mostrare agli elettori il pugno di ferro nei confronti dei detenuti dopo aver usato senza risparmio il guanto di velluto nei confronti dei loro sodali in Parlamento. Così fu anche in questa occasione con le destre che chiesero di rinviare il provvedimento in commissione Giustizia, decidendo in buona sostanza di seppellirlo. Il commento della ministra Severino fu sconsolato: “In altri Paesi le misure alternative al carcere vengono applicate nel 75 per vento dei casi, in nome dell’accoglimento del principio del carcere come extrema ratio. In Italia nell’82 per cento dei casi si va in carcere. Noi volevamo rovesciare queste proporzioni”. E quindi concluse: “Approvare questa legge sarebbe stata una pagina bellissima con la quale concludere questa mia esperienza di governo. Purtroppo vado via con questa amarezza”.
Affondato il provvedimento sulle carceri, il Senato si affannò invece ad approvare la riforma della professione forense con grande soddisfazione dei numerosissimi avvocati presenti in Parlamento (e anche fuori). Fu la senatrice Donatella Poretti (radicale) del Pd a mettere in evidenza gli aspetti della riforma più ingiusti, a tutela dei privilegi di una corporazione. Ella chiese come mai, prevedendo la legge un dovere di formazione e di aggiornamento per gli avvocati, da questo obbligo sarebbero esclusi gli avvocati eletti in Parlamento. “Il solito privilegio di casta!” esclamò la senatrice. Poi puntò l’indice contro gli ostacoli posti ai giovani per rendere più difficoltoso l’accesso alla professione: un sostanziale divieto di retribuzione per i giovani avvocati in tirocinio, che dovrebbero quindi lavorare gratuitamente per i loro colleghi più anziani, e l’obbligo di frequentare scuole di formazione all’avvocatura, per garantire ai professionisti a fine corsa cattedre e prebende. Tutto inutile. Tanto veloce era stata l’eliminazione del decreto sulle carceri, tanto svelte furono le votazioni sulla riforma che tanto piace agli avvocati.
Luigi Irdi – Venerdì di Repubblica – 11-01-13
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