Evasione E Finanza Ecco Dove Scovare
Le Ricchezze Nascoste Al Fisco
Caro Michele Serra, sento dalla Banca d’Italia che il 10 per cento della famiglie italiane possiede il 50 per cento della ricchezza, e viceversa al 50 per cento ne tocca appena il 10 per cento. Diceva Edmondo Berselli che “la grande crisi è una gravissima crisi di retribuzione”: è quella “rivolta dei ricchi contro i poveri”, come definì gli anni Ottanta Max Frisch, diventata ormai, l’economista Daniel Altman propone il 2 per cento sopra il milione di patrimonio. Per parte mia, sarei per porre un argine alla crescente ingiustizia con aliquote progressive, fino al 90 per cento e oltre per il “decile migliore”, recuperando così risorse per il welfare, i servizi pubblici, il reddito di cittadinanza ecc. Mi rendo conto però che lorsignori, come li chiamava Fortebraccio, hanno saldamente il coltello dalla parte del manico, e nessuno sembra poterglielo togliere. E quel che è peggio, la maggioranza della gente sembra non pensarci affatto, non so se più per complicità, o per ignoranza, o per rassegnazione.
Luigi Franco – Corneliano d’Alba (Cuneo)
Troppe Tasse Sui Risparmi Di Una Vita
Stimato Serra, a parer mio il professor Monti potrebbe costituire per il Pd al governo un argine e una stampella. Un argine per frenare certe idee “populiste” di Fassina tipo lo stipendio minimo garantito a tutti, gravidanza pagata dallo stato, 3000 euro per i figli ecc. Per finanziare queste pur lodevoli proposte temo non basti una patrimoniale sulle ricchezze superiori al milione di euro. All’insegna del “chi ha di più deve dare di più” si rischia di scendere a patrimoni di 100/200mila euro incrociando così persone che optano per un’oculata gestione del capitale. Questi “benestanti” hanno accumulato le loro fortuna non dilapidando in auto e viaggi i risparmi, le piccole eredità, la liquidazione; pensando che un domani ai figli potrebbe essere necessario attingere a questo “tesoro” per un mutuo o altro.
Attualmente sono penalizzati dai prelievi governativi. Questi fortunati mortali pagano fior di tasse universitarie, tickets e, se pensionati, non hanno neppure l’adeguamento della suddetta al costo della vita. La stampella di Monti sarebbe necessaria anche per evitare ricatti imposti da Sel. Abbiamo già sperimentato con i vari Bertinotti, Turigliatto e soci cosa significa governare con i “puri e duri” e non ci terrei a rivivere queste esperienze.
Agostino Verna - mail
Ringrazio i lettori Franco e Verna perché ci offrono una efficace sintesi del dilemma (uno dei tanti) che attraversa la sinistra. Per il primo il problema della diseguaglianza economica e sociale è orami così acuto e inaccettabile che solo una patrimoniale molto drastica potrebbe porre rimedio, salvando il welfare.
Per il secondo la patrimoniale è invece una tentazione nefasta, perché rischierebbe di colpire non gli speculatori ma i risparmiatori, i contribuenti onesti che dichiarano tutto il loro reddito rendendosi “visibili”.
Ne discende una separazione politica abbastanza netta tra una posizione di sinistra-sinistra e e una di centrosinistra con simpatie montiane.
Mastico poco di economia e mi scuso di eventuali approssimazioni. Ma credo di poter dire una cosa che troverà d’accordo sia Franco, che teme l’eterna impunità di “Ior signori”, sia Verna, che paventa le scorciatoie “populiste” e l’estremismo. Una delle maggiori prove a carico dell’economia occidentale degli ultimi anni (il resto del mondo ha dinamiche differenti e per noi spesso inconoscibili) è che il divario tra ricchi e poveri è decisamente aumentato. Pochi ricchi sempre più ricchi, moltitudini di poveri con sempre meno possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita. In mezzo, un ceto medio progressivamente risucchiato verso la semipovertà, o comunque l’ex benessere.
In particolare questo ultimo aspetto suona come una condanna inappellabile delle nostre economie.
La società di mercato e di libera competizione ha senso, e giustifica se stessa, se migliora le condizioni di vita medie. Se si crea un ceto medio vasto e solvente, che ingloba mano a mano una buona parte dei lavoratori, garantisce i consumi, incrementa il livello di istruzione, le ambizioni sociali, in sostanza incarna la promessa di miglioramento, la invera.
Il problema, dunque, è che non solo il ceto medio paga il prezzo della crisi. E dunque ha ragione il lettore Verna a voler difendere i risparmi e l’inesta fatica dei piccoli patrimoni. Ma da qualche parte, santo cielo, i quattrini bisognerà pure cercare di recuperarli. Nella colossale evasione, nelle transazioni finanziarie detassate (mentre il lavoro è tartassato) è occultato un colossale bottino. Come riuscire a snidarlo, e costringerlo a contribuire al benessere comune, mi sembra la vera questione. Ridimensionerebbe anche il dissidio sulla patrimoniale mettere in chiaro che i veri patrimoni, nell’economia di oggi, sono quelli occulti.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica -11 – 01-13
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